Lo scandalo che ha travolto il (nuovo) aeroporto di St. Moritz

Nel 2017, la domanda era piuttosto semplice: volete ristrutturare l'aeroporto di Samedan per 22 milioni di franchi? L'Alta Engadina, chiamata alle urne tramite referendum, aveva detto sì. Con forza, anche. E seguendo, verrebbe da dire, una certa logica: l'infrastruttura dello scalo, molto battuto dai vacanzieri facoltosi e dai loro jet privati, mostra(va) i segni del tempo. Non esattamente il migliore dei biglietti da visita.
Tutto molto bello. E semplice, appunto. Peccato che, in realtà, rimettere mano all'aeroporto costi di più. Molto di più. 88 milioni, per la precisione, come ha riportato il Tages Anzeiger alcuni giorni fa. I lavori, leggiamo, sarebbero dovuti terminare nel 2021. A oggi, però, nulla è stato costruito. Di più, un'indagine condotta da un avvocato e presentata all'inizio di questo mese ha evidenziato carenze preoccupanti. Con responsabilità pesanti e diffuse, fra eccessi di autorità e conflitti di interesse. Intervistata proprio dal Tages Anzeiger, la consigliera di Stato grigionese Franziska Preisig non le ha mandate a dire. Ha puntato il dito, fra le altre cose, sulla commistione fra i rappresentanti dei Comuni dell'Alta Engadina, ovvero i promotori del progetto, e gli imprenditori locali chiamati a realizzarlo. Della serie: chi controllava chi?
Secondo l'indagine, da una parte gli imprenditori sono andati oltre il proprio ruolo mentre dall'altra i Comuni non hanno esercitato a dovere, e a sufficienza, la loro funzione di vigilanza. È mancata, nell'insieme, trasparenza. Non sono state messe a verbale molte decisioni, diversi dati sono stati archiviati in modo errato e non vi è documentazione delle delibere. Per tacere delle iscrizioni nel registro delle imprese. Una mancanza con più colpevoli. «Non si può puntare il dito contro un particolare organismo che ha fallito» ha detto l'avvocato Wehrenberg, l'autore dell'indagine, alla presentazione del rapporto. L'Engadiner Post, solitamente piuttosto diplomatico come sottolinea il Tages Anzeiger, si è spinto oltre: «Gli organi responsabili hanno fallito su tutta la linea».
Fra i problemi, dicevamo, c'era quello del conflitto di interessi. Per dire: Christian Brantschen, presidente dell'autorità di vigilanza, la cosiddetta Conferenza aeroportuale, è pure sindaco di Celerina. Ha ammesso che in questi anni sono stati commessi errori, anche evidenti, garantendo che verranno prese le misure necessarie. Preisig, consigliera di Stato in quota PS, preme tuttavia affinché venga aperta un'indagine su quanto accaduto: «Non si può ridurre tutto solo a un fallimento collettivo. Questo è un caso di comportamento gravemente e sistematicamente negligente».
La mala-gestione attorno al progetto per risistemare l'aeroporto di Samedan, ai più, ha ricordato un altro scandalo che ha scosso di recente l'Engadina: quello del cartello edilizio, con dodici imprese che per anni si erano accordate per «pilotare» gli appalti di lavori stradali, ripartendosi i progetti di costruzione e fissando il prezzo delle offerte. Centinaia di progetti per un ammontare superiore a 190 milioni di franchi erano stati così manipolati. Vittime degli accordi, manco a dirlo, il Cantone e i Comuni. Detto dei parallelismi, la stessa Preisig si è detta sorpresa dei risultati dell'indagine: «È peggio di quanto pensassi».
Eppure, detto che l'obiettivo era avere un Samedan 2.0 pronto anni e anni fa, l'Engadina ha bisogno di un aeroporto moderno e al passo con i tempi. Senza, l'industria alberghiera e del lusso, fondamentale per la valle, avrebbe più di un problema. E pure Preisig, al riguardo, non ha nulla in contrario. Il prossimo passo, a tal proposito, sarà indire un nuovo referendum per il 2025, con il credito di pianificazione rivisto. Nella speranza, stavolta, che il progetto non rimanga prigioniero di favoritismi e interessi personali.