Svizzera

«L'adozione internazionale non è carità ma giustizia»

Il Gruppo Adozione Famiglie Svizzera, tramite una nota, esprime «profonda soddisfazione» per la decisione del Consiglio nazionale
©Chiara Zocchetti
Red. Online
10.09.2025 18:16

Le adozioni internazionali devono continuare a essere possibili. È quanto chiede una mozione adottata oggi – 151 voti a 31 e 15 astensioni – dal Consiglio nazionale, contrario all'idea del Consiglio federale che vorrebbe invece porre un termine a questa pratica. Quanto deciso oggi dalla Camera del Popolo soddisfa, e non poco, il Gruppo Adozione Famiglie Svizzera (GAFS). Gruppo che, tramite una nota, «esprime profonda soddisfazione per la decisione».

L’annuncio del 29 gennaio scorso da parte del Consiglio federale ha provocato un’onda d’urto tra le famiglie divenute tali grazie all’adozione internazionale. L’opinione pubblica, prosegue il GAFS, ha espresso sgomento, incredulità, ingiustizia. E ancora: «Nei 15 giorni successivi le famiglie adottive, ferite e sentitesi giudicate dalle parole espresse in conferenza stampa e superando le barriere linguistiche, territoriali e culturali del nostro Paese, si sono riunite con sorprendente rapidità in un’associazione denominata GAFS, Gruppo Adozione e famiglie Svizzera, che conta oggi più di 250 simpatizzanti. Due mesi più tardi, il divieto all’adozione internazionale è stato discusso in Parlamento, nella commissione degli Affari Giuridici del Consiglio nazionale. 10.000 firme sono state depositate alla Cancelleria contro il divieto dichiarato. La tematica ha avuto eco nei media in tutta la Svizzera. Questi eventi ci hanno commosso e rinforzano ancora oggi il senso di ingiustizia che tante persone hanno provato quel 29 gennaio, legittimando le nostre motivazioni e le nostre rivendicazioni a essere ascoltati come ente coinvolto del dibattito».

In questi ultimi sei mesi, leggiamo, «il GAFS si è interrogato, si è confrontato e ha cercato di comprendere le ragioni del perché di un simile divieto. Il GAFS ha discusso con enti e autorità, ha tenuto dibattiti, raccolto testimonianze. Il GAFS ha riconosciuto e accolto la sofferenza anche di chi ha subito abusi nel processo di adozione e ha vissuto esperienze traumatiche e meno felici. Il GAFS è convinto che le motivazioni che spingono un individuo, una famiglia ad appellarsi all’istituzione dell’adozione sono molteplici, variegate, rispettabili. L’adozione ha mille sfaccettature, è una dimensione complessa che considera aspetti legali, politici, sociologici, psicologici, e antropologici».

L’adozione internazionale, dal punto di vista legale, «è una tra le diverse possibilità di diventare famiglia. Soprattutto, a volte, è l’unica possibilità per un bambino in stato di abbandono (indipendentemente dal luogo in cui è venuto al mondo) di diventare figlio. Ai nostri figli, oggi e nel rispetto e come stabilito dalla Convenzione dell’Aja, non viene vietato il diritto a conoscere e ricercare le proprie origini ma vuole essere data loro la possibilità di godere anche dei diritti alla vita, all’istruzione, alla famiglia, alla protezione, alla salute, alla libertà, ad uno sviluppo equilibrato che per ammissione degli stessi Stati d’origine non possono essere garantiti altrimenti. I nostri figli, non hanno potuto godere di questi diritti nei loro Paesi d’origine perché non hanno avuto nessuna possibilità di esservi adottati. Per alcuni dei nostri figli, ne siamo certi, l’adozione internazionale è stata l’unica possibilità di un futuro. Per diversi dei nostri figli, oggi cittadini svizzeri, l’adozione internazionale è stata l’unica possibilità di sopravvivenza».

La ferita dell’abbandono, ribadisce il Gruppo, «causerà ai nostri figli sempre dolore, in qualunque parte del globo essi si troveranno». Il Gruppo Adozione e Famiglie Svizzera (GAFS), in particolare, ritiene che «l’adozione internazionale è una possibilità di vita per i bambini, non un privilegio per gli adulti»; che «l’adozione internazionale è trovare una famiglia per un bambino che ne è privo, non trovare un figlio per una coppia»; che «l’adozione internazionale risponde al bisogno reale e drammatico di alcuni dei milioni di bambini che nel mondo vivono in stato di abbandono»; che «l’adozione internazionale non è carità ma è giustizia»; che «le famiglie adottive svizzere sono una risorsa, non un problema da contenere».

Vietare l’adozione internazionale, a detta del Gruppo, «rischia di produrre tre effetti profondamente problematici»: «negare a molti bambini la possibilità concreta di essere amato e sentirsi figlio»; «spingere alcune famiglie verso canali informali esteri, con maggiori rischi»; «indebolire il ruolo proattivo della Svizzera come Paese che promuove i diritti umani e di cooperazione».

I rischi di abuso «devono essere affrontati con migliori strumenti, non con divieti. Un divieto non tutela, non protegge, non accoglie, non include, non sostiene. Non possiamo credere che un divieto sia la giusta soluzione».

Per tutti questi motivi, il Gruppo Adozione e famiglie Svizzera (GAFS) ha chiesto al Consiglio nazionale di: sostenere la mozione di commissione; rinunciare al divieto generalizzato; continuare a migliorare, rafforzare e regolare le adozioni internazionali; aprire un confronto trasparente con le organizzazioni riconosciute e con le famiglie che conoscono da vicino la bellezza, la fatica e la verità di questo percorso.

Il voto odierno, in conclusione, «segna un passo significativo e un chiaro segnale politico contro la proposta del Consiglio federale di vietare le adozioni internazionali e il GAFS si auspica che il Consiglio degli Stati segua la chiara volontà espressa quest’oggi dal Consiglio Nazionale».