Niente benedizione ai gay? La diocesi sangallese si ribella

La Chiesa cattolica non consente a partner dello stesso sesso di sposarsi. Ma come si mettono le cose nel caso di una benedizione? Negli scorsi giorni è diventato chiaro: il Vaticano non approva nemmeno questa prassi, fatta propria da vari sacerdoti nel mondo. Papa Francesco ha infatti approvato un documento che nega alle coppie gay la benedizione della loro relazione. La diocesi di San Gallo però non ci sta e si ribella a Roma.
A stabilire che la benedizione delle unioni omosessuali non possa essere considerata lecita è stata la Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha risposto ad un quesito («dubium») con un «responsum» approvato da Papa Francesco. Nel testo, fornito dal dicastero guidato dal cardinale Luis Ladaria e dall’arcivescovo Giacomo Morandi, si legge che si dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le unioni gay. Questo per tre ragioni. La prima è «la verità e il valore delle benedizioni»: «una benedizione su una relazione umana richiede che essa sia ordinata a ricevere e ad esprimere il bene che le viene donato». Il secondo motivo è che «qualsiasi unione che comporti un esercizio della sessualità fuori del matrimonio (...) è illecita dal punto di vista morale, secondo quanto insegna l’ininterrotto magistero ecclesiale». Il terzo motivo è dato «dall’errore, in cui si sarebbe facilmente indotti, di assimilare la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso a quella delle unioni matrimoniali».
A San Gallo queste spiegazioni non hanno trovato il sostegno del vescovo Markus Büchel, che in una nota ha ribadito quanto già affermato in passato: «Rallegriamoci di ogni relazione in cui i partner si accettano come uguali, preziosi, amati figli di Dio, rispettano la dignità dell’altro e promuovono il bene delle persone». Per Büchel il compito della Chiesa è «quello di percorrere con le persone un cammino in cui possano integrare la loro sessualità come dono di Dio nella loro vita e nella configurazione delle loro relazioni». Escludere di principio un intero gruppo come «peccatore senza guardare la singola persona non è ammissibile», si legge ancora nel comunicato della Diocesi sangallese. Con la sua risposta, la Congregazione per la Dottrina della Fede si fa custode delle benedizioni di Dio, decidendo chi può ottenerla e chi no. «E questo è inappropriato e sbagliato», viene affermato.
«Noi tutti viviamo della promessa di Dio»
La Chiesa ha piuttosto il mandato di elargire questa benedizione di Dio e di prometterla alle persone.«Non sono a conoscenza di nessuna condizione d’entrata posta da Dio», scrive Franz Kreissl, capo dell’Ufficio pastorale della Diocesi di San Gallo e membro della direzione diocesana.
Specialmente in un momento in cui peccati profondamente nascosti commessi in nome della Chiesa vengono alla luce innescando processi necessari ma dolorosi, ha detto, è confortante sapere che la benedizione di Dio è per tutte le persone. «Senza questa conoscenza, ci sarebbe veramente poca speranza nella Chiesa; al contrario, noi tutti viviamo della promessa di Dio».