La Svizzera è fra i Paesi più bravi ad affrontare gli shock climatici

La Svizzera è terza al mondo per capacità di affrontare shock climatici
Il Climate Finance Vulnerability Index (Clif-VI) è un indicatore che valuta la capacità dei Paesi di affrontare, assorbire e reagire agli shock climatici, combinando fattori ambientali, economici, sociali e istituzionali. L’obiettivo è misurare non solo l’esposizione ai rischi climatici (come eventi estremi, aumento delle temperature o stress idrico), ma soprattutto il livello di resilienza strutturale del Paese.
In questo, la Svizzera vanta un invidiabile primato: si colloca al terzo posto a livello mondiale, preceduta solo da Norvegia e Corea del Sud. Si tratta di un risultato importante che dimostra una solidità economica e finanziaria che consente investimenti costanti in prevenzione, adattamento e infrastrutture resilienti. Ma è anche indice di una buona qualità delle istituzioni e una capacità di pianificazione a lungo termine.
Una posizione elevata nell’indice non implica assenza di rischio climatico, ma una maggiore capacità di prevenzione e recupero in caso di eventi avversi. La Svizzera, dunque, viene considerata uno dei Paesi meglio attrezzati per fronteggiare le sfide poste dal cambiamento climatico, pur rimanendo esposta a fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai, le ondate di calore e l’instabilità idrogeologica.
Un riconoscimento internazionale per la ricerca climatica condotta in Svizzera
La ricercatrice svizzera Sonia I. Seneviratne è stata insignita del German Environmental Award, tra i riconoscimenti più prestigiosi in Europa nel campo della tutela ambientale e della sostenibilità.
È la prima cittadina svizzera a ricevere questo premio. Seneviratne è professoressa all’ETH di Zurigo e tra le massime esperte mondiali di eventi climatici estremi (come ondate di calore, siccità e precipitazioni intense). I suoi studi stanno contribuendo in modo decisivo a dimostrare il legame diretto tra cambiamento climatico e aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, con importanti implicazioni per la gestione del rischio e le politiche di adattamento.
Un ruolo centrale del suo lavoro riguarda anche la quantificazione dell’attribuzione climatica, cioè la capacità di stabilire in che misura specifici eventi estremi siano resi più probabili o più intensi dal riscaldamento globale di origine antropica. Si tratta di un approccio scientifico oggi fondamentale per supportare decisioni politiche e valutazioni economiche dei danni climatici.
L’assegnazione del premio riconosce sicuramente l’eccellenza scientifica della ricercatrice, ma rafforza anche la posizione della Svizzera come centro di riferimento globale nella scienza del clima.
Il possibile ritorno della lince bianca nel Parco nazionale del Gran Paradiso
Il 27 ottobre 2025 è stato confermato, grazie al fotogramma di una fototrappola del Corpo di Sorveglianza del Parco, un nuovo avvistamento di una lince bianca nel versante valdostano del Parco del Gran Paradiso (in Italia, tra Valle d’Aosta e Piemonte). Si tratta del terzo avvistamento documentato, dopo quelli di ottobre 2023 e di maggio 2024, ma non è chiaro se l’esemplare è lo stesso.
La lince era considerata assente da diverso tempo: l’ultimo dato certo di una sua presenza in Italia risaliva al 1916. Facile capire, quindi, perché l’avvistamento risulta un fatto eccezionale: la specie era stata estirpata dalle Alpi a causa della caccia e se l’animale dovesse ritrovare un habitat stabile e condizioni favorevoli, è possibile che nel tempo si formi una coppia riproduttiva in grado di ritrovare stabilità nelle Alpi occidentali.
L’avvistamento testimonia l’importanza delle aree protette, del monitoraggio faunistico e dell’uso di fototrappole come strumento fondamentale per documentare e tutelare specie elusive.
