Approfondimento

Le mappe degli aiuti all'Ucraina: ecco perché la Svizzera è la più trasparente

Come funziona la raccolta dati del Kiel Institute for the World Economy (autorevole think tank che si occupa di catalogare il sostegno dei vari Paesi a Kiev)? Ne abbiamo parlato con Stefan Schramm, membro del team «Ukraine Support Tracker» — Grafici e mappe
© KEYSTONE/Michael Buholzer
Giacomo Butti
10.03.2023 09:30

Sono passati 378 giorni dall'inizio del conflitto in Ucraina. Cinquantaquattro settimane, in altre parole, di violenza, morte e distruzione. In questo periodo, i Paesi occidentali si sono prodigati nel sostenere Kiev nella difesa dei propri territori dalle mire degli invasori russi. E un flusso costante di aiuti — militari, soprattutto, ma anche finanziari e umanitari — è stato diretto verso il Governo ucraino alle prese con la guerra. Tenere a mente chi ha inviato cosa, e in che quantità, non è evidente. Per questo, alcune organizzazioni hanno creato un proprio archivio del "supporto all'Ucraina", catalogando ogni aiuto arrivato (o, più in generale, promesso) a Kiev e creando tabelle dei più "generosi". Fra gli enti più autorevoli chinatisi sulla questione, troviamo il Kiel Institute for the World Economy (IfW) uno dei più importanti centri di ricerca al mondo dedicati all'economia. Ma come funziona la raccolta dati? E perché è così importante? Ne abbiamo parlato con Stefan Schramm, membro del team di IfW che si occupa della gestione dello Ukraine Support Tracker.

Obiettivo: affidabilità

Il Kiel Institute for the World Economy si concentra sui flussi di aiuti dai vari governi mondiali al governo ucraino. Lo strumento raccoglie i dati di 40 Stati: i membri dell'UE più gli altri membri del G7, nonché Australia, Corea del Sud, Turchia, Norvegia, Nuova Zelanda, Cina, Taiwan, India e, sì, anche la Svizzera. Ma perché creare questo database? Qual è l'obiettivo dell'istituto? «Il nostro obiettivo era (ed è tuttora) quello di fare luce sugli aiuti all'Ucraina», ci spiega Schramm. «Soprattutto all'inizio della guerra, c'era molta disinformazione su quali Paesi aiutassero l'Ucraina e come. Mentre circolavano molte dichiarazioni, la mancanza di trasparenza e di dati sistematici ha creato molta confusione nel pubblico». Ma l'Istituto Kiel, dicevamo, non è l'unica organizzazione a raccogliere dati su donazioni e aiuti. Come spiegare le discrepanze fra i numeri forniti dai diversi enti? «È vero: ci sono diverse organizzazioni e anche singoli individui che raccolgono dati sul sostegno all'Ucraina. Abbiamo riscontrato che queste "discrepanze" possono sorgere a causa di diversi standard nel processo di raccolta dei dati, nonché di diverse definizioni di aiuto. All'IfW ci concentriamo sugli aiuti bilaterali (da governo a governo) che vanno direttamente all'Ucraina, il che esclude categoricamente le donazioni private, i costi dei rifugiati e le donazioni da parte di organizzazioni internazionali, nonché gli aiuti ai Paesi vicini. Sebbene abbiamo raccolto alcuni dati sulle donazioni da parte di grandi organizzazioni internazionali (come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o le Nazioni Unite), abbiamo scoperto che visualizzare un quadro completo di questi aiuti multilaterali o privati è praticamente impossibile a causa della documentazione piuttosto contorta e della generale mancanza di informazioni valide. Il nostro lavoro si basa dunque su fonti disponibili al pubblico, nella migliore delle ipotesi fonti ufficiali dei governi per tutti gli impegni bilaterali. Questo ci permette di avere un database sistematico e trasparente».

La Svizzera è l'unico Paese del nostro set di dati a ottenere un punteggio perfetto nell'indice di trasparenza
Stefan Schramm, collaboratore del team "Ukraine Support Tracker" del Kiel Institute for the World Economy

Altre differenze nei numeri riguardanti gli aiuti, ci spiega Schramm, «possono derivare da stime di prezzo diverse per alcune categorie di articoli. Spesso i governi non riportano il valore di alcune forniture di articoli. In questi casi ci dobbiamo basare sulle nostre stime di prezzo. Se il nostro approccio sia o meno "il metodo migliore" è oggetto di dibattito, ma abbiamo riscontrato che il nostro metodo ci permette di confrontare in modo più coerente il sostegno fornito da diversi Paesi. Ciò è evidente soprattutto quando confrontiamo le nostre stime con i rapporti ufficiali dei governi».

Uno sguardo generale

Eccoci, dunque, alla prima carrellata di dati. La mappa qui sotto è in grado di fornire una prima impressione degli impegni (militari, finanziari, umanitari) presi dai 40 Paesi sotto la lente dell'IfW. Si tratta, come detto, di impegni bilaterali, di pacchetti approvati dai governi ma non necessariamente già recapitati a Kiev. Come si intuisce dai numeri da noi riportati nelle differenti nazioni, le spese variano — e di molto — di nazione in nazione. Complessivamente, la maggior parte del sostegno all'Ucraina garantito dai singoli Stati non supera il miliardo. Alcune nazioni (Regno Unito, Germania, Canada, Polonia, Francia, Paesi Bassi, Norvegia, Giappone e Italia) hanno promesso aiuti che variano fra gli 8,31 e l'1,02 miliardi di euro. Spicca l'impegno degli Stati Uniti: ben 73,18 miliardi di dollari, mentre non è riportato nella mappa quello delle istituzioni UE (35,02 miliardi, di cui 30,32 di tipo finanziario). Solo 23. la Svizzera (complessivamente, 0,24 miliardi).

