Nella corsa al Governo Beat Jans è un passo avanti a Jon Pult

Ben diciotto turni di votazione per estrarre dal cilindro due nomi tanto attesi. Per la successione di Alain Berset in Consiglio federale, il gruppo parlamentare del PS ha fatto la sua scelta definitiva: sul ticket che verrà presentato all’Assmeblea federale il prossimo 18 giugno ci saranno i nomi del consigliere di Stato basilese Beat Jans e del consigliere nazionale grigionese Jon Pult. I due sono stati preferiti agli altri quattro candidati: nulla da fare, quindi, per i consiglieri nazionali Roger Nordmann (Vaud) e Matthias Aebischer (Berna), così come - di nuovo - per il «senatore» zurighese Daniel Jositsch e la consigliera di Stato bernese Evi Allemann.
Con Bruno Storni, unico esponente ticinese del partito a Berna, ripercorriamo il “sabato di passione” che ha portato alla designazione dei due candidati ufficiali. «È stato avvincente e tutti si sono comportati da gentlemen, non ci sono stati attriti», premette il consigliere nazionale. «La giornata è stata lunga, ma alla fine era prevedibile che sarebbero usciti questi nomi. Anche per una questione di ripartizione regionale e di competenze».
«Sparring partner»
Chi, tra i due pretendenti, avrà maggiori chance di successo fra poche settimane? «Penso che il favorito sia Beat Jans, anche per una questione di esperienza (il 59.enne è presidente del governo di Basilea Città dal 2021, è stato membro del Consiglio nazionale dal 2010 al 2020 e pr cinque anni è stato anche vicepresidente del PS). Jon Pult, dal canto suo, è più uno sparring partner. È molto brillante e punta in alto. A livello retorico, poi, è un fenomeno. È un politico di carriera, anche se spero che non si offenda se lo definisco così (ride, ndr). Per lui si tratta indubbiamente di una bella vetrina, che potrebbe dargli molta visibilità. È già un bel successo che sia sul ticket».
I giochi che contano - per i due pretendenti - iniziano ora, ma Jans ha già una lunghezza di vantaggio rispetto a Pult. Basilea da cinquant’anni non è più rappresentato in Consiglio federale e lo smacco subito da Eva Herzog - solo dodici mesi fa - ha contribuito a rafforzare le rivendicazioni del cantone.
Pult, inoltre, ha un altro svantaggio: «Sembra che il Centro, in futuro, voglia puntare su Martin Candinas (l’attuale presidente del Consiglio nazionale è grigionese) e un’eventuale elezione di Pult potrebbe sbarrargli la strada».
Nessun terzo nome
Ticket tutto femminile un anno fa. Ticket tutto al maschile oggi. In 12 mesi, in casa socialista, c’è una costante: Daniel Jositsch non sarà un candidato ufficiale al Consiglio federale e nemmeno Evi Allemann. Già venerdì, con la decisione di proporre un ticket con soli due nomi, le possibilità di successo dei due candidati sono crollate. A differenza dello scorso anno, il partito ha gestito meglio la fase di candidatura.
«Allemann, essendo bernese e donna, non è entrata in considerazione vista l’attuale composizione del Governo (la consigliera di Stato 45.enne ha tuttavia “duellato” fino al decimo turno con Jans per il primo nome sul ticket; Pult in seguito ha invece avuto la meglio su Nordmann all’ottava tornata, ndr)», aggiunge Storni. Tuttavia, c’è stata la richiesta, poi respinta, di proporre un ticket con tre nomi, conferma il ticinese, aggiungendo che con questa opzione si sarebbe tenuta aperta la porta anche con Jositsch.
Due fattori
Il «senatore» zurighese, il prossimo 13 dicembre, non sarà della partita e dovrà con tutta probabilità abbandonare definitivamente le ambizioni di diventare consigliere federale. «Sarebbe sicuramente stato il favorito all’elezione», sostiene Storni, che sabato era proprio seduto di fianco a lui. «In realtà si aspettava questo risultato. È un peccato e mi spiace, perché ha dato tanto al partito. A Palazzo federale è molto apprezzato e anche a Zurigo, che non è certo un cantone di sinistra, è stato rieletto già al primo turno (con oltre 236 mila voti è stato di gran lunga il politico più votato in Svizzera lo scorso 22 ottobre, ndr)».
Due fattori hanno giocato contro il 58.enne zurighese: il fatto di essere spesso troppo orientato a destra e la polemica dello scorso anno per la successione di Sommaruga. Jositsch aveva apertamente criticato la co-presidenza del partito, che aveva deciso di escludere dal principio candidature maschili. «È stato un errore. Era compito della frazione fare la scelta e sicuramente avremmo scelto due donne, così come ora sono stati selezionati due uomini». Jositsch ha così pagato a caro prezzo l’errore di non prendere la parola al termine del primo giro di votazioni (aveva ottenuto una sessantina di voti). Un comportamento che l’ala femminista del partito - che rappresenta circa il 60% del gruppo parlamentare - non gli ha mai perdonato.
Candidatura selvaggia
Jositsch, in ogni caso, verrà presumibilmente votato da alcuni parlamentari di destra anche il prossimo 13 dicembre. È ipotizzabile una candidatura selvaggia? «Salterebbe fuori un putiferio nel nostro partito, ma questa eventualità sabato non è stata discussa». Così come non è stata affrontata (per ora) la questione della candidatura ecologista. Il Partito socialista - che sentirà il friburghese Gerhard Andrey la prossima settimana - non prenderà posizione prima del 5 dicembre.
Con Jans in vantaggio su Pult e Jositsch ormai fuori dai giochi, la successione di Berset sarà forse meno concitata di quella dello scorso dicembre per sostituire Sommaruga. «Non so se Pult verrà sostenuto per far fuori Jans (un po’ come accaduto con Elisabeth Baume-Schneider contro la “favorita” Eva Herzog, ndr). È però vero - sottolinea Storni - che in queste elezioni non passa il migliore, ma quello che ha meno attriti».