Svizzera

«Oggi si rivaluta l’importanza di conoscere la propria storia»

È stata creata una piattaforma per lo scambio di informazioni sulle adozioni internazionali: finora hanno aderito tutti i Cantoni, tranne il Ticino - Beffa (DSS): «Prestiamo la dovuta attenzione» - Il Nazionale, tra pochi giorni, discuterà sul divieto
©FABRIZIO CONTE
Luca Faranda
05.06.2025 06:00

Giovedì 19 giugno il Consiglio nazionale tratterà uno dei temi che più ha sollevato un polverone in questi ultimi mesi: il divieto di adozioni internazionali. Verrà infatti affrontata una mozione che chiede al Consiglio federale di «rivedere senza indugio la sua decisione di principio volta a vietare le adozioni internazionali».

L’atto parlamentare, propiziato dal consigliere nazionale ticinese Simone Gianini (PLR), si è tramutato in una mozione della Commissione degli affari giuridici del Nazionale. Oltre a fermare i piani del Governo, chiede anche di istituire un quadro giuridico chiaro - rafforzando i meccanismi di controllo e la trasparenza - per ridurre il rischio di abusi e per continuare a permettere anche in futuro le adozioni internazionali in Svizzera. Non solo. Chiede anche di «rafforzare il diritto delle persone adottate di conoscere le proprie origini e sostenerle in questa ricerca».

L’altra faccia della medaglia

In passato, sulla base di svariati rapporti, sono emerse gravi lacune nelle adozioni internazionali: tra gli anni 1970 e 1990 sono state riscontrate migliaia di irregolarità, che riguardavano ad esempio persone adottate provenienti dallo Sri Lanka e da altri Paesi. «Queste persone devono affrontare una serie di ostacoli nella ricerca delle loro origini e i cantoni stanno lavorando duramente per trovare soluzioni che forniscano loro un sostegno migliore», si legge in un comunicato diramato martedì dal Canton San Gallo. In che modo? Ben 25 Cantoni su 26 hanno aderito a una piattaforma nazionale «Adozioni internazionali».

Ne manca solo uno

Già lo scorso novembre (pochi mesi prima dell’annuncio del Consiglio federale sul divieto di adozioni internazionali) i rappresentanti di 14 Cantoni si erano riuniti a Berna, alla presenza del «ministro» della Giustizia Beat Jans, per cercare di coordinare i loro sforzi nel campo delle adozioni internazionali. È così nata la piattaforma intercantonale, cui hanno aderito tutti gli altri Cantoni. Ne manca solo uno: il Ticino.

«No, al momento il Canton Ticino non ha aderito. Quando è stata sottoposta la richiesta abbiamo fatto una valutazione d’opportunità, anche in termini di costi-benefici. Occorre infatti sottolineare che sul piano operativo, grazie ai gruppi tecnici di cui facciamo parte a livello intercantonale, la collaborazione fra Cantoni è già realtà e funziona», ci spiega Sabina Beffa, capoufficio dell’aiuto e della protezione del DSS. «Questa piattaforma non ha potere decisionale, ma emana solo raccomandazioni non vincolanti. Raccomandazioni a cui certamente prestiamo la dovuta attenzione . Ci riserviamo comunque la possibilità di una partecipazione in futuro, anche sulla base delle esigenze e dei lavori che verranno promossi dalla piattaforma», aggiunge Beffa.

Ma di cosa si occupa questa piattaforma? Nella prima seduta, tenutasi lo scorso 19 maggio, i 25 Cantoni si sono accordati sull’elaborazione di raccomandazioni comuni relative alla ricerca delle origini delle persone adottate (vedi box). Ciò vale sia per le adozioni internazionali, sia per quelle nazionali.

Le autorità competenti

Sabina Beffa ricorda infatti che «i Cantoni sono responsabili della ricerca delle origini delle persone adottate». In Ticino se ne occupa l’Ufficio dell’aiuto e della protezione del DSS, settore «Affidamenti famigliari e adozioni» (ACC/TI). «Siamo le autorità competenti per tutto quello che riguarda la procedura di adozione e l’accompagnamento nella ricerca delle origini, ma non per decretare l'adozione. Ciò è di competenza dell'Ufficio dello stato civile», sottolinea la capoufficio dell’aiuto e della protezione del DSS.

Una ventina di casi

Le richieste relative alla ricerca delle origini delle persone adottate sono state «21 nel 2024 e 16 nel 2023» in Ticino, spiega Beffa. In quante di queste sono state riscontrate irregolarità? «Non sono state riscontrate lacune in questi dossier. Ma noi non siamo l’ufficio di ricerca degli abusi, anche perché siamo solo marginalmente nella misura di poterli evidenziare, in funzione di quanto disponibile nei dossier presenti negli archivi. Il margine di manovra in questo ambito per i Cantoni è praticamente nullo, riguarda invece di più l’autorità centrale federale».

Gli abusi scoperti, in particolare, riguardavano lo scorso secolo. Nel frattempo, il sistema è cambiato: la Convenzione dell’Aia sulle adozioni è entrata in vigore in Svizzera nel 2003 e oggi le adozioni internazionali sono meno di una trentina all’anno. Per Beffa, tuttavia, è molto probabile che le richieste sulle origini da parte di persone adottate aumenteranno in futuro. «. «È rivalutata l’importanza di conoscere la propria storia e in questo senso della ricerca delle origini. L’attenzione verso questa scoperta delle origini è ulteriormente accresciuta, a prescindere dal fatto che siano emersi questi abusi».

Dal 2018 l’associazione «Back to the roots» conduce un progetto pilota per accompagnare e sostenere le persone adottate dallo Sri Lanka nella ricerca delle loro origini. Il progetto pilota (su mandato del DFGP e della Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia) scadrà a fine 2025, ma alcune ricerche (l’associazione ne ha supportate un’ottantina; dal Ticino non sono state avviate ricerche) non sono ancora state completate: la piattaforma ha pertanto elaborato un accordo di transizione per garantire un sostegno continuo alle persone interessate.