Il dominio statunitense nel sostegno all'Ucraina viene parzialmente ridimensionato se i numeri vengono messi in relazione percentuale al PIL dei Paesi. In questa categoria (grafico sottostante), Washington scende al 5. posto: campioni di generosità i Paesi baltici e la Polonia. Qui, la Svizzera perde addirittura qualche posizione (27.).

Non è un caso che, per inquadrare questi dati, abbiamo parlato di "posizioni". Elencare in ordine di grandezza il sostegno al Paese in guerra, inevitabilmente, apre un discorso politico: i numeri possono creare tensioni tra chi è più generoso e chi lo è meno. Una dinamica che era già balzata all'occhio con le forti, fortissime pressioni subite dalla Germania nel caso dei carri armati Leopard. Allora, Berlino era stata (non troppo gentilmente) spinta a «fare di più». Ma Schramm specifica: «Il nostro obiettivo principale è sempre quello di essere il più precisi possibile, qualsiasi altra influenza di queste liste non ha alcun ruolo nella nostra motivazione e soprattutto nei nostri risultati. Anche se è possibile che abbiano un'influenza sul discorso politico e sulle tensioni tra i Paesi donatori, noi ci preoccupiamo solo di raccogliere, elaborare e fornire i dati».

A Stefan Schramm chiediamo quindi una valutazione generale dell'apporto elvetico. «La Svizzera ha fornito circa 60 milioni di euro di aiuti finanziari e altri 180 di aiuti umanitari, per un totale di circa 240 milioni di euro. È vero: su 40 Paesi, la Svizzera occupa il 23. posto della nostra classifica, il 27. se consideriamo il potere economico del Paese. Sebbene si collochi in basso in entrambe le classifiche, va notato che fornisce ingenti aiuti umanitari. Se prendessimo in considerazione una classifica che si limita al solo sostegno umanitario, la Svizzera si collocherebbe più in alto: al 10. posto». Già: la differenza fra gli aiuti inviati da Svizzera e Stati Uniti, ad esempio, si assottiglia se prendiamo in considerazione esclusivamente il sostegno umanitario (vedi mappa e grafico).

Svizzera regina di trasparenza

Arriviamo, infine, a un aspetto da non sottovalutare: la trasparenza di queste informazioni. Alla fine di permettere una migliore comparabilità tra i Paesi, evidenzia sul suo sito il Kiel Institute, lo Ukraine Support Tracker è dotato di un "indice di trasparenza dei dati", che misura la trasparenza dei governi in relazione al loro sostegno all'Ucraina. Tale metro si basa su cinque sottoindici relativi alla qualità e alla trasparenza dei dati per Paese, di cui i primi due sono qualitativi (punteggio 0 o 1) e i restanti tre sono quantitativi (quota di voci con informazioni dettagliate, punteggio da 0 a 1): 

1. Sito web designato (sì=1/no=0): Esiste un sito web ufficiale sugli aiuti governativi all'Ucraina?

2. Valore totale degli impegni assunti (sì=1/no=0): L'importo totale del sostegno all'Ucraina è fornito dal governo?

3. Quota delle singole voci nel database di IfW per le quali si dispone di una fonte ufficiale (quote da 0 a 1 calcolate per ciascun Paese).

4. Percentuale delle singole voci nel database di IfW per le quali si dispone di un preciso valore monetario (quote da 0 a 1 calcolate per ciascun Paese).

5. Quota di armi e altri articoli militari per i quali si dispone del numero esatto di articoli (quote da 0 a 1 calcolate per ciascun Paese).

Il punteggio finale dell'indice per Paese è la somma di questi cinque sottoindici. Un punteggio di 5 è il più alto possibile e suggerisce la piena trasparenza dei dati, mentre 0 è il punteggio più basso possibile.

Ed è qui che la Svizzera brilla: come evidenziato nella mappa, il nostro Paese è l'unico a raggiungere il punteggio pieno: 5 su 5. «Nel caso della Svizzera, abbiamo potuto raccogliere dati molto precisi grazie a fonti governative dettagliate, che hanno semplificato notevolmente il nostro processo di raccolta dei dati», ci conferma il collaboratore del Kiel Institute for the World Economy. «La Svizzera dispone di un sito web ufficiale regolarmente aggiornato sugli aiuti all'Ucraina, fornisce i valori totali di tutti gli aiuti, così come informazioni sul valore monetario di ogni singola voce degli stanziamenti relativi alle singole voci. Tutte i dati, inoltre, provengono da fonti ufficiali». Un bel successo. Ma l'en plein è stato ottenuto, va detto, anche grazie al fatto che alla voce "aiuti militari", Berna non ha alcuna uscita. Insomma, difficile sbagliare (e perdere punti di trasparenza) quando non c'è nulla da segnalare.

«La Svizzera non fornisce assistenza militare: per questo abbiamo dato punteggio pieno anche al 5. sottocomponente dell'indice di trasparenza (quello relativo alla trasparenza nel settore militare, ndr). La Svizzera è dunque l'unico Paese del nostro set di dati a ottenere un punteggio perfetto nell'indice di trasparenza».

Nella classifica di trasparenza, a seguire la Svizzera troviamo la Danimarca (4,69 punti) e gli Stati Uniti (4,61). Washington, specifica l'IfW, si piazza al terzo posto «grazie all'ampia documentazione sugli aiuti all'Ucraina, ma non ottiene un punteggio pieno perché talvolta non rivela il numero esatto di articoli militari donati».