Pandemia

Mascherine, comunicazione confusa e obbligo tardivo nei negozi

Come hanno reagito i poteri pubblici al coronavirus? Non benissimo, UFSP compreso
© CdT/Chiara Zocchetti
Ats
26.04.2022 16:05

La valutazione pubblicata oggi circa la reazione dei poteri pubblici alla pandemia di coronavirus, mette in rilievo anche l'impreparazione da parte della Confederazione e dei Cantoni di fronte alla prima ondata, come anche difficoltà di coordinamento tra i due livelli dello Stato. In particolare, il documento si sofferma sul problema delle maschere di protezione, un aspetto sul quale l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha comunicato in maniera poco chiara in merito a disponibilità e efficacia.

Il rapporto evidenzia, per esempio, che il fatto di portare la mascherina di protezione è stato consigliato alla popolazione solo verso la fine di aprile 2020, dopo che diversi studi avevano messo sempre più in evidenza l'efficacia di una simile soluzione per il contenimento del virus. Rispetto ai paesi vicini, l'obbligato della mascherina a livello nazionale sui mezzi pubblici (luglio 2020) e nei negozi (ottobre 2020) è stato introdotto troppo tardi.

Gli aspetti relativi a disponibilità di mascherine e all'obbligo di indossarla sono stati criticati dal settore sanitario. In particolare, all'inizio della pandemia diversi istituti - ospedali, studi medici ma anche case di cura - hanno constatato l'assenza di sufficiente materiale di protezione e la difficoltà di procurarsene. Su tale aspetto, buona parte del corpo sanitario chiede che vengano effettuate delle scorte per non ritrovarsi scoperti in caso di necessità.

In merito alla comunicazione, si legge nel documento, le interviste condotte con gli esperti suggeriscono che la strategia dell'UFSP sulla disponibilità e l'efficacia delle mascherina non sia stata sufficientemente discussa in seno allo stesso Ufficio e agli esperti. Si presume anche che il Consiglio federale si sia inizialmente astenuto dal raccomandare alla popolazione l'uso generalizzato delle mascherine igieniche a causa delle scorte limitate.

È possibile che, stando alla ricerca, in relazione alle mascherine sino stati posti rapidamente un gran numero di esigenze volte a specificare aspetti parziali che non potevano realisticamente essere chiariti per tempo. Questi includono, per esempio, il tipo e la durata di utilizzo delle mascherine e l'obbligo di indossarle in specifici ambienti interni ed esterni.

Va detto, a proposito delle mascherine, che in una risposta del 3 di settembre 2020 a un'interrogazione del consigliere nazionale Piero marchesi (UDC/TI), il Consiglio federale scriveva che, anche se si fosse voluto introdurre un obbligo generalizzato della mascherina all'inizio della pandemia, la Svizzera non ne disponeva in quantità sufficienti.

Ogni persona, indicava il governo, avrebbe avuto bisogno di 50 mascherine, come prescrive il Piano pandemico, per un totale di circa 400 milioni di pezzi. La Confederazione - sottolineava l'esecutivo - "non era in grado di provvedere a questo volume di scorte e perciò esorta la popolazione a costituirne di proprie per l'uso personale". Visto l'approvvigionamento insufficiente di mascherine all'inizio della pandemia, si è dovuto quindi stabilire un ordine di priorità di impiego e si è raccomandato l'uso innanzitutto al personale sanitario e ai pazienti sintomatici.

In questo articolo: