Musica e politica

Nemo si schiera: «Israele non dovrebbe partecipare a Eurovision»

L'artista svizzero, vincitore della passata edizione, ha spiegato: «Le azioni di Israele sono in fondamentale contraddizione con i valori che l'Eurovision pretende di rappresentare: pace, unità e rispetto dei diritti umani»
©Scott A Garfitt
Red. Online
09.05.2025 15:54

Israele non dovrebbe partecipare a Eurovision 2025, in programma la prossima settimana a Basilea. A dirlo, con forza, è il vincitore dell'ultima edizione, Nemo, attraverso un'intervista concessa a Huffpost: «Personalmente – ha detto l'artista elvetico – non credo sia una buona idea che Israele partecipi a questo concorso». E ancora: «Non so fino a che punto io voglia entrare nei dettagli, ma non credo sia una buona cosa». In una successiva dichiarazione, inviata ai media, Nemo ha chiarito ulteriormente la sua posizione: «Sostengo la richiesta di escludere Israele dall'Eurovision Song Contest. Le azioni di Israele sono in fondamentale contraddizione con i valori che l'Eurovision pretende di rappresentare: pace, unità e rispetto dei diritti umani».

Il Blick, leggiamo, ha parlato con Gali Avni Orenshtein, responsabile dei media per la delegazione israeliana di Eurovision, della dichiarazione di Nemo. La risposta, tuttavia, è stata un semplice «no comment». Diversa, e più articolata, la replica di Jonathan Kreutner, segretario generale della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI): «Ci rammarichiamo delle dichiarazioni di Nemo sulla partecipazione di Israele a Eurovision. Questo concorso dovrebbe essere un evento musicale non politico e unificante che costruisce ponti, soprattutto in tempi di tensione. Israele è stato parte integrante di questo concorso per decenni». Secondo Kreutner, l'esclusione di Israele andrebbe contro l'idea stessa del concorso: «Criticare gli Stati è legittimo, ma dovrebbe essere fatto in modo sfumato e non portare all'esclusione culturale. Con richieste così generiche come l'esclusione di Israele, Nemo purtroppo non aiuta a calmare le tensioni intorno all'Eurovision».

La dichiarazione di Nemo si aggiunge a un numero crescente di voci che, da tempo, chiedono l'esclusione di Israele dalla competizione. Oltre 70 artisti, tra cui ex vincitori dell'Eurovision, hanno recentemente firmato una lettera aperta che chiede all'Unione europea di radiodiffusione (UER) – l'organizzatrice del concorso – di escludere Israele dalla manifestazione. L'UER ha risposto a queste richieste con una dichiarazione nella quale sottolinea che Eurovision deve rimanere un «evento universale che promuove le connessioni, la diversità e l'inclusione attraverso la musica». L'organizzazione ha sottolineato di essere un'associazione di emittenti pubbliche, non di governi. Oltre alla polemica sulla partecipazione di Israele, Nemo ha anche criticato le nuove regole dell'Eurovision su bandiere e simboli. Ha descritto il divieto di portare le bandiere arcobaleno sul palco come «incredibilmente stupido». Di nuovo: «Non si può essere conosciuti come l'evento più queer del mondo, un concorso da tempo associato alla cultura queer e gay, e poi dire agli artisti: oh, le bandiere non sono permesse».

Sull'account X @EurovisionenewsIL, alimentato dall'emittente pubblica israeliana, i propositi di Nemo sono stati commentati con un tocco di ironia: riferendosi all'incidente della passata edizione, Nemo che sfortunatamente rompe il trofeo appena assegnatogli, l'account ha spiegato di augurarsi che, la prossima settimana, il solo dilemma riguarderà se assegnare o meno la vittoria a Yuval Rafael. «Almeno non romperà il trofeo».