Confederazione

«Occorre intensificare i controlli ai confini della Svizzera»

È quanto chiede la Commissione delle istituzioni politiche degli Stati (CIP-S), che ha presentato una mozione in tal senso
© CdT/Gabriele Putzu
Ats
12.02.2025 14:07

Occorre intensificare i controlli ai confini della Svizzera e rafforzare le misure volte a respingere sistematicamente le persone senza un permesso di dimora valido e che non presentano domanda d'asilo. È quanto chiede la Commissione delle istituzioni politiche degli Stati (CIP-S), che - con 10 voti a favore e 1 astensione - ha presentato una mozione in tal senso.

L'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) effettua già oggi controlli doganali di merci e persone alla frontiera. Tali ispezioni costituiscono un filtro di sicurezza per la Svizzera e rafforzano il senso di sicurezza oggettivo e soggettivo della popolazione, indicano i servizi del Parlamento in una nota odierna.

Gli obiettivi perseguiti della mozione sono la lotta contro la migrazione irregolare, il mantenimento della sicurezza interna e la riduzione della criminalità transfrontaliera. Secondo la CIP-S, misure di questo tipo sono fattibili. La Commissione ritiene invece che l'introduzione di controlli «sistematici» o «esaustivi» sia impensabile, sia per ragioni finanziarie e pratiche (in Svizzera si contano più di 400 valichi di frontiera), sia per quanto riguarda il rispetto del Codice frontiere di Schengen.

Con 6 voti contro 5, la Commissione propone quindi di respingere la mozione presentata dal consigliere agli Stati Marco Chiesa (UDC/TI) e intitolata «Protezione delle frontiere nazionali svizzere». Anche il Governo si era già espresso in tal senso. Secondo l'esecutivo, pur concordando con il «senatore» ticinese sulla necessità di contrastare la migrazione secondaria illegale, la soluzione risiede tuttavia nella collaborazione internazionale e non nei controlli ai confini.

La Svizzera sostiene dunque iniziative comuni a livello europeo in materia di politica migratoria e ha elaborato con la Germania, l'Austria e la Francia piani d'azione per prevenire la migrazione secondaria.

Espulsione criminali stranieri: verso disciplinamento più rigoroso

I criminali stranieri dovrebbero poter essere espulsi nel loro Paese d'origine anche se non hanno alcun legame con esso. La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati (CIP-S) si è allineata al Nazionale e propone di dar seguito a un'iniziativa in tal senso presentata da Jean-Luc Addor (UDC/VS). Ha dato così il via libera all'elaborazione di un progetto di legge.

Attualmente, i giudici possono «eccezionalmente» rinunciare all'espulsione in caso di crimini violenti. Tuttavia, quella che doveva essere l'eccezione è divenuta la norma per Addor, secondo cui la clausola dei casi di rigore viene applicata in modo troppo generoso e occorre invertire questa tendenza.

Senza voler abolire la clausola di rigore, Addor chiede ai giudici di non prendere in considerazione i legami dell'autore di un reato grave con il suo Paese d'origine nel ponderare se egli debba essere espulso o meno. A suo avviso, la formulazione attuale del testo è stata interpretata in modo tale da rendere quasi impossibile l'espulsione quando un criminale ha pochi legami con il proprio Paese.

La commissione ha condiviso questa tesi e con 8 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione, si è allineata alla decisione Nazionale. Secondo la CIP-S, i tribunali invocano con troppa generosità la clausola dei casi di rigore, in particolare quando si tratta di crimini violenti, per i quali l'interesse pubblico al pronunciamento dell'espulsione è particolarmente forte.