Rinnovabili

L'energia solare passerà anche dai bordi dell'A2

Anche in Ticino verranno posati pannelli fotovoltaici ai lati delle autostrade: sono 38 le zone individuate — Il vicedirettore dell'USTRA: «L'interesse è alto, più di quello che ci aspettavamo» — Non mancano i limiti e le criticità
© CdT/Gabriele Putzu
Luca Faranda
03.02.2023 00:00

Per poter raggiungere l’auspicata neutralità climatica entro il 2050 si deve anche procedere a piccoli passi. Con il futuro smantellamento delle centrali nucleari, saranno soprattutto le fonti rinnovabili – tra cui l’energia solare - a dover soddisfare la domanda di energia ed elettricità. E perché non farlo tappezzando le autostrade di impianti solari? A muovere i primi passi in questa direzione - attualmente sono pochi i pannelli posati ai bordi delle strade nazionali - è stato il consigliere nazionale Bruno Storni. Il socialista ticinese, nel giugno 2020, ha avanzato la proposta al Governo di valutare il potenziale di produzione di energia fotovoltaica sulle pareti antirumore – o su altre strutture create ad hoc - realizzabili lungo le strade nazionali e le linee ferroviarie.

Superfici gratuite

Risposta? 101 GWh di energia solare all’anno, ovvero l’equivalente del consumo annuo di circa 22 mila famiglie. Solo i ripari fonici ai bordi delle autostrade elvetiche racchiudono un potenziale fotovoltaico annuo di 55 gigawattora (poco più di 12 mila economie domestiche).

Non molto, in realtà: le barriere antirumore rappresentano solo lo 0,15% del potenziale nazionale sfruttabile di tetti e facciate, secondo il rapporto del Consiglio federale. L’Esecutivo si è però attivato per far partire il progetto, adeguando lo scorso agosto un’ordinanza che permette di mettere a disposizione gratuitamente delle superfici lungo le strade nazionali per la generazione di energia da fonti rinnovabili.

In Svizzera 450 zone disponibili

Detto, fatto. A settembre l’Ufficio federale delle strade (USTRA), ha lanciato un bando di concorso che durerà fino a fine febbraio, offrendo un totale di 450 superfici – 350 barriere antirumore e un centinaio di zone nelle aree di sosta - ai lati dell’autostrada.

«L’interesse è molto grande in Svizzera e lo è anche in Ticino, più di quanto ci aspettavamo», afferma Guido Biaggio, vicedirettore e capodivisione Infrastruttura Est dell’USTRA. Finora nella Confedrazione sono state inoltrate 300 richieste da parte di 35 aziende e privati interessati. La sede di Bellinzona ha individuato su tutto il territorio ticinese 38 zone - quasi una sessantina contando anche i Grigioni - dette anche «lotti geografici», che vanno dall’area di servizio di Piotta a una trentina di ripari fonici sparsi su tutto il cantone. Al momento, però, non è dato sapere se per tutte le aree identificate dall’USTRA ci siano degli interessati.

Club sportivi e multinazionali

«Abbiamo pubblicato dei lotti in tutta la Svizzera, divisi in cinque regioni. Noi come USTRA mettiamo a disposizione gratuitamente la superficie, poi l’investimento lo deve fare chi riceve la concessione. Diversi gruppi - tra cui le principali società elettriche - si sono già annunciati, ma l’interesse arriva anche da privati o altre aziende. Ad esempio, hanno manifestato interesse case automobilistiche o club sportivi, che potrebbe sfruttare per i loro bisogni i terreni lungo l’autostrada. Sicuramente l’interesse mostrato è soddisfacente, poi si vedrà quanto è serio nella presentazione dei progetti, anche alla luce delle difficoltà burocratiche che ci saranno», aggiunge il vicedirettore dell’USTRA, senza escludere che possano tuttavia esserci incentivi da parte di regioni o città per sviluppare i progetti.

I primi pannelli tra un paio d’anni

«Inizialmente è stata valutata la fattibilità. Poi si è seguito il classico iter: abbiamo pubblicato un bando di concorso dove i consorzi e i privati si potevano annunciare e porre domande», continua Biaggio. Allo scadere del concorso, il prossimo 24 febbraio, verrà fatto il punto della situazione e già presumibilmente nella prima metà del 2023 verranno assegnate le concessioni.

In seguito, chi le otterrà dovrà presentare il suo progetto entro tre anni. «Bisognerà ottenere le necessarie autorizzazioni, che solitamente sono comunali o cantonali. Se tutto procede in modo spedito, credo che nel giro di un paio d’anni si potranno vedere i primi pannelli, anche se è possibile che progetti più piccoli vengano realizzati in tempi più brevi». 

Limiti e problemi

Tappezzare l’A2 – e le altre autostrade svizzere – di pannelli fotovoltaici ha però anche delle controindicazioni. Posare barriere foniche solari potrebbe portare a un aumento del rumore: per evitarlo, si dovrebbe cambiare l’orientazione dei pannelli, riducendo però il potenziale di produzione di elettricità.

A ritardare la realizzazione di questi progetti potrebbero inoltre essere le opposizioni da parte di organizzazioni ambientaliste. «Ci sono diversi criteri da osservare e in particolare – conclude Biaggio - la fattibilità tecnica, la redditività finanziaria e la tutela del paesaggio. Per l’USTRA la condizione principale è che non intralci l’esercizio dell’autostrada».

A ciò si aggiungono costi aggiuntivi nell’installazione di ripari fonici solari –per circa 30 mila franchi – e anche la possibilità di vedersi confrontati con furti, imbrattamenti e danneggiamenti.

Condizioni quadro diverse

A complicare ulteriormente la situazione, per i privati, sono le condizioni quadro - spesso precarie - troppo diverse da un comune all’altro e anche fra cantoni in materia di regolamenti edilizi, sovvenzioni e trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici. Stando a uno studio commissionato dall’Ufficio federale dell’energia (UFE) , presentato oggi, solo pochi cantoni utilizzano il loro margine di manovra politico per offrire alle famiglie e agli investitori maggiori incentivi finanziari per gli impianti solari.

Secondo Isabelle Stadelmann, coautrice dello studio, per promuovere attivamente l’espansione del fotovoltaico in tutti i cantoni e in tutti i comuni «sarebbe necessaria un’armonizzazione attraverso standard vincolanti e più ambiziosi».