Non solo Hamas: «Anche per Hezbollah serve un divieto in Svizzera»

Dopo il gruppo islamista Hamas, attivo nei territori palestinesi, andrebbe vietato in Svizzera anche il movimento sciita libanese Hezbollah. È quanto prevede una mozione adottata oggi dal Consiglio degli Stati per 31 voti a 1.
Il Consiglio nazionale deciderà domani su una mozione identica presentata dalla propria Commissione per la politica di sicurezza. Attualmente in Svizzera sono proibiti per legge solo i gruppi Al-Qaeda e ISIS. In futuro dovrebbe esserlo anche Hamas: stamane gli Stati hanno adottato una legge al riguardo, che dovrà ancora passare al vaglio del Nazionale.
Come per Hamas, anche la mozione riguardante Hezbollah si spiega con la mutata situazione in Medio Oriente dopo i massacri del 7 ottobre 2023 e l'inizio di un conflitto fra il movimento islamista libanese, sostenuto dall'Iran e dai ribelli Huthi, e Israele. Per la commissione che ha presentato la mozione, Hezbollah può essere equiparato ad Hamas.
La sinistra, seguita da alcuni deputati di destra, ha inizialmente cercato di rinviare la mozione in commissione, chiedendo una perizia della sua Commissione della politica estera. Franziska Roth (PS/SO) ha auspicato, invano, un rapporto che desse una panoramica «nell'interesse della sicurezza della Svizzera».
Ma secondo la commissione della politica di sicurezza, Hezbollah è sia una forza paramilitare e politica in Libano, sia un'organizzazione terroristica islamica radicale responsabile di numerosi atti di violenza e violazioni dei diritti umani. «È già considerata un'organizzazione terroristica da diversi Stati e organizzazioni», ha osservato, a nome della commissione, Marianne Binder-Keller (Centro/AG). Hezbollah rappresenta anche una minaccia per la stabilità dell'intera regione.
Mauro Poggia (MCG/GE) ha invece sostenuto che, sebbene la Svizzera sia nota per i suoi mandati di buoni uffici sulla scena internazionale, è importante evitare di «indicare i buoni e i cattivi in ogni momento». «La storia è un film in cui i ruoli cambiano nel tempo», ha sottolineato.
Il ginevrino si è astenuto dal voto, così come una parte della sinistra. Carlo Sommaruga (PS/GE) è stato l'unico a opporsi al testo. A suo avviso, «dobbiamo chiederci se Hezbollah sia una minaccia per la sicurezza interna ed esterna della Svizzera». Qualora lo fosse, un divieto sarebbe giustificabile.
Anche il Consiglio federale si è opposto alla mozione, sottolineando che non ha il potere generale di vietare le organizzazioni. Tale divieto è possibile in base alla legge sui servizi informativi, come è stato fatto per i gruppi Al-Qaeda e Stato Islamico.
A tale riguardo, devono essere soddisfatte due condizioni: l'organizzazione deve propagare, sostenere o promuovere, direttamente o indirettamente, attività terroristiche o estremismo violento e deve essere vietata o sanzionata dalle Nazioni Unite. Il governo, per bocca del consigliere federale Beat Jans, ha sottolineato che le Nazioni Unite non hanno preso alcuna decisione in merito a Hezbollah.
L'altra possibilità è quella di promulgare una legge ad hoc, come è stato deciso per Hamas. In questo caso, però, il Consiglio federale ha reagito in modo «mirato» agli attacchi del 7 ottobre 2023, ha rammentato Jans, secondo cui la Svizzera deve attenersi alla prassi attuale, ossia pronunciare divieti solo caso per caso e per motivi estremamente gravi. Nel suo intervento, il «ministro» di giustizia e polizia ha ricordato la tradizione umanitaria della Svizzera e la sua posizione di Stato neutrale.
A parere di Jans, la messa al bando di Hamas non deve sfociare in un cambiamento di paradigma per la Svizzera. Dovremmo seguire questa linea politica e non allungare la lista delle organizzazioni vietate, ha affermato Jans, venendo però sconfessato dal plenum.