Il caso

«Non noleggiamo attrezzature sportive agli ebrei»: a Davos scoppia la polemica

Un avviso pubblicato in ebraico alla stazione Pischa sta facendo discutere – L'azienda prova a difendersi spiegando che la fede religiosa non c'entra nulla, mentre la Federazione svizzera delle comunità israelite parla di chiara discriminazione e valuta di adire le vie legali
Red. Online
12.02.2024 11:15

Davos, da sempre, è una meta popolare fra i turisti ebrei ortodossi. Un avviso esposto alla stazione sciistica Pischa, tuttavia, li ha letteralmente sconvolti. Ne dà notizia il Tages Anzeiger, spiegando che all'arrivo della funivia un manifesto in ebraico informa che agli ebrei non è consentito noleggiare attrezzature sportive. Possibile? Il consigliere comunale zurighese Jehuda Spielman ha pubblicato e tradotto l'avviso su X. Queste le parole usate: «A causa di vari incidenti molto fastidiosi, tra cui il furto di uno slittino, non noleggiamo più l'attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei. Questo vale per tutte le attrezzature sportive come slittini, airboard, sci e racchette da neve. Grazie per la vostra comprensione».

La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) si è detta inorridita. Il segretario generale Jonathan Kreutner, fra l'altro, attualmente si trova in vacanza a Davos. Ha definito l'avviso «scioccante e chiaramente discriminatorio». E questo perché, leggendo fra le righe, il comportamento di alcuni singoli è stato «trasferito» a un'intera comunità. Kreutner ha spiegato al Tages Anzeiger che la FSCI sta valutando se adire o meno le vie legali. «Tali generalizzazioni vanno troppo oltre» ha spiegato.

Il segretario generale della Federazione è venuto a conoscenza dell'avviso domenica pomeriggio. Le vacanze a Davos, per lui, sono una vera e propria tradizione di famiglia. «Ma capisco perché certe persone non si sentano più benvenute a Davos» le sue parole.

La stazione di montagna Pischa si è giustificata tramite una dichiarazione scritta: «Purtroppo – leggiamo – non si tratta assolutamente un caso isolato, sono esperienze quotidiane che abbiamo dovuto fare». Secondo i responsabili della stazione, alcuni ospiti ebrei hanno preteso di poter noleggiare delle slitte pur senza le necessarie calzature da neve. Lasciando poi le stesse slitte sulle piste e allertando i servizi di emergenza, nonostante non fossero rimasti feriti o altro. «Non vogliamo più correre il rischio che uno di questi ospiti, prima o poi, causi un grave incidente». Una questione di sicurezza e responsabilità, dunque. Non di religione. L'azienda ha pure sottolineato che alcuni slittini e airboard sono stati danneggiati. Quindi, la conclusione: «Se certi gruppi di turisti non vogliono rispettare le regole minime di decenza del Paese ospitante, è un problema loro». Di nuovo: «Il fatto che non vogliamo più affittare loro nulla non ha nulla a che fare con la fede, il colore della pelle o le inclinazioni personali, ma solo con il fatto che non abbiamo più voglia di avere queste discussioni e attriti quotidiani».

Non è la prima volta, ha scritto il Tages Anzeiger, che Davos fa notizia per il trattamento riservato agli ebrei ortodossi. L'estate scorsa, ad esempio, il direttore turistico di Davos Klosters, Reto Branschi, aveva interrotto un progetto di dialogo con la FSCI che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto garantire comprensione reciproca fra gli ospiti ebrei e la popolazione locale. Il tutto è venuto a cadere quando un gruppo di ospiti ebrei non avrebbe rispettato le citate regole di convivenza comune e, in aggiunta, avrebbe rifiutato di ricevere spiegazioni in merito. Lo stesso Branschi, ora, ha preso immediatamente le distanze dall'avviso pubblicato sulla bacheca presso la stazione Pischa. Proprio perché, da un lato, potrebbe (e lo ha fatto) ferire i sentimenti dei turisti ebrei, mentre dall'altro «non rappresenta l'atteggiamento della destinazione e degli operatori turistici della nostra città». Davos Klosters e i suoi servizi, ha ribadito Branschi, sono aperti a tutti gli ospiti.

Branschi, come detto, aveva annunciato lo scorso settembre che avrebbe costituito una task force con la FSCI. Jonathan Kreutner ha confermato che, alla fine, non se ne è più fatto nulla: «Non si può parlare di una task force. Tuttavia, la mediazione è in corso e Davos sta parlando anche con noi». Il segretario generale della Federazione, concludendo, si è chiesto in ogni caso «quanto grande sia la volontà di Davos di accogliere ospiti ebrei». L'avviso presso la stazione a monte Pischa, di sicuro, rappresenta «una dimensione completamente nuova» a livello di relazioni (e tensioni).

L'ufficio stampa della polizia cantonale dei Grigioni, infine, ha confermato i fatti all'agenzia Keystone-ATS. La polizia ha ricevuto inoltre una comunicazione al riguardo da un privato. «Abbiamo classificato il fatto come un possibile reato punibile d'ufficio e abbiamo quindi avviato un'indagine», ha dichiarato il portavoce Roman Rüegg.