Parlamento

L’iniziativa sulla neutralità in aula senza controprogetto

La Commissione della politica estera degli Stati rinuncia, di misura, a proporre alternative al testo dell’UDC – Marco Chiesa: «Non è detta l’ultima parola» – Una maggioranza di «senatori» potrebbe invertire la rotta il prossimo 19 giugno
©PETER KLAUNZER
Luca Faranda
28.05.2025 06:00

La quinta è quella buona. Dopo aver trattato l’iniziativa sulla neutralità per ben quattro sedute, la Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati ha preso una decisione: non ci sarà alcun controprogetto diretto. Una scelta - presa a stretta misura per 7 voti contro 6 - che si allinea a quella del Consiglio federale: lo scorso 27 novembre, alla presentazione del messaggio, il Governo aveva ribadito la sua opposizione all’iniziativa e a un possibile controprogetto diretto o indiretto.

L’iniziativa «Salvaguardia della neutralità svizzera», nota anche come «iniziativa sulla neutralità», è stata lanciata da Pro Svizzera e dagli ambienti dell’UDC nel novembre 2022, nove mesi dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina e delle relative sanzioni imposte a Mosca dalla Svizzera. Tra i 27 promotori figurano, tra gli altri, il consigliere nazionale di Zugo e capogruppo UDC alle Camere Thomas Aeschi e il ticinesi Lorenzo Quadri (Lega). Ma c’è un nome che più di tutti spicca: l’ex presidente della FIFA Sepp Blatter. Esattamente un anno, il 28 maggio 2024, la Cancelleria federale annunciava la riuscita dell’iniziativa popolare con 129.806 firme valide (di cui 15.337 dal Ticino).

Quattro punti

L’iniziativa chiede la modifica della Costituzione, in particolare dell’articolo 54 relativo agli affari esteri. Quattro i punti proposti: la neutralità della Svizzera deve essere «permanente e armata»; la Confederazione non aderisce ad alleanze militari o difensive (come la NATO), a meno che non ci sia il rischio di un’aggressione militare diretta contro la Svizzera; la Confederazione non deve partecipare a scontri militari tra Stati terzi e non deve adottare «misure coercitive non militari» - ovvero le sanzioni - nei confronti di Stati belligeranti, a meno che non siano emanate dall’ONU (Berna deve comunque impegnarsi per contrastare l’elusione delle sanzioni adottate da altri Stati); infine, la Svizzera deve offrire i propri buoni uffici in qualità di mediatrice. La commissione, che ha discusso a lungo sulla possibile elaborazione di un controprogetto diretto (che andrebbe dunque anch’esso a modificare la Costituzione), stava valutando una formulazione più generica e che non facesse riferimenti espliciti alle sanzioni. Ciò avrebbe lasciato margini di manovra più ampi al Governo sulla reale applicazione - se approvata da Popolo e Cantoni - di questa modifica costituzionale.

A sostenere l’idea di un controprogetto è in particolare il Centro, mentre si sono detti contrari il PLR (già lo scorso novembre) e il PS. «L’iniziativa anti-sanzioni, come dovrebbe essere chiamata, impedirebbe alla Svizzera di ripristinare le sanzioni dell’UE. Mira non solo ad abbandonare la collaudata politica di neutralità, ma anche a impedire alla Svizzera di riconoscere e punire gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Sarebbe quindi anche un’iniziativa pro-Putin (un termine utilizzato in passato anche dal PLR, ndr)», indica in un comunicato il partito socialista.

«Battaglia all’ultimo voto»

Di tutt’altro avviso il «senatore» ticinese Marco Chiesa: «Non è un’iniziativa anti-sanzioni, bensì pro-neutralità. Non si tratta di discutere di sanzioni, ma dell’attitudine del nostro Paese e di un suo valore fondamentale. Se vogliamo una Svizzera neutrale capace di essere un mediatore credibile tra parti in conflitto, lo dobbiamo dimostrare quando le situazioni sono complicate. Troppo facile dichiararsi neutrali in tempo di pace», indica l’ex presidente dell’UDC, che presiede la commissione della politica estera degli Stati.

E ora? L’iniziativa, senza controprogetto, arriverà sui banchi del Consiglio degli Stati giovedì 19 giugno, l’ultima settimana della sessione estiva. Se entrambe le Camere federali decidessero di non presentare un controprogetto, l’iniziativa potrebbe andare alle urne già nel 2026. Con un controprogetto diretto (potrebbe anche proporlo il Nazionale quando il dossier passerà all’altra Camera) l’appuntamento alle urne slitterebbe di mesi, se non anni. Considerato l’equilibrio delle forze in campo, non è da escludere che i «senatori» decidano comunque di proporre un controprogetto diretto. «Non è detta l’ultima parola. Probabilmente sarà una battaglia all’ultimo voto. Noi, come UDC, siamo osservatori di quello che stanno cucinando da altre parti», conferma Chiesa, il quale (per ovvi motivi) auspica che sia l’iniziativa ad avere la meglio. La commissione, tuttavia, propone di respingerla per nove voti contro tre e una astensione. Per Chiesa, però, i controprogetti finora presentati non garantiscono la stessa chiarezza dell’iniziativa. «La nostra Costituzione, oggi, sulla neutralità si presta a strumentalizzazioni da chi vuole una neutralità a geometria variabile. E anche le proposte intermedie finora formulate sono ambigue».