Ma quanto è svizzera, davvero, la Posta svizzera?

Quanto è svizzera la Posta? Il concetto di svizzeritudine, scrive il Tages-Anzeiger, è espresso innanzitutto dal nome. Ufficialmente, infatti, il gigante giallo si chiama Swiss Post. Tuttavia, la decisione da parte della Posta di esternalizzare 200 posizioni IT in Portogallo ha dato via a un dibattito piuttosto acceso.
I piani di esternalizzazione, decisi per carenza di personale qualificato, sono finiti altresì sul piano della politica, in occasione della sessione autunnale del Parlamento. Il consigliere federale Albert Rösti, a capo del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni, è stato interrogato a lungo, e in maniera critica, durante l'ora delle domande in Consiglio nazionale. Il consigliere nazionale vallesano Jean-Luc Addor, in quota UDC, voleva ad esempio sapere quanto fosse (ancora) svizzera la nostra Posta. Il suo timore è che il gigante giallo si stia trasformando in una multinazionale. «Non è molto rassicurante, e nemmeno salutare per un'azienda statale posseduta al 100% dalla Confederazione svizzera» ha detto Addor. Il politico vede lo sviluppo del centro IT di Lisbona come una deriva da fermare. «Altrimenti, un giorno potremo rimuovere la parola Svizzera dal nome aziendale della Posta Svizzera».
Nadine Gobet, consigliera nazionale friburghese in quota PLR, ha a sua volta chiesto se i circa 1.500 specialisti informatici della Posta Svizzera continueranno a lavorare in Svizzera. «Non vedo perché il capitale fornito dai contribuenti svizzeri debba consentire la creazione di numerosi posti di lavoro in Paesi terzi come il Portogallo» ha aggiunto. Gobet, in particolare, dubita che sia impossibile trovare specialisti IT in Svizzera. «Alla fine di agosto 2025, nel Canton Friburgo erano registrati 253 candidati in cerca di lavoro nel settore IT e 8.359 in tutta la Svizzera». Di più, in questo settore è possibile reclutare specialisti provenienti da Paesi terzi, ovvero al di fuori dell'Unione Europea.
Rösti, «ministro» delle Poste, dal canto suo ha ribadito in Consiglio nazionale la volontà del governo: il gigante giallo resterà svizzero. Al contempo, il Consiglio federale ha chiarito che le attività internazionali della Posta stanno acquisendo sempre più importanza. Entro il 2030, l'azienda fornirà il 20% dei suoi servizi IT all'estero, secondo Rösti. Un'informazione inedita, precisa il Tages-Anzeiger. Il centro IT della Posta a Lisbona, di riflesso, verrà ampliato dagli attuali 60 a 260 posti di lavoro.
Il punto, in ogni caso, è che la Posta Svizzera non è attiva solo in Portogallo. Detiene ormai partecipazioni di maggioranza in 41 aziende straniere, in Paesi come India e Stati Uniti. Si tratta spesso di filiali estere di aziende di software svizzere acquisite dalla Posta stessa. Un nome che ricorre spesso, scorrendo la lista, è Unblu. L'azienda con sede a Basilea è specializzata nella trasmissione sicura di informazioni digitali. È presente in cinque Paesi al di fuori della Svizzera. Unblu è di proprietà della Posta Svizzera da novembre 2022.
Non finisce qui: la Posta ha acquisito anche aziende estere operanti nel settore della logistica per facilitare il trasporto merci transfrontaliero. Un esempio è l'azienda italiana Iemoli Trasporti, con sede a Cadorago, vicino a Como, non lontano dal Ticino dunque. Nell'estate del 2024, Iemoli ha inaugurato un nuovo centro logistico a Turate, vicino a Milano, con una superficie di 18.000 metri quadrati e 19 rampe di carico.
Secondo il rapporto di gestione 2024, la Posta Svizzera ha generato un fatturato all'estero di 905 milioni di franchi, con un aumento di 194 milioni di franchi rispetto al 2023. In questo contesto, non solo i politici stanno osservando attentamente la situazione, ma anche le associazioni dei lavoratori e i sindacati. Transfair è preoccupata e teme l'inizio di un'ondata di esternalizzazioni. «Almeno non sembrano esserci limiti all'immaginazione della Posta» ha affermato al riguardo Kerstin Büchel, responsabile Posta e Logistica. Büchel ha invitato il governo a comunicare apertamente: «Le Poste dovrebbero ammettere onestamente che le ragioni economiche sono fondamentali».
Per quanto riguarda la sede IT portoghese di Swiss Post, Syndicom sostiene che le aziende statali dovrebbero generalmente impiegare lavoratori qualificati in Portogallo. Tuttavia, un portavoce sindacale ha spiegato che non prenderanno parte al dibattito sulla cosiddetta svizzeritudine. La discussione, a detta del sindacato, dovrebbe concentrarsi sulle ragioni per cui Swiss Post acquisisce aziende di logistica all'estero o rafforza le sue unità di business digitali. E il motivo è presto detto: il volume delle lettere è in calo, con conseguente perdita di fatturato per la Posta Svizzera.
La Posta, interrogata dal Tages-Anzeiger, ha respinto con forza le accuse secondo cui starebbe mettendo a repentaglio il suo patrimonio svizzero. Tali timori sono infondati, ha affermato un portavoce dell'azienda: «Dei 36.890 posti di lavoro a tempo pieno, circa il 95% si trova in Svizzera. La Posta Svizzera genera il 90% del suo fatturato in Svizzera». L'azienda, insomma, si rivolge all'estero solo quando ciò è conveniente per i propri clienti. Ad esempio, attraverso le sue filiali estere, il servizio postale ottiene l'accesso a hub logistici per il traffico merci transfrontaliero, riducendo i tempi di consegna. Al momento, comunque, non sono previste ulteriori acquisizioni all'estero. La Posta Svizzera si sta concentrando invece sull'integrazione delle aziende acquisite nel gruppo. In risposta alle critiche di Transfair, la Posta ha poi dichiarato: «Siamo in costante e stretta comunicazione con le nostre parti sociali. Sono consapevoli delle nostre sfide».