Macron: «In Svizzera per portare un messaggio di fiducia e di azione»

(Aggiornato) Il presidente francese Emmanuel Macron e la moglie Brigitte sono atterrati poco fa all'aeroporto di Berna-Belp per una visita di Stato in Svizzera. Sono stati accolti dal presidente della Confederazione Alain Berset e dalla consorte Muriel.
In città intanto tutto è pronto per accogliere Macron. Piazza federale e le vie adiacenti sono state sbarrate e transennate per motivi di sicurezza. Agenti sono presenti sui tetti degli edifici che la circondano.
Su Palazzo federale sventolano le bandiere dei cantoni, e sulla Piazza antistante quelle svizzere, francese ed europee.

Accolto a Palazzo federale
Emmanuel Macron è giunto in Piazza federale a Berna, dove la pioggia di stamane ha lasciato il posto a un sole splendente. Il presidente francese è stato accolto al suono della Banda militare dal Consiglio federale in corpore. Presente anche una folla numerosa.
Il corteo presidenziale - formato da Macron, dal presidente della Confederazione Alain Berset e dalle rispettive mogli - era composto da una decina di limousine. Erano precedute da una pattuglia della polizia e da agenti in motocicletta.
Dopo aver ascoltato l'inno francese, il Salmo svizzero e la «Marcia della bandiera», Macron e Berset hanno proceduto con la tradizionale ispezione delle truppe militari presenti sul posto. Il presidente francese si è in seguito concesso un bagno di folla.
Macron è in Svizzera per una visita di Stato di due giorni. Tra poco il presidente francese terrà un discorso all'interno di Palazzo federale. Seguirà l'incontro ufficiale tra le due delegazioni. Sul tavolo delle discussioni ci saranno le relazioni diplomatiche e importanti questioni bilaterali.
Prima di Macron, solo altri quattro presidenti francesi si erano recati in Svizzera in visita: François Hollande nel 2015, Jacques Chirac nel 1998, François Mitterrand nel 1983 e Armand Fallières nel 1910.
«La Svizzera ha un debito politico nei confronti della Francia»
Nel suo discorso ufficiale pronunciato alla presenza di Emmanuel Macron, infarcito di citazioni e riferimenti storici, il presidente della Confederazione Alain Berset ha detto che la Svizzera ha un debito politico nei confronti della Francia, un debito che risale al 1798.
L'invasione del nostro Paese portò infatti due idee allora sconosciute: l'uguaglianza e la centralizzazione. Con l'Atto di mediazione del 1803 elaborato da Napoleone la Svizzera venne decretata come federale per natura. Vennero così poste le basi di uno stato federalista che sfociarono nella Costituzione del 1848, ha ricordato Berset.
Svizzera e Francia condividono la stessa lingua e la stessa cultura. Alain Berset ha citato alcuni artisti svizzeri prestati «senza contropartita» alla Francia, come Alberto Giacometti, Le Corbusier, Arthur Honegger e Jean Tinguely. Tra i due Paesi esiste un vecchio legame d'amicizia, ha proseguito il consigliere federale raccontando un episodio della saga di Asterix.
Parlando dell'attualità, il presidente della Confederazione ha detto che «l'ora è grave», citando Blaise Cendrars, un altro artista attivo nei due Paesi che perse la mano destra combattendo per la Francia nella Prima guerra mondiale. «Il mondo, indebolito dalla pandemia, sanguina», ha sostenuto Berset evocando la guerra in Ucraina, la fuga della popolazione dal Nagorno-Karabakh, l'attacco terroristico contro Israele, la morte di migliaia di civili e il disastro umanitario a Gaza, nonché la forte crescita dell'antisemitismo e del razzismo.
«Le soluzioni politiche esistono sicuramente», afferma il presidente della Confederazione. Il ripiegamento nazionale non è una di queste. Rivolto a Macron, Berset ha detto che «l'energia con la quale vi rifiutate categoricamente di accettare ciò che per altri è ineluttabile costituisce un esempio da seguire».
Macron ringrazia Berset
Emmanuel Macron ha iniziato il discorso ringraziando Alain Berset per la calorosa accoglienza. Si è poi riallacciato all'intervento del presidente della Confederazione, affermando anch'egli come il momento attuale è «grave e difficile» e che «la nostra Europa non può restare indifferente ai conflitti sul suo suolo e alla sua periferia».
Ciò dimostra che non bisogna mai dare per scontato la pace e la democrazia. «Questi sono i valori che ci uniscono», ha affermato il presidente francese. Citando esplicitamente la conferenza di Lugano dello scorso anno, Macron ha detto che «la neutralità può andare di pari passo con la solidarietà nello sforzo collettivo per aiutare l'Ucraina».
Macron ha poi invitato a rafforzare «le dinamiche costruttive in tutti i campi», come l'ambiente, la salute e l'istruzione. È anche in questo contesto che occorre ridefinire le relazioni tra Berna e Bruxelles. «Poiché l'Unione europea ha bisogno della Svizzera e la Svizzera, lo credo profondamente, ha bisogno dell'Unione europea».
Per Macron le relazioni tra la Confederazione e l'Ue sono a un punto di svolta. «Sono qui per portare un messaggio di fiducia e di azione», allo scopo di concludere i negoziati avviati ormai 15 anni fa.
I «600 chilometri di frontiera» tra Francia e Svizzera sono «fondamentalmente solo una divisione amministrativa», ha poi sottolineato il presidente francese, ricordando che è in Svizzera che vive la più grande comunità di francesi all'estero. Sono 200 mila i francesi residenti nella Confederazione ai quali si aggiungono ogni giorno 200 mila frontalieri, ha aggiunto Macron, che ha parlato di «Paesi amici».
Alludendo ai riferimenti storici citati da Berset, Macron ha menzionato il Trattato di Friburgo del 1516, che ha instaurato la «pace perpetua». È un accordo che ha portato quasi tre secoli di pace in Europa, dopo la battaglia di Marignano, ha ricordato il presidente francese. E proprio oggi «il presidente Berset e io stesso abbiamo voluto annunciare congiuntamente l'iniziativa franco-svizzera di iscrivere questo trattato nel registro della Memoria del Mondo dell'UNESCO», ha aggiunto.