Le radio svizzere potranno trasmettere via FM anche dopo il 2026

Le emittenti radiofoniche in Svizzera potranno trasmettere i loro programmi via FM anche oltre il 2026. Dopo il Consiglio nazionale in settembre, oggi anche il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione in tal senso (con 21 voti contro 18 e 5 astenuti).
In base alla mozione il passaggio obbligato dai canali FM a quelli DAB+ a seguito dello spegnimento deciso dalla Confederazione nel 2023 deve essere sostituito da una proroga delle trasmissioni in FM. Il termine per la disattivazione dovrebbe essere rinviato almeno fino alla fine del 2031 e stabilito d'intesa con le emittenti private.
In caso di spegnimento completo dell'FM, è infatti probabile che molti ascoltatori si spostino sulle radio straniere, finché i Paesi vicini continueranno a usare questa tecnologia, ha spiegato Marianne Maret (Centro/VS) a nome della commissione. Ciò metterebbe a rischio la diversità e la vitalità del panorama mediatico locale e indebolirebbe la capacità delle emittenti regionali di svolgere il loro mandato di servizio pubblico. Questo effetto sarebbe particolarmente forte in Romandia e in Ticino, dove la vicinanza linguistica e culturale con Francia e Italia favorirebbe il passaggio alle emittenti estere ancora attive in FM. In Svizzera tedesca il fenomeno sarebbe più contenuto per via dell'uso del dialetto.
Dallo spegnimento dell'FM da parte della SSR è già risultata una diminuzione dell'audience di circa il 15%. Per le radio private, ha affermato Maret, un'estinzione rapida dell'FM avrebbe conseguenze economiche ancora più pesanti: a differenza della SSR, che si finanzia soprattutto tramite il canone, le emittenti private dipendono dalla pubblicità locale e regionale. Per loro, anche un calo parziale dell'ascolto si traduce subito in minori entrate pubblicitarie, mettendo a rischio la sopravvivenza dell'azienda. Una riduzione del 15% dell'audience si tradurrebbe in un calo analogo delle entrate pubblicitarie. Perdite che sarebbero cinque volte superiori ai costi di esercizio dell'FM, ha evidenziato la vallesana.
Se nel lungo periodo la digitalizzazione della radio è inevitabile, per Maret spegnere l'FM troppo in fretta significherebbe escludere una parte importante della popolazione dall'accesso alla radio, soprattutto nelle regioni periferiche e tra chi è meno disposto o in grado di acquistare nuovi dispositivi. Inoltre, ha sottolineato la relatrice, il parco auto svizzero mostra che su 4,8 milioni di veicoli, 1,7 milioni non sono ancora equipaggiati con la tecnologia DAB+.
Nel suo intervento, il consigliere federale Albert Rösti ha ricordato che lo spegnimento delle frequenze FM non è stato imposto dallo Stato, ma deciso già nel 2014 dalle stesse associazioni radiofoniche, inclusa la SSR. Per la transizione al DAB+, ha ricordato il ministro delle comunicazioni, sono stati stanziati circa 84 milioni di franchi in fondi per l'innovazione, e dal 2017 la disattivazione è stata sancita anche a livello legale.
Il mantenimento dell'infrastruttura analogica costa ogni anno diversi milioni di franchi, soldi prelevati dal canone, ha affermato il consigliere federale. «Non si tratta di semplici investimenti privati». Secondo Rösti, queste risorse sarebbero meglio investite se spese nel rafforzamento dei contenuti giornalistici. Inoltre, ha sottolineato il ministro delle comunicazioni, un'ulteriore proroga compromette la certezza del diritto per chi ha pianificato la transizione al digitale.
Per Rösti, l'FM oggi ha un ruolo minimo nella formazione dell'opinione pubblica: «tutti i fornitori di servizio pubblico trasmettono già via il DAB+, e il 90% della popolazione ascolta la radio con questa tecnologia». La trasmissione in onde FM concerne ormai solo alcune aree urbane commercialmente interessanti, mentre nei piccoli centri è quasi del tutto spento: il 70% dei trasmettitori è stato disattivato, ha sottolineato, invano, il consigliere federale Rösti.
L'atto parlamentare è ora trasmesso al governo, che dovrà attuarlo.