Il caso

Negato l'accesso in Turchia a un cittadino argoviese: «Nessun sostegno dalle autorità svizzere»

Brutta disavventura per una coppia svizzera: arrivato ad Antalya, Agim B. (nome di fantasia) è stato falsamente accusato di essere un cittadino russo e di aver pubblicato video di propaganda sulla Turchia sui social – Ma dal DFAE non ha ricevuto l'aiuto che sperava
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Red. Online
01.10.2025 21:24

Doveva essere un viaggio rilassante in Turchia, in un hotel all-inclusive. Ma quando sono atterrati all'aeroporto di Antalya sono cominciati i guai. Un cittadino svizzero, in vacanza con la compagna, si è infatti visto negare l'ingresso in Turchia, dopo essere stato «erroneamente scambiato per un propagandista russo». 

Interpellato dal Blick, l'uomo – identificato con il nome di fantasia Agim B. – era partito verso Antalya, con la sua ragazza, per le vacanze. Tutto sembrava procedere per il meglio. Almeno fino al controllo passaporti, dove è iniziata la loro odissea. «Erano circa le 15.30 quando siamo arrivati al controllo passaporti. La mia ragazza è passata senza problemi. Ma per me le cose sono andate diversamente», ha spiegato l'uomo, cittadino svizzero di origini albanesi, residente nel canton Argovia. Il funzionario di frontiera dell'aeroporto, infatti, ha passato a più riprese il passaporto di Agim B. attraverso l'apposito apparecchio. Ricevendo, ogni volta, un messaggio di errore, che lo ha portato a chiedere l'intervento di un poliziotto. In quel momento, per la coppia, è scattato il panico. Nonostante Agim non abbia mai commesso alcun reato, i due si sono resi conto che il loro viaggio poteva fermarsi ancor prima di cominciare ufficialmente. 

La coppia è stata prelavata e portata in una sala interrogatori. È stato a quel punto che Agim è stato accusato di essere in realtà «un cittadino russo e di aver pubblicato video di propaganda sulla Turchia sui social media». Nonostante, come sottolinea il Blick, l'uomo sia poco attivo sui social e non abbia mai postato nulla sul Paese. 

Il peggio, però, doveva ancora arrivare. Dopo l'interrogatorio, la coppia è stata condotta nell'area partenze. Agim ha chiamato immediatamente il Consolato generale svizzero a Istanbul, spiegando che cosa fosse successo. Come ha spiegato al Blick, però, non è riuscito a ottenere l'aiuto che desiderava. La signora con cui ha parlato al telefono, infatti, lo ha invitato a contattare la helpline del DFAE. Peccato però che, secondo quanto denunciato da Agim, nemmeno Berna si sia dimostrata disposta ad aiutarlo. Il suo caso, infatti, non è stato considerato un'emergenza. Motivo per cui, via mail, gli è stata soltanto inviata una lista di avvocati a cui rivolgersi «per presentare ricorso».

L'uomo non ha perso tempo e ha, immediatamente, contattato gli avvocati dell'elenco fornito dal DFAE. Ricevendo, però, un'altra brutta sorpresa. I legali, infatti, gli hanno chiesto un anticipo di 400-500 franchi per occuparsi del caso. Tanti, troppi soldi per Agim che – come ha sottolineato lui stesso a più riprese –, è sicuro di non aver fatto nulla di male. 

Senza un sostegno dal DFAE, la coppia si è vista quindi costretta ad aspettare, per ore, nella sala d'attesa dell'aeroporto, senza cibo e bevande e con difficoltà a comunicare con le autorità e con le famiglie, dato che non avevano fatto in tempo a stipulare un abbonamento internazionale per le chiamate. «Solo all'una di notte ho saputo che sarei potuto tornare venerdì alle 7. Prima di allora non avevo ricevuto alcuna informazione», ha spiegato Agim, dichiarandosi «estremamente deluso» dal mancato sostegno ricevuto dalle autorità svizzere. «Non si sono affatto impegnate per aiutarci», ha accusato l'uomo. 

Il Blick ha contattato il DFAE che ha confermato la telefonata dell'uomo all'helpline. Dal canto suo, le autorità hanno spiegato che «il DFAE non può ottenere permessi di ingresso per paesi terzi» e che «l'assistenza del DFAE interviene solo quando le persone interessate hanno fatto tutto il possibile per superare la situazione di emergenza dal punto di vista organizzativo o finanziario».

La disavventura della coppia, tuttavia, non è ancora finita. Agim e la sua compagna dovranno, probabilmente, pagare le spese dell'hotel: una cifra a quattro zeri, a cui va aggiunta anche una salatissima bolletta di Salt. «La prossima volta andremo in Egitto», ha dichiarato Agim.