La Svizzera non deve recepire il Patto sulla migrazione

La Svizzera non deve recepire il Patto sulla migrazione e l'asilo dell'Unione europea (UE). Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale con 84 voti contro 81 e 20 astenuti. Hanno votato «sì» il PS e il Centro, le opposizioni sono giunte dai ranghi dell'UDC e dei Verdi. Il PLR si è astenuto.
Il patto ha diversi obiettivi: rafforzare la resilienza del sistema europeo di migrazione in situazioni di crisi, promuovere una distribuzione più equa delle responsabilità tra gli Stati membri e contrastare con maggiore efficacia i flussi migratori irregolari, ha spiegato Giorgio Fonio (Centro/TI) a nome della commissione. L'obiettivo ultimo del patto è «garantire un sistema d'asilo efficiente e credibile, che protegga in modo efficace le persone bisognose di protezione, prevenendo al contempo gli abusi», ha aggiunto il ticinese.
«Il patto è un compromesso politico, storico, se si considerano le differenze tra i Paesi membri», ha detto il consigliere federale Beat Jans. «Un compromesso, come sappiamo bene in Svizzera, non è un libro dei desideri: è fatto di concessioni a tutte le forze politiche», ha aggiunto il ministro di giustizia e polizia.
«La Svizzera - ha proseguito Jans - ha tutto l'interesse affinché il sistema d'asilo europeo funzioni e venga rafforzato». Nel concreto, il Regolamento Dublino III sarà sostituito dal nuovo Regolamento AMMR, ha spiegato il consigliere federale. Le competenze restano invariate: nel territorio Schengen si può presentare una sola domanda d'asilo, e il primo Stato d'ingresso resta competente per esaminarla.
Nel dibattito d'entrata in materia l'UDC ha chiesto di non adottare il patto, o di adottarne unicamente le disposizioni indispensabili per restare associati a Schengen/Dublino. Gli accordi di cui discutiamo oggi non offrono alcuna soluzione concreta, ha sostenuto Gregor Rutz (UDC/ZH).
Il patto, ha sostenuto lo zurighese, non prevede rimpatri efficaci per le persone che non hanno bisogno di protezione, non distingue chiaramente tra migranti economici e bisognosi di aiuto, e semplifica ulteriormente il ricongiungimento familiare. «L'Europa continuerà ad attrarre migrazione irregolare: questi accordi non cambiano nulla». A suo dire, gli unici a trarne vantaggio sono i trafficanti e le reti illegali.
Anche la sinistra, in particolare i Verdi, non è «del tutto soddisfatta del patto discusso oggi: non affronta le cause strutturali delle migrazioni né garantisce una reale solidarietà tra gli Stati membri», ha detto Delphine Klopfenstein Broggini (Verdi/GE).
La Svizzera, ha accusato la ginevrina, ha adottato senza discussione gli aspetti più restrittivi del patto, rinunciando alle possibilità di introdurre misure di protezione complementari, pur previste dal testo. «Alcuni elementi positivi c'erano», osserva, «ma la Svizzera ha scelto di ignorarli».
L'aspetto più discusso riguardava il meccanismo di solidarietà, non vincolante, che prevede una ripartizione più equa dei richiedenti asilo fra gli Stati Schengen/Dublino - accordo cui la Svizzera è associata - nonché altre misure di sostegno che dovrebbero contribuire ad alleggerire l'onere dei Paesi Schengen sottoposti a una forte pressione migratoria.
La proposta sul tavolo era la seguente: la Svizzera partecipa al meccanismo di solidarietà, ma solo se il sistema Dublino funziona correttamente per gli aspetti che la riguardano (ossia gli altri stati accettano di riammettere i richiedenti asilo respinti da Berna).
Tale proposta non ha però soddisfatto il PLR, che si era detto disposto ad accettare il Patto sulla migrazione ma senza il meccanismo di solidarietà. La proposta creerebbe una sorta di programma di reinsediamento all'interno dell'UE, ha sostenuto Christian Wasserfallen (PLR/BE).
«Il problema è che Cantoni e Comuni, che oggi sono già sovraccarichi, dovrebbero accogliere ancora più rifugiati», ha aggiunto il bernese che vedrebbe invece di buon occhio il fatto che la Svizzera partecipi solo finanziariamente, utilizzando i fondi già stanziati nell'ambito dei contributi alla coesione.
La proposta del PLR di non aderire al meccanismo di solidarietà è però stata respinta dal Centro e dalla sinistra, con 96 voti contro 89. Ciò ha causato, come detto, l'astensione dei liberali-radicali al voto d'insieme, che ha comportato il naufragio del progetto.
Gli altri tre decreti federali oggi in discussione sono invece stati approvati (solo l'UDC e i Verdi si sono opposti): si tratta, ha spiegato Jans, del nuovo regolamento in caso di crisi, che istituisce una procedura comune a livello UE per gestire situazioni eccezionali nel settore della migrazione e dell'asilo.
Sì anche alla riforma del Regolamento Eurodac, che prevede un'estensione della raccolta dei dati biometrici, e alle nuove disposizioni che prevedono procedure uniformi per il controllo dell'identità, dello stato di salute e dei potenziali rischi per la sicurezza delle persone entrate irregolarmente.
Il dossier passa ora all'esame del Consiglio degli Stati.