L'analisi

L'anno record degli orologi

Il settore sta vivendo una nuova epoca d'oro – Nel 2022 le esportazioni toccheranno una cifra mai vista prima: 25 miliardi di franchi – Molto richiesti i segmenti a basso costo e di lusso – Preoccupa la mancanza di personale specializzato – Reto Föllmi: «Potrebbe frenare la crescita»
© CdT/Chiara Zocchetti

«La neve fiocca l’orologio scocca/La mezzanotte: buon Natale a voi!», recita una conta per bambini. Pargoletti (magari non più tanto tali) particolarmente contenti, se ad attenderli sotto l’albero hanno trovato un Hublot, un Breitling o magari uno dei ricercatissimi MoonSwatch, targati Omega e Swatch. Marchi famosi di un settore che sta vivendo un vero boom. Nel primo anno dopo la fine della pandemia e nonostante la guerra in Ucraina, la domanda di segnatempo di lusso è già tornata ad essere così alta da costringere Rolex a espandere la sua produzione. Il marchio sta progettando un nuovo stabilimento a Bulle, nel canton Friburgo. Investimenti previsti: circa 1 miliardo di franchi. Nuovi posti di lavoro generati: 2.000. L’inaugurazione è prevista per il 2029. 

Export: siamo a 25 miliardi

«Il settore sta decisamente crescendo», commenta Reto Föllmi, professore di economia dell’Università di San Gallo. «Da una parte si osserva un certo effetto di recupero post-COVID: i clienti di questo segmento sono tornati nelle boutique e nei negozi di lusso. Dall’altra, questi oggetti sono richiesti soprattutto nelle economie in pieno sviluppo, come la Cina e il Sud-Est asiatico». Infatti – dopo i prodotti farmaceutici e i macchinari – gli orologi sono la terza categoria di prodotto più esportato dal nostro Paese. «Se tra il 2019 e il 2020 il valore delle esportazioni era calato da circa 22 a 17 miliardi di franchi, nel 2021 si è innalzato nuovamente a 22 miliardi e nel 2022 raggiungerà i 25 miliardi». Una cifra mai raggiunta prima dall’industria orologiera svizzera.

Stando ai dati diffusi recentemente dalla Federazione mantello, in novembre le esportazioni si sono attestate a 2,4 miliardi di franchi, un altro importo record e in progressione dell’11% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Dall’inizio del 2022, la progressione si attesta al 12% (a 22,8 miliardi). I modelli più venduti sono i meno cari o, al contrario, i più costosi. Gli orologi offerti sul mercato a meno di 200 franchi hanno registrato una progressione del 16%; la gamma fra i 200 e i 500 una contrazione del 30%; il comparto fra i 500 e i 3.000 franchi è rimasta stabile; infine, la fascia oltre i 3.000 franchi ha fatto un balzo del 16%. A favorire la progressione generale è stato però anche il fatto che il prezzo dei singoli orologi è aumentato: novembre mostra infatti un primato in termini di valore, ma se si guarda ai pezzi venduti, si registra una contrazione su base annua del 2%.

Gli orologi stanno andando forte anche in quanto possibili buoni investimenti? «È possibile – risponde ancora il professor Föllmi – che con i tassi d’interesse negativi bancari ci sia stato chi ha preferito investire i propri soldi in questo mercato. E ora che l’era dei tassi d’interesse negativi potrebbe finalmente essere finita, la corsa agli orologi potrebbe calare un pochino. Ma nel complesso la crescita non si spiega in primis con le attività dei collezionisti».

Cercansi 4.000 collaboratori

L’attuale fase fortunata sopraggiunge però con un problema: la scarsità di forza lavoro qualificata. Attualmente, l’industria orologiera svizzera impiega oltre 60.000 persone. Secondo l’associazione di categoria CP, citata a metà dicembre dall’emittente televisiva romanda RTS, il settore avrà bisogno di circa 4.000 dipendenti qualificati entro il 2026. La carenza è dovuta soprattutto ai pensionamenti e al ritmo di crescita attuale, che richiede appunto la creazione di ulteriori posti di lavoro. La domanda, inoltre, è particolarmente elevata per le professioni specializzate. «È certo che i 30 apprendisti che formiamo ogni anno non saranno sufficienti a soddisfare la nostra domanda», ha dichiarato a RTS il co-presidente di Chopard Karl-Friedrich Scheufele. «Avremmo bisogno del doppio o addirittura del triplo».

«In effetti la mancanza di personale rischia di limitare il potenziale di crescita», spiega a sua volta l’esperto. «Visto l’andamento demografico, la carenza di professionisti qualificati è un problema che molti settori dovranno affrontare. La soluzione starà nel capire come riuscire a non diminuire la produzione con meno collaboratori». Il settore dell’orologeria deve anche accertarsi di non perdere il marchio «made in Switzerland», ragione per la quale alcune funzioni non possono assolutamente essere spostate all’estero. 

«Ci vuole tempo»

Sta di fatto che, a livello di personale, qualche errorino di calcolo l’hanno fatto gli stessi produttori. «Negli anni Settanta si sono fatti grossi sbagli», conferma Oliviero Pesenti, presidente di AITI e a lungo CEO nel settore dell’orologeria. All’epoca il mercato elvetico è regredito sensibilmente sotto il peso della concorrenza giapponese. Con la crisi, parecchi posti di lavoro sono andati persi. Di conseguenza, i mestieri legati all’orologeria sono risultati meno attrattivi. Il risultato: «Per circa 15 anni è mancata la formazione di apprendisti. Ora stiamo ancora tentando di recuperare il personale qualificato mancante. Ma ci vuole tempo», aggiunge Pesenti. «Oggi i grossi gruppi stanno puntando molto sulla formazione di professionisti al loro interno. Esistono poi le scuole specializzate e progetti per aiutare le imprese nella formazione continua. Ad esempio, per avvicinare personale che proviene da altri settori». Proprio per dare una risposta alla domanda di personale, l’Associazione ticinese industria orologiera ha aperto in Ticino il Centro di formazione e riqualifica professionale CFO.

Viene in mente una citazione di Franklin Delano Roosevelt, 32. presidente degli Stati Uniti: «Mai prima d’ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto».