Svizzera

Pasqua amara per i consumatori: il cioccolato ora costa di più

Le abbondanti precipitazioni hanno compromesso il raccolto di fave nei principali Paesi produttori dell’Africa occidentale, facendo lievitare i prezzi di vendita dei tradizionali coniglietti e delle uova pasquali – Migros e Coop: «Adeguamenti inevitabili»
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Potrebbe essere una Pasqua amara, specialmente per gli amanti del cioccolato. I tradizionali coniglietti pasquali, ma anche le più classiche barrette di cioccolato, così come le creme al cacao e gli ovetti, rischiano infatti di rimanere indigesti ai consumatori, a causa dell’aumento dei prezzi degli ultimi tempi. Alla base del problema, spiega la grande distribuzione svizzera, c’è l’incremento del costo delle materie prime, come il cacao e lo zucchero. Ciò fa sì che «siamo attualmente confrontati con richieste di aumenti di prezzo», chiarisce da noi contatta una portavoce di Coop. «Al momento - aggiunge - siamo in trattativa con diversi fornitori, le cui richieste vengono esaminate con estrema attenzione e corrisposte solo se strettamente necessario». E, nonostante Coop faccia sapere che «ci impegniamo per mantenere stabili anche i prezzi», un ulteriore aumento dei prezzi non può comunque essere escluso. «Talvolta, questo accade», spiegano.

Dall’anno scorso, osserva da parte sua un portavoce di Migros, l’aumento effettivamente c’è stato. «L’incremento dei prezzi delle materie prime ci ha obbligato ad adeguare i prezzi dei nostri marchi». Un rincaro, dicono, che in media è stato del 4% e che «ha interessato tutti i prodotti a base di cacao». La situazione, ribadisce anche Migros, viene attentamente monitorata: «Siamo in contatto con i nostri partner e cerchiamo sempre di offrire il miglior rapporto qualità-prezzo alla clientela. Ma, a causa dell’attuale situazione - globale - è difficile prevedere quale sarà l’evoluzione dei prezzi».

Dove nasce il problema

Il problema, come detto, parte da lontano, dai Paesi da cui proviene la materia prima, il cacao. Le forti piogge e le fitopatie per l’eccesso di umidità hanno determinato raccolti catastrofici in Costa d’Avorio e Ghana, che da soli producono quasi il 60% del raccolto mondiale di cacao. L’offerta limitata non è così riuscita a stare al passo con l’elevata domanda del prodotto su scala globale. E la situazione potrebbe persino peggiorare con il fenomeno climatico del Nino, che minaccia anche i futuri raccolti dell’Africa occidentale. La conseguenza? Sulle principali piazze di Stati Uniti e Regno Unito, il prezzo del cacao è ai massimi rispetto agli ultimi quarant’anni, e più che raddoppiato rispetto al 2023. Addirittura, spiegano gli analisti, il costo della materia prima ha superato i picchi raggiunti nel 2011, quando la crisi post-elettorale del 2011 in Costa d’Avorio provocò più di 3 mila morti. In febbraio, il contratto negoziato a Londra per la consegna in maggio ha raggiunto un nuovo primato, toccando le 4.248 sterline per tonnellata. La controparte scambiata a New York, con consegna a marzo, ha invece toccato il livello più alto in oltre quarantasei anni, a 5.288 dollari per tonnellata. «Prima che il prezzo del cacao a New York raggiunga il massimo storico del 1977, a 5.379 dollari la tonnellata, è solo questione di tempo», ha detto un analista di Commerzbank citato dal Sole 24 Ore. Discorso simile anche per lo zucchero, la cui produzione è minacciata dai cambiamenti climatici in atto, con conseguenze sui raccolti e, di riflesso, sui costi: nell’arco di un anno, il prezzo è lievitato quasi del 60%.

Consumo a rischio?

La pressione esercitata sui costi delle materie prime si sta ripercuotendo anche sui produttori svizzeri di cioccolato, preoccupati per le ripercussioni sui consumi. Non a caso, fa sapere Chocosuisse, già nel 2023 a causa della «sensibilità dei clienti ai prezzi», il consumo interno pro capite è leggermente diminuito. E il rincaro potrebbe condizionare anche le vendite legate alla Pasqua. «Purtroppo, anche l’assortimento pasquale ha risentito della situazione e anche per questi prodotti l’aumento dei prezzi sfiora in media il 4%», osserva Migros. Ma, puntualizza Coop, «non siamo preoccupati per le vendite: «Con il nostro ampio assortimento offriamo una scelta di prodotti appartenenti a diverse fasce di prezzo».

Chocosuisse: «Prezzi della materia prima e dazi ci penalizzano»

Sono da ricondurre a due cause agli aumenti dei prezzi dei prodotti a base di cioccolato in Svizzera. Da un lato è stato riscontrata una crescita del costo della materia prima essenziale, cioè il cacao, fatto che fa inevitabilmente salire i costi di produzione. «Tuttavia questi aumenti non si ripercuotono direttamente sui consumatori», ci spiega Thomas Juch di Chocosuisse, «poiché le misure di aggiustamento dei prezzi sono svolte a intervalli e non in maniera continua». Di conseguenza, «una parte degli aumenti rimane solo sul lato della produzione». Ciononostante, in un contesto di sensibile variazione dei prezzi, «la situazione crea numerose sfide per un già oneroso prodotto di qualità come il cioccolato svizzero». L’altra ragione che incide in maniera rilevante - e che differenzia la Confederazione dagli altri Paesi produttori di cioccolato - è l’incremento dei prezzi del latte in polvere e dello zucchero, dovuto soprattutto al protezionismo doganale attuato dalla Svizzera. Per quanto riguarda il latte in polvere esistono meccanismi che aiutano a compensare la variazione dei costi. Per lo zucchero, invece, non ci sono adeguamenti analoghi, e di conseguenza «le sfide e i costi dei produttori aumentano proporzionalmente alle misure protezionistiche» comunica Juch, aggiungendo che «esse sfavoriscono la Svizzera di fronte a concorrenti esteri», come il Belgio, uno dei principali «rivali» della Confederazione. In futuro, «questi fattori potrebbero minacciare la competitività e la redditività dei produttori di cioccolato elvetici sul mercato internazionale». 

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