Cultura e sfregio

L’arte non va messa da parte: «Vogliamo visite spensierate»

I vandalismi degli attivisti per il clima ai danni di dipinti di grande valore inquietano anche i musei elvetici – Il Kunsthaus di Zurigo: «Abbiamo rafforzato le misure di sicurezza, ma gli effetti di queste azioni vanno ben oltre i danni materiali»
La mostra di Niki de Saint Phalle in corso attualmente al Kunsthaus di Zurigo. © KEYSTONE
Luca Faranda
08.11.2022 06:00

I «Girasoli» di Van Gogh alla National Gallery di Londra, «Il pagliaio» di Monet a Potsdam, in Germania, ma anche la celebre «Ragazza col turbante» - nota anche come la ragazza con l’orecchino di perla - di Jan Vermeer esposta al museo Mauritshuis dell’Aia, nei Paesi Bassi. Sono numerosi gli attacchi alle opere d’arte di tutta Europa compiuti da attivisti del clima, che solo pochi giorni fa hanno imbrattato il quadro «Il seminatore» di Van Gogh a Roma e si sono incollati alla cornice di due dipinti di Goya al museo del Prado a Madrid.

Questi attacchi all’arte sono perpetrati con l’unico scopo di ottenere visibilità da movimenti ambientalisti come «Just Stop Oil» in Gran Bretagna, Extinction Rebellion - molto presente anche in Svizzera - e «Ultima Generazione» in Germania e Italia. Le opere, protette da vetri speciali, non hanno subito gravi danni, ma il livello d’allerta è ormai sempre più elevato nei musei di tutta Europa e anche la Svizzera rischia di non essere risparmiata da tali vandalismi.

«Gli effetti di queste azioni sulle istituzioni culturali vanno ben oltre i danni materiali», ci spiega Kristin Steiner, portavoce del Kunsthaus di Zurigo. «Oltre alle risorse che devono essere impiegate per l’esame e il restauro delle opere, alimentano l’insicurezza generale e rafforzano le richieste di controlli più severi, così come l’utilizzo di vetri e barriere con effetti diretti sulla partecipazione culturale».

Gli imbrattamenti - con vari generi alimentari, dalla salsa di pomodoro al purè di patate - di opere di grande valore hanno anche un effetto indiretto sull’intero mondo dell’arte. La portavoce del museo zurighese si dice preoccupata da questi militanti, poiché mettono in pericolo le mostre itineranti e i prestiti da parte di istituzioni e privati, in particolare di pezzi pregiati. Il rischio che i dipinti debbano essere restituiti anzitempo oppure che non vengano prestati affatto a causa di problemi di sicurezza mettono in una posizione delicata le istituzioni culturali di tutta la Svizzera.

Come altri musei d’arte elvetici con collezioni importanti e mostre di alto livello, facciamo tutto il necessario per proteggere le opere esposte
Kristin Steiner, portavoce del Kunsthaus di Zurigo

I musei non sono aeroporti

«Come altri musei d’arte elvetici con collezioni importanti e mostre di alto livello, facciamo tutto il necessario per proteggere le opere esposte», continua Steiner, sottolineando che il Kunsthaus ha personale istruito e sistemi di sicurezza efficienti. «La maggior parte delle opere è protetta da una lastra di vetro, che non solo fornisce una protezione fisica, ma le difende anche dalle fluttuazioni di temperatura e umidità. Inoltre – aggiunge la portavoce - non è consentito l’ingresso al museo di borse di grandi dimensioni e di liquidi. Sì, potremmo proteggerci completamente se le borse e i visitatori venissero perquisiti all’ingresso, come avviene all'aeroporto. Al momento però ci asteniamo da queste misure estreme, perché interferirebbero con la visita al museo. L’accessibilità al pubblico è uno dei valori centrali: la maggior parte dei visitatori arriva con buone intenzioni e apprezza le opere esposte. Vogliamo permettere una visita spensierata al nostro museo, non essere intimidatori».

Le preoccupazioni degli attivisti sono sostanzialmente condivisibili, aggiunge Steiner. Ma queste azioni, che servono a generare la massima attenzione possibile, danneggiano i musei colpiti in svariati modi. Per il Kunsthaus, «questo fenomeno è preoccupante», soprattutto perché i musei possono agire in modo costruttivo come piattaforma per sostenere le preoccupazioni fondamentali relative alla protezione del clima e alla sostenibilità.

Problemi di sicurezza

«Questa forma di attivismo è sicuramente un problema, ma per noi è anche importante che la visita sia il più piacevole possibile», spiega dal canto suo Gloria Weiss, responsabile della comunicazione del Museo d’arte di San Gallo, precisando di aver istruito il personale di sicurezza ma senza rafforzare i controlli all’entrata. Più incisive invece le misure adottate dal Museo d’arte di Basilea: «Il Kunstmuseum dispone di efficienti misure di sicurezza per prevenire tali (e altri) attacchi. Stiamo ovviamente monitorando le azioni degli attivisti e abbiamo deciso di adottare alcune precauzioni interne», afferma la portavoce dell’istituzione renana Karin Gerig.

«Il nostro personale è stato sensibilizzato e formato su come procedere in caso di incidente. La sicurezza e la protezione delle opere e del nostro personale sono la nostra massima priorità. Purtroppo – conclude Gerig - i rischi non possono mai essere completamente esclusi».