Famiglia

Né coniugi né concubini

Viene chiamato «matrimonio light», si basa sul modello francese del «pacte civil de solidarité» e il Governo ne prende ora in considerazione l’introduzione — Dopo il sì alle nozze fra persone dello stesso sesso e l’abbandono delle unioni registrate, a Berna il dibattito sulle varie forme di convivenza non è ancora finito
Il matrimonio comporta molti vincoli; il concubinato incertezza giuridica. ©KEYSTONE/Christian Beutler

Mentre le coppie dello stesso sesso dal 1. luglio potranno sposarsi e le unioni domestiche registrate saranno abolite, a Berna si torna a parlare di «matrimonio light», ovvero il modello francese conosciuto come PACS (dal francese «pacte civil de solidarité»). Meno vincolante del matrimonio, ma più di un concubinato, il PACS permetterebbe di chiarire, in determinati settori, i diritti e i doveri tra i partner e nei confronti di terzi.

Entrare in un'unione con una persona, conviverci, condividere con lei beni e gestire insieme acquisti e vendite, avere figli insieme, condividere i compiti e organizzare il lavoro in una famiglia crea interdipendenze che implicano una serie di questioni giuridiche. Una realtà che diventa particolarmente evidente quando la relazione finisce, che succeda per separazione o in seguito a un decesso. Nel suo rapporto «Panoramica del concubinato nel diritto vigente - un PACS adeguato alla Svizzera», il Consiglio federale presenta, su mandato del Parlamento, un'ampia analisi di questa forma di unione. E giunge alla conclusione che un PACS elvetico (che già esiste nel canton Ginevra e a Neuchâtel) potrebbe rappresentare in futuro una possibile alternativa al matrimonio e al concubinato. O per lo meno «se ne può discutere».

Per i concubini vige attualmente una certa incertezza giuridica. Il concubinato, istituzione peraltro abbastanza rara in Svizzera, chiarisce determinati effetti giuridici. Le condizioni per il riconoscimento di un concubinato variano però a seconda del settore giuridico. Il criterio principale, spiega il Consiglio federale in una nota di mercoledì, è anzitutto la durata della comunione di vita. Una persona può ad esempio adottare il figlio del convivente se la coppia ha convissuto per tre anni. Un concubino ha poi diritto a prestazioni per superstiti della previdenza professionale soltanto se previsto nel regolamento dell'istituto di previdenza e se la convivenza con il partner non è stata interrotta nei cinque anni prima del decesso. Dal 2021 i lavoratori hanno diritto a un congedo pagato, a prescindere dalla durata della vita a due, per assistere il convivente con problemi di salute. Ma in molti altri ambiti di vita, invece, i diritti e i doveri all'interno del concubinato non sono disciplinati dalla legge, ad esempio nel diritto successorio e in quello in materia di mantenimento.

Le Camere federali hanno incaricato il Consiglio federale di esaminare la possibilità di introdurre in Svizzera un nuovo istituto giuridico complementare al matrimonio, con conseguenze giuridiche meno estese, sul modello del «pacte civil de solidarité» francese.

Con un PACS, le coppie avrebbero la possibilità di regolare la loro convivenza in modo vincolante, ma limitatamente alla durata della loro relazione. Per i suoi fautori, il PACS potrebbe interessare soprattutto giovani coppie che non intendono ancora formare una famiglia o sposarsi, oppure persone in là con gli anni, divorziati o vedovi, che non hanno intenzione di sposarsi un’altra volta.

Nel suo rapporto, il Governo indica quale potrebbe essere lo schema del PACS, ma lascia il compito di trovarne la formulazione concreta al Parlamento. Si limita ai diritti e ai doveri che potrebbero derivare per quanto riguarda l'assistenza, il mantenimento, la protezione della casa, la rappresentanza del partner in caso di incapacità o malattia, l'assicurazione sociale e il ricongiungimento familiare.

A differenza dei concubini, le coppie che hanno contratto un PACS sarebbero obbligate a sostenersi reciprocamente a livello economico e personale. Anche il mantenimento della famiglia sarebbe regolato. I partner avrebbero poi il diritto di rappresentarsi a vicenda per questioni mediche nel caso in cui uno dei due dovesse non poter più decidere per se stesso.

E in termini di assicurazioni sociali? Come per le coppie sposate, quelle con un PACS avrebbero diritto a una rendita AVS limitata (secondo la norma che prevede il plafonamento delle rendite per coniugi). È anche previsto, proprio come per i coniugi, che il partner che non lavora sia esentato dall'obbligo di pagare i contributi AVS e AI se la compagna o il compagno paga almeno il doppio del contributo minimo.

Secondo il Consiglio federale, si potrebbero prendere in considerazione regole supplementari se dalla relazione sono nati dei figli. Se non si raggiunge un accordo sulle conseguenze di una separazione, i partner potrebbero, per esempio, appellarsi al tribunale civile per regolare la separazione. Si potrebbe anche considerare l’introduzione di una clausola di rigore per il caso in cui uno dei partner abbia ridotto o addirittura rinunciato al suo lavoro retribuito per dedicarsi alla famiglia. Una possibilità sarebbe quella di fissare un contributo di mantenimento per un periodo di tempo limitato, poiché i partner - in assenza di un accordo in tal senso - non avrebbero diritto alla perequazione patrimoniale o pensionistica.

Il consigliere agli Stati Andrea Caroni (PLR/AR), padre di uno degli atti che hanno portato alla redazione del rapporto governativo, ha già reso noto di voler riportare la questione in Parlamento e proporre l’introduzione dei PACS in Svizzera. Il «senatore» prevede di ottenere vasto sostegno alle Camere. Le chance sembrano esserci, vista la sempre più forte sensibilità, a sinistra come al centro dello scacchiere politico, verso una modernizzazione del diritto, in sintonia con i tempi che cambiano e le nuove forme familiari.