Mobilità

Le auto elettriche avanzano con il freno a mano tirato

In Svizzera una vettura immatricolata su tre è dotata di una presa di corrente, l’obiettivo entro la fine del 2025 è di raggiungere il 50% – Il problema sono le stazioni di ricarica domestiche: «I proprietari immobiliari, gli automobilisti e le autorità devono remare nella stessa direzione»
©Chiara Zocchetti
Luca Faranda
04.01.2024 06:00

L’auto elettrica? «Sì, ma...». Pure nel 2024 sono molti i dubbi e i limiti delle vetture a propulsione alternativa. «La mobilità elettrica è la tecnologia del futuro, ma per molti non supera ancora le sfide della vita quotidiana». Stando a uno studio dell’istituto gfs.bern pubblicato poche settimane fa è questa - in estrema sintesi - la posizione della maggior parte degli svizzeri.

L’elettromobilità, che inizialmente era una tecnologia astratta e quasi futuristica (e accessibile a pochi) è ora diventata quasi la normalità. Già, quasi. Perché in realtà il costo di una vettura a propulsione elettrica, in Svizzera, rimane più elevato di un’auto a benzina o a diesel. E lo sarà almeno fino al 2025.

Ora si paga la tassa

«Stando a informazioni del settore, grazie alla continua riduzione dei costi di produzione degli autoveicoli elettrici, dal 2025 sarà raggiunta la parità di prezzo tra le vetture con sistema di propulsione fossile e quelli elettrici». Così scriveva il Consiglio federale lo scorso novembre, giustificando la decisione di sopprimere l’esenzione dall’imposta per i veicoli elettrici.

Dal 1. gennaio 2024, la Confederazione riscuote un’imposta del 4% (sul prezzo all’importazione, non sul prezzo di vendita finale) anche per le auto elettriche. Nel 1997 (quando è stata introdotto questo balzello), il Governo aveva deciso di esentare i veicoli a propulsione alternativa per creare incentivi economici a favore dello sviluppo della mobilità elettrica.

Condizioni quadro peggiorate

Oggi, per il Consiglio federale, questo strumento di promozione non è più necessaria per due motivi: il previsto allineamento dei prezzi (dal 2025) e «l’aumento della quota degli autoveicoli elettrici rispetto alle importazioni complessive».

A criticare la decisione del Governo è però proprio «auto-suisse», l’associazione degli importatori svizzeri di automobili, secondo cui «il 2024 sarà un anno estremamente difficile per la mobilità elettrica in Svizzera, perché il clima politico ha peggiorato notevolmente le condizioni quadro per i veicoli elettrici». «Il primo gennaio non solo è stata abolita l’esenzione dall’imposta sull’importazione del 4% per le auto elettriche, ma anche i prezzi dell’elettricità sono aumentati in media del 18% sul mercato energetico dominato dallo Stato. Quest’anno, quindi, l’acquisto e l’utilizzo di auto elettriche sarà significativamente più costoso per i consumatori. Dobbiamo tutti contribuire a promuovere lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica e a migliorare le condizioni quadro per la mobilità elettrica, invece di continuare a limitarla. Ciò include la piena liberalizzazione del mercato dell’elettricità, per ottenere una moderazione dei prezzi dell’elettricità creando una situazione di concorrenza tra i fornitori di energia», critica Peter Grünenfelder, presidente di «auto-suisse», in una nota diffusa ieri. Per l’associazione, in ogni caso, l’obiettivo resta quello di aumentare la quota di mercato dei veicoli dotati di spina.

Fanalino di coda

In Svizzera, in effetti, le vendite di auto elettriche continuano a crescere, anche se a un ritmo più lento del previsto: secondo l’associazione di categoria «Swiss eMobility», a fine 2023 erano 163.511 le vetture elettriche in circolazione sulle strade elvetiche. Dieci anni fa erano 2.700.

A livello svizzero, la quota di mercato delle auto elettriche a batteria è passata dal 17,3% al 20,9% alla fine dello scorso anno, con punte al di sopra del 25% in alcuni cantoni (Zurigo, con 25,8% e Lucerna, 25,1%). Il Ticino, invece, è il fanalino di coda con una percentuale del 13,6%. Quella delle «ibride plug-in», a Sud delle Alpi, è invece dell’8,7% (la media elvetica è del 9,2%).

Sommando le cifre, emerge che in Svizzera circa un veicolo nuovo su tre è ora dotato di una spina (30,1%, contro il 25,9% a fine 2022), mentre in Ticino si supera di poco il 22%. Nella Confederazione è inoltre da segnalare che la quota di mercato dei motori a combustione fossile è scesa al 33,3% per la benzina (-4,2 punti percentuali) e al 9,3% per il diesel (-2,3).

Traguardi ambiziosi

Ma quali sono i reali obiettivi? E soprattutto, chi li definisce e chi li attua? Per tutto questo c’è la «Roadmap mobilità elettrica» a cui partecipano Confederazione, Cantoni, Comuni e anche rappresentanti dei settori automobilistico, elettrico e immobiliare per un totale di quasi sessanta organizzazioni. Nel maggio 2022 hanno stabilito obiettivi ambiziosi - basati tuttavia su misure volontarie - da raggiungere entro la fine del 2025.

