Svizzera

La targhetta con il nome? «Un pericolo per i controllori»

Le operazioni di marketing vorrebbero personalizzare maggiormente i rapporti con i clienti - Mister Dati esprime scetticismo, vuole favorire la protezione degli impiegati delle FFS
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Ats
09.01.2020 18:05

La protezione del personale ferroviario delle FFS è più importante delle operazioni di marketing che vorrebbero personalizzare maggiormente i rapporti con i clienti: è l’opinione di Mister Dati, che, in merito alla questione delle targhette con il nome dei controllori, esprime il suo scetticismo nei confronti dei badge portati a vista.

Dall’introduzione delle targhette con il nome, risalente al 1987, il Sindacato del personale dei trasporti (SEV) segnala il problema e chiede che in situazioni delicate i dipendenti delle FFS possano, per ragioni di sicurezza, togliere il tesserino d’identificazione.

Infatti se il badge consente a passeggeri, macchinisti e controllori del traffico a lunga distanza di ricorrere al nome dell’interlocutore e quindi di stabilire un contatto più stretto, d’altro canto molti dipendenti temono ripercussioni sulla vita privata in caso di problemi con i clienti.

Anche il sindacato Transfair riconosce il problema e concretamente chiede che il personale possa scegliere liberamente se portare il nome sul petto o, in alternativa, il numero di riferimento personale e la qualifica esatta. L’informazione, diffusa oggi dal portale 20minuten.ch, è stata confermata alla Keystone-ATS dal segretario regionale di Transfair Werner Rüegg. Negli ultimi tempi si è registrato un aumento dei casi in cui i dipendenti delle FFS sono stati minacciati e il fenomeno potrebbe anche essere più diffuso: non sempre tali casi vengono denunciati. «La nostra proposta darebbe ai dipendenti un maggiore senso di sicurezza».

A dare manforte a personale ferroviario e partner sociali è sceso ora in campo l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT), secondo cui le targhette identificative poste in bella vista sono problematiche. «La divulgazione dell’identità può compromettere la sicurezza personale dei dipendenti», scrive Mister Dati in risposta alla Keystone-ATS.

«Nella sua ponderazione degli interessi, l’IFPDT conclude chiaramente che la sicurezza dei dipendenti ha la precedenza sugli interessi di marketing del datore di lavoro. Inoltre, è per lo meno discutibile che l’obiettivo di migliorare l’immagine e la fidelizzazione dei clienti venga raggiunto consentendo l’identificazione diretta dei dipendenti».

Allineandosi a Transfair, anche la massima autorità elvetica per la protezione dei dati propone «misure meno estreme». Le targhette con il numero del personale sono una buona alternativa: consentirebbero al supervisore di identificare i dipendenti, se necessario. Allo stesso tempo, la privacy dell’individuo sarebbe protetta.

Le FFS invece si dicono «convinti che un’attenzione personale ai passeggeri dia un importante contributo alla percezione positiva dei clienti». Questo include un badge con indicati l’iniziale del nome, il cognome per esteso e il titolo di lavoro.

In una nota odierna, l’azienda precisa che da alcuni anni sono state autorizzate eccezioni per i dipendenti che hanno avuto esperienze negative. Possono richiedere un badge con un nome fittizio. «In questo modo garantiamo la protezione dei nostri dipendenti nella loro vita privata».

Le FFS non rivelano il numero di minacce e stalking contro i dipendenti che sono stati perseguitati o molestati grazie alle targhette identificative. Sull’intera rete delle ferrovie svizzere si verifica un attacco al personale in media ogni due o tre giorni - con 1,26 milioni di viaggiatori al giorno.

In generale, negli ultimi anni la situazione a livello di sicurezza è rimasta stabile, rilevano le FFS. Tuttavia, i singoli casi sono «tendenzialmente diventati più violenti».