Sicurezza

OSCE, un impegno per la pace

Nel 2026 la Confederazione assumerà per la terza volta la presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – Prevista una conferenza ministeriale a Lugano il 3 e 4 dicembre - Per Berna le priorità sono cinque
©ANTHONY ANEX
Luca Faranda
26.12.2025 21:00

La Svizzera, anche nel 2026, vuole «contribuire alla sicurezza del continente e al rafforzamento di un multilateralismo inclusivo, in linea con la sua tradizione di neutralità, promuovendo il dialogo e la prevenzione dei conflitti». Con questi presupposti, Berna si appresta ad assumere la presidenza dell’OSCE. Ma di cosa si tratta? E quali sono le priorità per la Svizzera? Ecco le risposte alle principali domande.

Che cosa è l’OSCE e da quando esiste?
L’OSCE è la più grande organizzazione regionale per la sicurezza del mondo. Ha sede a Vienna e conta 57 Stati provenienti dall’Europa, dall’America del Nord e dall’Asia centrale. Tra gli obiettivi di questo organo - che tra i partecipanti include anche Russia e Ucraina - ci sono il superamento delle divergenze e l’instaurazione di un clima di fiducia. L’origine dell’OSCE va ricercata nel contesto della guerra fredda e dunque nella divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti. La creazione dell’OSCE risale infatti al 1975 (due anni prima fu convocata la Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, CSCE) e si basa sui dieci cosiddetti principi di Helsinki. Nel 1994, la CSCE è stata ribattezzata Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). La Svizzera ne fa parte sin dalla nascita della CSCE.

Quali sono i dieci principi di Helsinki?
Il cosiddetto «decalogo di Helsinki» è una «dichiarazione sui principi che reggono le relazioni fra gli Stati partecipanti» ed è il fulcro dell’Atto finale firmato a Helsinki nel 1975. Si divide in dieci punti (oggi non particolarmente rispettati): Eguaglianza sovrana, rispetto dei diritti inerenti alla sovranità; Non ricorso alla minaccia o all’uso della forza; Inviolabilità delle frontiere; Integrità territoriale degli Stati; Risoluzione pacifica delle controversie; Non intervento negli affari interni; Rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; Eguaglianza dei diritti e autodeterminazione dei popoli; Cooperazione tra gli Stati; Adempimento in buona fede degli obblighi di diritto internazionale.

Qual è il compito dello Stato che assume la presidenza?
Ogni anno uno Stato partecipante detiene la presidenza dell’OSCE per guidarla politicamente e gestirne le attività. Nel 2024 era Malta, quest’anno la Finlandia e l’anno prossimo sarà il turno della Svizzera (eletta il 30 dicembre 2024): la Presidenza in carica di solito forma una «troika» e coordina i lavori con lo Stato che deteneva la presidenza l’anno precedente (dunque con Helsinki) e con quello che la deterrà l’anno successivo (non è ancora stato deciso chi sarà presidente nel 2027).

La Svizzera ha già assunto la presidenza dell’OSCE in passato?
Sì, nel 2026 la Svizzera sarà per la terza volta alla presidenza dell’OSCE. La prima volta è stata nel 1996 (allora il «ministro» degli Esteri era il ticinese Flavio Cotti) e la seconda nel 2014 (con Didier Burkhalter). Nel 2026, il presidente in carica sarà il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis.

Quali sono le priorità della Svizzera per l’anno di presidenza?
La Confederazione ha definito cinque priorità. «Principi di Helsinki - per una pace duratura»: la Svizzera, attraverso la mediazione, si impegna a favore di una pace giusta in Ucraina, fondata sul diritto internazionale e sui principi di Helsinki. La seconda priorità è la «Diplomazia multilaterale inclusiva»: l’OSCE è l’unica piattaforma che riunisce Europa, Stati Uniti e Russia. Pertanto, Berna vuole promuovere il dialogo e la cooperazione in materia di sicurezza informatica, strumenti politico-militari e prevenzione dei conflitti. La terza priorità riguarda «l’Anticipazione delle tecnologie – per un futuro sicuro e umano»: la Svizzera promuoverà una «governance incentrata sui bisogni dell’uomo, collegando scienza e diplomazia, in particolare nei settori dell’acqua, dell’energia e della sicurezza digitale». La quarta priorità mette l’accento su «Democrazia, Stato di diritto e diritti umani», ad esempio sostenendo le missioni sul campo e l’osservazione elettorale dell’OSCE, «affinché la democrazia e i diritti umani rimangano al centro della sicurezza europea». Infine, l’ultima priorità riguarda la «Capacità di azione dell’OSCE»: l’organo (al pari del Consiglio di sicurezza dell’ONU) è attualmente bloccato, ma la Svizzera vuole «preservare gli strumenti fondamentali – missioni, osservazione delle elezioni – e garantirne il finanziamento».

Ci saranno anche attività sul suolo elvetico?
Sì, la Svizzera ha previsto quattro conferenze internazionali. La prima si terrà a San Gallo il 9-10 febbraio 2026: «Lotta all’antisemitismo: affrontare le sfide dell’intolleranza e della discriminazione»; la seconda avrà luogo a Ginevra il 7-8 maggio: «Anticipazione delle tecnologie – per un futuro sicuro e umano»; la terza a Berna il 3 e 4 settembre: «Da Ginevra a Helsinki: processo di fondazione e scopo principale dell’OSCE»; infine, a Zugo, il 29 e 30 settembre ci sarà una conferenza dal titolo «De-escalation nel cyberspazio: mediazione e diplomazia preventiva».

Quale evento si terrà a Lugano?
Il Consiglio dei ministri dell’OSCE, organo direttivo e decisionale centrale formato dai ministri degli esteri di tutti gli Stati partecipanti, si riunisce una volta all’anno, di norma in dicembre. Nel 2026, la Svizzera ha proposto come luogo Lugano. La Conferenza ministeriale annuale si dovrebbe tenere il 3 e 4 dicembre 2026. «L’esperienza acquisita dal Cantone Ticino e dalla città di Lugano in occasione della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina 2022 potrà essere messa a frutto per la pianificazione e lo svolgimento dell’incontro», spiega il DFAE.

Qual è il ruolo di Ignazio Cassis?
Il presidente in carica, Ignazio Cassis, sarà a Vienna già a metà gennaio. Nel corso dell’anno di presidenza effettuerà inoltre una serie di viaggi in aree importanti per l’Organizzazione «al fine di sostenere gli sforzi tesi a promuovere il dialogo, la stabilità e la fiducia, nonché per agevolare soluzioni pragmatiche alle tensioni attuali».