L’ultima chiamata per salvare le FM, «per evitare concorrenza dall’Italia»

Il conto alla rovescia è iniziato ormai da molto tempo. Tra poco meno di 15 mesi, il 31 dicembre 2026, le FM verranno definitivamente spente. La prima a far finire in soffitta le onde ultracorte, con due anni di anticipo rispetto alle radio private, è stata la SSR che già dall’inizio di quest’anno trasmette i suoi programmi tramite il digitale: DAB+ oppure attraverso internet.
La decisione ha avuto un impatto sulla quota di mercato delle emittenti radiofoniche: nei primi sei mesi senza trasmettere sulla FM, la SSR (le radio di SRF, RTS e RSI) ha perso sei punti percentuali. Stando ai dati forniti da Mediapulse a luglio, c’è stato un netto calo soprattutto per quanto riguarda la penetrazione netta, che misura quante persone ascoltano un programma radiofonico almeno una volta al giorno. Per la RSI, nella Svizzera italiana, la diminuzione è stata di 14,1 punti percentuali. Ciò corrisponde a una flessione del 27% rispetto al primo semestre del 2024. A beneficiarne sono state le radio private elvetiche (vedi box), ma anche quelle internazionali.
Una decisione collettiva
La decisione di spegnere definitivamente le FM, dettata principalmente da motivi finanziari, era però stata presa dall’intero settore più di dieci anni fa. Già nel 2014 l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), le radio private e la SSR hanno iniziato a pianificare il passaggio dalla radio analogica a quella digitale. Per facilitare e permettere questa transizione, sono anche stati stanziati sostegni finanziari pari a 84 milioni di franchi. La doppia diffusione (FM e DAB+), infatti comporta costi supplementari.
All’epoca il settore era convinto che le FM sarebbero state obsolete nel giro di pochi anni e hanno dunque preso la decisione - poi rinviata più volte - di spegnerle. Già dal 2020 non c’è più l’obbligo di diffondere programmi via FM. Il settore radiofonico intendeva abbandonare le frequenze FM al più tardi entro la fine del 2024. Tuttavia, il Consiglio federale, nell’ottobre 2023, ha concesso una proroga di due ulteriori anni, fino alla fine del 2026. La SSR, dal canto suo, spegnendo le antenne alla fine dello scorso dicembre risparmierà circa 15 milioni di franchi all’anno.
Nuove concessioni dal 2027
I dati di Mediapulse, le critiche degli ascoltatori e il rischio economico di concedere fette di mercato a emittenti estere, ha spinto le radio svizzere a chiedere alla politica di fare marcia indietro. Le antenne FM non vanno spente. Anzi, questo passo va rinviato almeno sino alla fine del 2031. In che modo? Prorogando le attuali concessioni FM o indicendo una nuova gara pubblica per la loro attribuzione, «se del caso mediante asta, a partire dal 1. gennaio 2027». La richiesta è contenuta in una mozione - presentata a luglio - della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (è pendente sempre alla Camera del popolo anche una mozione quasi identica del capogruppo UDC Thomas Aeschi presentata nel 2023).
L’abbandono delle frequenze FM, secondo la maggioranza, metterebbe a rischio le radio private e incoraggerebbe gli ascoltatori svizzeri a rivolgersi alle stazioni provenienti da oltreconfine. «Occorre tutelare le radio private elvetiche ed evitare che gli ascoltatori, soprattutto quelli della Svizzera romanda e del Ticino, si rivolgano all’estero». Il timore, infatti, è per la concorrenza delle emittenti italiane e francesi, che potrebbero prendere il sopravvento. La mozione verrà discussa verosimilmente già oggi al Nazionale: si prospetta un dibattito infuocato, poiché nella Commissione la decisione di presentare l’atto parlamentare è passata al termine di una votazione a strettissima maggioranza. Dieci voti contro dieci e quattro astensioni, con il voto decisivo del presidente Philipp Kutter (Centro/ZH).
Il Governo non cede
Per i contrari, il passaggio al DAB+ è stato annunciato con largo anticipo e non è dunque opportuno cambiare nuovamente le carte in tavola. È anche per questo che il Consiglio federale ormai da mesi risponde picche alle richieste provenienti da l campo borghese di mantenere attive le FM oltre la fine del 2026. Tra i motivi citati dal Governo c’è il fatto che l’infrastruttura FM è ormai obsoleta e impone ingenti investimenti per poter continuare a operare a lungo termine. Per il Governo, «nel complesso la Svizzera ha in gran parte terminato la propria migrazione digitale della radio», poiché il DAB+ è diffuso capillarmente ed è sempre più presente anche nelle auto. Il Governo ammette anche che «in Svizzera circolano ancora molte automobili con radio FM», ma è dell’idea che «per le autoradio esistono possibilità di conversione semplici ed economiche». Il TCS, dal canto suo, parla di lavori che possono superare i mille franchi. E chi non intende spenderli? Dal 1. gennaio 2027, chiunque desideri continuare a utilizzare la propria radio FM potrà ricevere solo stazioni straniere.
Il pioniere Schawinski e un decalogo per convincere Berna
«A fine 2020, a seguito di un’approfondita analisi, 42 delle 44 radio private che attualmente diffondono via FM e DAB+, come pure la SSR, si sono espresse nuovamente a favore di un abbandono delle FM». Il Consiglio federale, alla richiesta di fare marcia indietro, ricorda che il settore stesso aveva deciso e poi ribadito di voler passare definitivamente al DAB+. E ora? Fermi tutti. Le previsioni hanno fornito un quadro errato e «il numero effettivo di ascoltatori che continuano ad ascoltare la radio in FM è stato nettamente sottostimato». A lanciare l’allarme è l’Associazione delle radio private svizzere (VSP-ARPS), che pochi giorni fa ha pubblicato un «decalogo» di motivi per convincere la politica federale a fare dietrofront: tra questi vi figurano le perdite di copertura «inaspettatamente elevate, fino al 49% per i programmi SSR»; il rischio di un crollo degli introiti pubblicitari e una riduzione dei posti di lavoro per le radio commerciali private; il passaggio di audience a emittenti FM straniere oppure la rinuncia all’ascolto della radio. L’organizzazione di categoria sottolinea inoltre che in Svizzera ci sono ancora 1,7 milioni di auto senza DAB+, «il che ha contribuito in modo significativo alla perdita di copertura della SSR. Ci vorrà più tempo affinché la ricezione DAB+ nelle automobili aumenti costantemente grazie alle vendite di auto nuove». Per l’associazione, la proroga non è diretta contro la SSR, che dovrà continuare a poter trasmettere in FM, così come le radio private non dovranno mettere in discussione il processo di digitalizzazione. Lo spegnimento delle frequenze FM potrà però avvenire «solo quando sarà economicamente sostenibile per i privati». Il rischio? La scomparsa di molte emittenti dal panorama radiofonico. Con questa mossa, la VSP-ARPS si è unita alla battaglia di una persona che più di tutte ha preso a cuore il mantenimento delle FM: Roger Schawinsky, storico imprenditore del settore dei media e fondatore di Radio 24 (nata nel 1979 da un appartamento di Cernobbio, ma che poteva trasmettere anche in Svizzera). Da anni il «pioniere dei media» - come viene definito - si batte per ritardare lo spegnimento delle onde ultracorte. A nulla è valsa la sua petizione finita nel 2021 sui banchi del Parlamento. Per l’80.enne, il problema di fondo è uno: «Stiamo proibendo tecnologia che funziona benissimo», ha più volte ripetuto Schawinski, bollando la disattivazione delle FM come «un gigantesco errore».