Mai più botte ai bambini, «Berna ha atteso troppo»

I genitori devono educare «i figli senza ricorrere a punizioni corporali o ad altre forme di violenza degradanti»: sberle, scossoni e sculacciate non devono mai più far parte della crescita dei bambini. A ricordarlo, nel caso ce ne fosse bisogno, sarà presto anche un articolo del Codice civile. Il Consiglio federale ha infatti avviato oggi la procedura di consultazione - che durerà fino al prossimo 23 novembre - per sancire nella legge il principio dell’educazione non violenta.
Attenzione, però, questa disposizione «non prescrive alcun metodo educativo», tiene a precisare il Consiglio federale, ricordando che i genitori possono continuare a scegliere autonomamente come crescere i figli. Ma la violenza fisica e i maltrattamenti non hanno - e non devono avere - alcun posto nell’educazione.
Governo recalcitrante
In realtà, il Governo inizialmente non aveva intenzione di introdurre un nuovo articolo di legge nel codice civile per reprimere gli atti violenti commessi sui minori nell’ambito familiare. I giovanissimi, infatti, sono già tutelati dal diritto penale. Oltre a ciò, pure la Costituzione stabilisce il diritto dei bambini a una particolare tutela della salute fisica e psichica.
Il Parlamento - nonostante l’opposizione iniziale dell’Esecutivo, che solo un anno fa riteneva sufficienti le disposizioni in vigore - ha però vinto la battaglia. A smuovere le acque ci ha pensato la consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach (Centro/FR), autrice della mozione che è stata accolta da entrambe le Camere federali lo scorso anno.
«Sono molto soddisfatta, perché si tratta di un passo necessario. Finalmente permetterà di avere delle condizioni quadro chiare. E voglio ricordare che non si tratta di mettere un divieto», ci spiega Bulliard-Marbach. «Quando il dossier tornerà sui banchi del Parlamento, fra qualche mese, mi auguro che trovi ancora una maggioranza. Siamo in ritardo rispetto ad altri Paese europei e trovo che Berna abbia atteso troppo. La Svizzera, ricordo, ha ratificato la Convezione dell’ONU sui diritti del fanciullo nel 1997: ciò include anche la consacrazione legale del diritto a un’educazione non violenta. Sebbene molti Cantoni abbiano lavorato sodo in questa direzione, a oggi la sua attuazione non è ancora realtà (e l’ONU, per questo, ha già redarguito la Svizzera in passato).
Passi avanti nella società
«Lo scopo di questo articolo di legge non è punitivo. Bensì civile, nel senso più alto del termine. Educare significa anche valorizzare e riuscire a tirare fuori il meglio», afferma Gian Michele Zeolla, direttore della Fondazione della Svizzera italiana per l’Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell’Infanzia (ASPI).
«Sono anni che ci impegniamo per questo risultato e contro ogni forma di violenza. Si tratta di un segnale forte, anche da parte della società e della politica e speriamo che porti anche a un cambiamento di mentalità nella società. La violenza non può stare vicino alla parola educazione», aggiunge Zeolla.
La punta dell’iceberg
I maltrattamenti sui minori sono all’ordine del giorno anche in Svizzera: i risultati di uno studio dell’Università di Friburgo rivelano che un bambino su due nella Confederazione ha subito violenza fisica o psicologica in casa. Oltre a ciò, ogni anno più di 1.500 bambini sono ricoverati in cliniche e nei pronto soccorso a causa di violenze nell’educazione.
Anche uno schiaffo o una sculacciata, come pure le crudeltà psichiche, degradano e umiliano il bambino e sono dannosi per il suo sviluppo, ricorda la consigliera nazionale friburghese nella sua mozione. «Ogni anno in Svizzera vengono segnalati tra i 30 e i 50 mila maltrattamenti, ma potrebbero anche essere solo la punta dell’iceberg», afferma dal canto suo il direttore della Fondazione ASPI.
Agire prima che accada
Il Consiglio federale, in particolare, vuole puntare sulla prevenzione. «È fondamentale e deve essere fatta sia in casa, sia tramite tutte le figure che ruotano attorno ai bambini», sottolinea Zeolla. «Dobbiamo agire prima che le cose accadono. La speranza è di confrontarci sempre meno con casi di maltrattamenti e abusi: significherebbe che la società ha fatto passi avanti».