«La quota di veicoli con spina (auto totalmente elettriche e ibride plug-in) tra le nuove immatricolazioni dovrà raggiungere il 50%». La situazione attuale (30,1%) impone un nuovo slancio nei prossimi due anni. «Per quanto riguarda le immatricolazioni, è necessaria un’accelerazione», ammette Marianne Zünd, responsabile Media e politica all’Ufficio federale dell’energia (UFE).

Una delle reti più fitte al mondo

Sembra invece essere più accessibile il secondo obiettivo: avere a disposizione, sempre entro fine 2025, 20 mila stazioni di ricarica pubbliche: al momento, secondo «Swiss eMobility», sono già 16.865 (di cui circa 2.700 a ricarica rapida). Solo nel 2023 ne sono state installate oltre 4.000. La Svizzera, in questo ambito, dispone di una delle reti di ricarica più fitte al mondo. «Se lo sviluppo delle stazioni di ricarica continua al ritmo attuale, l’obiettivo potrebbe essere raggiunto entro il 2025», precisa la funzionaria dell’UFE.

Infine è stato definito anche l’obiettivo «Ricarica a misura di utente e al servizio della rete – a domicilio, presso la sede di lavoro, in viaggio». «Si tratta di un obiettivo qualitativo, pertanto non ci sono valori chiave disponibili», sottolinea Zünd, secondo cui i tre traguardi «si influenzano a vicenda: se l’infrastruttura di ricarica viene sviluppata rapidamente, ciò stimolerà anche le vendite e l’immatricolazione di nuovi veicoli elettrici». Tuttavia, se il parco veicoli cresce meno rapidamente, di conseguenza anche le colonnine di ricarica tarderanno ad arrivare.

Un grande ostacolo

L’ostacolo più grande, al giorno d’oggi, è proprio l’infrastruttura privata. Anche a causa dell’autonomia limitata, c’è la necessità di ricaricare l’auto durante la giornata (ad esempio sul posto di lavoro), oppure di notte (al proprio domicilio). Tuttavia, oltre uno svizzero su due vive in affitto e non tutti i proprietari di casa sono disposti a investire in una (o più) colonne di ricarica. Pertanto, chi non ha la possibilità di ricaricare l’auto elettrica a casa (o sul posto di lavoro), probabilmente non la acquisterà.

«La mancanza di stazioni di ricarica domestiche rallenta lo sviluppo», tiene a precisare Swiss eMobility. «Tutti gli attori devono cooperare e remare nella stessa direzione», aggiunge Marianne Zünd, riferendosi in particolare ai proprietari immobiliari, agli automobilisti e alle autorità comunali. E la Confederazione? Con l’introduzione (o meglio, la soppressione dell’esenzione) della tassa di importazione per le auto elettriche, dal primo gennaio Berna ha abolito l’unica agevolazione federale per l’ingresso nel mercato.

Nessun incentivo nazionale

Niente più incentivi a livello nazionale, insomma. Ma presto potrebbe esserci una novità: il progetto di revisione della Legge sul CO2 - attualmente in discussione in Parlamento - prevede che Berna sovvenzioni l’installazione di infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici negli edifici di più abitazioni, nelle aziende con più posti di lavoro e nei parcheggi pubblici.

Inoltre, ci sono vari Cantoni (tra cui il Ticino) e Comuni che concedono aiuti, sconti o esenzioni fiscali per le auto elettriche. E non solo con una fattura meno salata per l’imposta di circolazione annuale. Il Canton Ticino, ad esempio, dallo scorso anno ha deciso di incentivare finanziariamente l’installazione di colonnine di ricarica, senza più concedere contributi forfettari per l’acquisto di vetture totalmente elettriche.

Gli aiuti in Ticino

Oltre al sistema bonus-malus nell’imposta di circolazione, il Canton Ticino - per un massimo di 7,5 milioni di franchi a suo carico - concede incentivi per l’installazione di stazioni di ricarica monodirezionali (500 franchi) o bidirezionali (4.000 franchi); nonché di impianti di ricarica «con sistema di gestione del carico centralizzato» (1.200 franchi per stazione di ricarica monodirezionale installata e 4.000 per quelle bidirezionali).

A livello cantonale sono inoltre previsti 1.000 franchi per l’acquisto di motoveicoli, quadricicli e tricicli totalmente elettrici con velocità massima superiore a 45 km/h (fino a 1,5 milioni a carico del Cantone). Infine, altri due milioni sono destinati ad altri incentivi (da 2.000 a 4.000 franchi) per la messa fuori circolazione di auto con motore a combustione interna immatricolata prima del 1.1.2009; e da 1.000 a 2.000 franchi per la messa fuori circolazione di motoveicoli, quadricicli o tricicli a motore immatricolati prima del 1.1.2005.

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