WEF

La Svizzera ora è in prima fila nelle iniziative sull’Ucraina

A Davos molti riflettori restano accesi sul conflitto bellico provocato dall’invasione russa Ignazio Cassis conferma la Conferenza del 4 e 5 luglio a Lugano, Zelensky ringrazia e chiede un’azione ampia contro Mosca
© KEYSTONE / GIAN EHRENZELLER
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
24.05.2022 06:00

Nel percorso dei tentativi di mettere fine alla guerra in Ucraina e di porre le basi per la sua futura ricostruzione, la Svizzera sta assumendo per la sua parte un ruolo significativo. Una sorta di asse si sta di fatto creando tra Davos, che sta ospitando il World Economic Forum annuale in presenza fisica, e Lugano che ospiterà la Conferenza sull’Ucraina, prevista per il 4 e 5 luglio prossimi. Durante l’apertura ufficiale di questa edizione del WEF l’asse tra l’evento nei Grigioni e l’incontro internazionale in Ticino è emerso nelle parole del presidente della Confederazione Ignazio Cassis e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo l’intervento di Klaus Schwab, fondatore del WEF, che ha sottolineato i cambiamenti e le molte difficoltà politiche ed economiche della fase e al tempo stesso però la necessità di ritrovare la fiducia per costruire il futuro, sono stati appunto prima Cassis sul palco e poi Zelensky in collegamento video a svolgere i loro interventi.

Ricostruzione e neutralità

Parlando della quinta Conferenza sulla riforma ucraina (URC2022), Cassis ha ribadito che questa di Lugano sarà l’occasione per lanciare la ricostruzione internazionale del Paese oggi invaso dalla Russia. Alla Conferenza sono stati invitati 40 Stati e 18 organizzazioni internazionali. I soggetti che potrebbero contribuire a questa ricostruzione si incontreranno in Svizzera per la prima volta, ha sottolineato il consigliere federale. «Le guerre hanno sempre conseguenze, sarebbe imperdonabile aspettare ancora», ha detto Cassis.

Nel suo intervento il responsabile del Dipartimento degli Affari esteri è anche ritornato sul capitolo della neutralità elvetica, riaffermando che questa non è incompatibile con le sanzioni contro la Russia decise dalla Confederazione. «Il diritto internazionale è più forte dell’assoggettamento, il diritto lo è più della forza», ha sottolineato Cassis. Non può esserci neutralità di fronte alle violazioni dei valori fondamentali, ha detto il consigliere federale, violazioni che sono una minaccia anche per il nostro Paese. Cassis ha dunque difeso la linea di «neutralità collaborativa», affermando che questa è coerente con gli interessi della Svizzera.

Gli scenari

Cassis ha poi allargato il campo, ricordando che la pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito a mettere fine alla «sicurezza apparente» che esisteva dalla fine della Guerra fredda. Per certi aspetti abbiamo sottovalutato le nostre vulnerabilità, ha affermato Cassis, che ha delineato tre possibili scenari per il futuro. Il primo si può definire di globalizzazione settoriale, con una formazione di blocchi che porterebbe a un disallineamento delle aree economiche, con uno sviluppo quindi effettuato in sostanza a livello regionale; ciò potrebbe portare anche ad una forma di nuova Guerra fredda commerciale. Il secondo scenario è il ridimensionamento diretto della globalizzazione, che potrebbe però essere solo una soluzione transitoria; l’obiettivo di ridurre le dipendenze rinazionalizzando le risorse comporta tra l’altro rincari. Il terzo scenario è quello del rafforzamento mirato del multilateralismo ed è per Cassis il migliore; occorre concentrare gli sforzi su problemi che non possono essere risolti in modo isolato, ad esempio, guardando a quanto emerso, la pandemia, i cambiamenti climatici, le crisi economiche, i conflitti.

La linea di Kiev

Il presidente ucraino Zelensky ha pure parlato della Conferenza di Lugano, ringraziando la Svizzera e affermando di avere attese su questo incontro internazionale in Ticino. Accolto con applausi, Zelensky ha passato in rassegna alcuni dei capitoli principali collegati alla guerra. Il presidente ucraino ha chiesto «sanzioni massime» contro la Russia, oltre che l’invio delle armi richieste. Zelensky ha ribadito che occorrono anche un embargo completo sul petrolio russo e l’esclusione di tutte le banche russe dai sistemi globali. «Bisogna sbloccare - ha aggiunto Zelensky - i nostri porti marittimi. Occorre usare tutti i canali diplomatici. Noi parliamo con la Commissione europea, il Regno Unito, la Svizzera, la Polonia e l’ONU e chiediamo loro di prendere misure per un corridoio per l’export del nostro grano e dei cereali, altrimenti la penuria avrà effetti sul mondo e ci sarà una estensione della crisi energetica». Secondo il presidente ucraino, «questo è il momento in cui si decide se la forza bruta dominerà il mondo. Se così accadrà, non avrà più senso organizzare incontri come quello di Davos». Il presidente ucraino ha poi chiesto il ritiro completo di imprese e Paesi stranieri dalla Russia, in modo che vengano contrastati gli «interessi sanguinari» di Mosca. «Offriamo al mondo – ha detto Zelensky – la possibilità di creare un precedente per ciò che sta accadendo quando si tenta di distruggere un Paese vicino. Vi invito a prendere parte a questa ricostruzione. Dobbiamo fare in modo che l’Ucraina diventi una nazione sicura, attraente. Spero che ognuno di voi potrà svegliarsi al mattino chiedendosi: cosa posso fare per l’Ucraina oggi?».

A Davos è presente il sindaco della capitale Kiev, Vitaly Klitschko, che è intervenuto all’Open Forum. Klitschko ha chiesto a tutti, anche alla Svizzera, misure decise contro la Russia, per mettere fine alla guerra in Ucraina. Oggi «non si può essere neutri, o si sostiene l’Ucraina o si sostiene la Russia», ha affermato Klitschko. Sempre per quel che riguarda il versante Ucraina, è previsto per oggi, martedì, qui a Davos, un incontro tra Ignazio e Cassis e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

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