Il caso

Le etichette fuorvianti di IKEA: da dove arriva, davvero, il legno?

Il colosso svedese è oggetto di crescenti critiche per le dichiarazioni multiple apposte sui propri mobili – Ne parliamo con Ines Gavrilut del Fondo Bruno Manser
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04.02.2025 22:15

IKEA è oggetto da alcuni mesi di crescenti critiche per l’ambiguità delle dichiarazioni di provenienza del legno apposte sui propri mobili. Un articolo del Blick, oggi, riporta il caso di una filiale di Dietikon, località vicino a Zurigo, in cui l’etichetta di un pannello dichiarava una provenienza multipla: «Scandinavia, Cina, Europa dell'Est, Europa dell'Ovest, Paesi Baltici, Slovenia». Certamente, il valore informativo di una dichiarazione di provenienza che comprende metà del globo può essere messo in discussione. In Svizzera, si è largamente occupato del problema il Fondo Bruno Manser (BMF), un’associazione non profit con sede a Basilea che si occupa principalmente della tutela della foresta tropicale, ma anche di altri temi legati all’ambiente. «Non contestiamo la legalità della pratica, bensì il fatto che sia fuorviante: ci sono dei gravi problemi legati alla catena di approvvigionamento del legno e alle foreste, che non sono visibili nelle dichiarazioni che IKEA riporta sui propri mobili» spiega, contattata dal Corriere del Ticino, Ines Gavrilut, coordinatrice della campagna di BMF per l’Europa orientale.

Il caso della Romania

Il problema di queste dichiarazioni di provenienza opache è una filiera del legno poco attenta alle questioni ambientali, e talvolta anche illegale. Il Fondo Bruno Manser ha pubblicato l’anno scorso l’inchiesta IKEA. Intelligente fuori, marcio dentro, che ha analizzato il problema nelle aree forestali della Romania: «Il rapporto rivela un modello di disboscamento distruttivo in queste zone» racconta Gavrilut. «Sono state individuate oltre 50 sospette violazioni della legge e cattive pratiche di gestione forestale nelle nove aree forestali analizzate, tra cui disboscamenti intensivi in aree protette e una generale mancanza di rigenerazione naturale delle foreste dopo il taglio». Indagini come questa sottolineano l’importanza della trasparenza in merito all’origine delle materie prime anche nel settore del mobilio.

Sono state individuate oltre 50 sospette violazioni della legge e cattive pratiche di gestione forestale nelle nove aree forestali analizzate
Ines Gavrilut, coordinatrice della campagna di BMF per l’Europa orientale

Il diritto a una scelta informata

«Il regolamento sulla dichiarazione del legno in Svizzera permette una denominazione meno specifica» ribadisce la nostra interlocutrice. «Tuttavia, è menzionato chiaramente che si tratta di una misura eccezionale: ciò che osserviamo, però, è che queste denominazioni generali sono la norma». In Svizzera, dal 2012 si applica l’ordinanza sulla dichiarazione concernente il legno e i prodotti del legno. Ordinanza che si basa sulla legge sull’informazione dei consumatori e disciplina l’obbligo di dichiarazione del tipo e dell’origine del legno, concernente il legname rotondo, il legno grezzo e determinati prodotti di legno massiccio. L’obiettivo, evidentemente, è garantire al cliente il diritto di operare una scelta informata, di lasciare a quest’ultimo la libertà di scegliere se acquistare oppure no prodotti potenzialmente controversi.

A onor del vero, IKEA non è l’unica azienda a utilizzare etichette fuorvianti: anzi, conclude Gavrilut, «non si tratta nemmeno del caso peggiore, poiché almeno ha delle linee guide sulla sostenibilità. IKEA è però sempre sotto la lente di ingrandimento, perché è il più grande consumatore di legno al mondo. È un’azienda che influenza il comportamento e le pratiche di tutte le altre compagnie del settore ed è per questo spesso il bersaglio principale».

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