Svizzera

Pensioni, gli svizzeri scelgono la libertà

Quasi sette persone su dieci vogliono decidere l’età del ritiro - Rifiuto per tasse e tagli, sì a riforme eque e sostenibili
©Chiara Zocchetti
Ats
26.08.2025 08:37

Quasi due terzi della popolazione svizzera desidera avere più libertà nella scelta dell'età di pensionamento, secondo un sondaggio di Deloitte Svizzera. Una larga maggioranza degli intervistati si dichiara inoltre scettica di fronte alle riforme dell'AVS proposte finora.

La società di revisione e consulenza indica oggi in un comunicato che il 68% delle persone intervistate preferirebbe decidere autonomamente l'età del proprio pensionamento piuttosto che essere sottoposto alla soglia dei 65 anni.

La popolazione elvetica «aspira a più libertà piuttosto che a limiti di età rigidi e si attende un finanziamento sostenibile della previdenza», osserva Reto Savoia, ceo di Deloitte Svizzera. Le persone sono pronte per nuove soluzioni.

Lo studio propone quindi una maggiore flessibilità dell'età pensionabile. In futuro, ciascuno dovrebbe poter decidere autonomamente quando andare in pensione, in funzione di criteri quali lo stato di salute, la situazione finanziaria e i progetti di vita individuali.

Questo modello prevede un'età minima di pensionamento e maggiorazioni o riduzioni corrispondenti. I pensionamenti tardivi verrebbero così premiati con rendite più elevate, sottolineano gli autori dell'indagine.

Nella maggior parte dei casi, chi può decidere liberamente quando andare in pensione tende a pianificare meglio la propria previdenza. Questa flessibilizzazione potrebbe portare a un aumento delle persone in grado e desiderose di restare attive professionalmente. Una possibile risposta, quindi, alla crescente carenza di manodopera qualificata dovuta all'evoluzione demografica, si legge nell'indagine.

Savoia ritiene che «l'occupazione dei senior debba diventare un'opzione attraente e realistica». A suo avviso, il successo di questo modello passa attraverso un cambiamento nelle imprese e un maggiore riconoscimento dei dipendenti più anziani.

Una maggioranza relativa degli intervistati (44%) sostiene l'idea di un aumento dei contributi federali all'AVS. In questo contesto, Deloitte propone quindi un loro incremento. Questi contributi federali dovrebbero però essere temporanei e mirati, al fine di offrire una soluzione «sostenibile e ragionevole», precisano gli autori dello studio.

La terza e ultima opzione di riforma riguarda il rafforzamento del finanziamento dei tre pilastri attraverso il mercato dei capitali. Deloitte propone di ricorrere a investimenti delle risorse derivanti da un aumento del fondo AVS. Oggi, il finanziamento del primo pilastro si basa quasi esclusivamente sul fatto che le entrate derivanti dai contributi salariali e dai contributi federali vengono direttamente destinate al pagamento delle rendite in corso.

Secondo l'indagine, un raddoppio del fondo esistente, che passerebbe così da circa 50 miliardi di franchi a 100 miliardi, sarebbe sufficiente a colmare gran parte del deficit di finanziamento previsto entro il 2040. L'operazione verrebbe finanziata con contributi annuali fino al 2035, indicano gli autori.

Una riforma che incontra il favore della maggioranza degli intervistati (53%). Per il secondo pilastro, Deloitte propone l'abbassamento della soglia di accesso, insieme a un aumento dei rendimenti e a una maggiore individualizzazione. Quanto al terzo pilastro, si suggerisce un incremento dei contributi e investimenti più consistenti sul mercato dei capitali.

Gli autori ritengono che l'indagine invii «un segnale chiaro» ai responsabili politici: le riforme dell'AVS che puntano a un aumento degli oneri finanziari incontrano scarsa adesione. L'aumento dei contributi salariali è respinto da una maggioranza relativa del 49% degli intervistati.

Lo stesso vale per l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto, che non convince il 65% delle persone interpellate. Il verdetto è ancora più netto per quanto riguarda le riduzioni delle rendite: oltre tre quarti della popolazione vi si oppone.

Questo rifiuto di nuovi oneri salariali o fiscali esprime chiaramente «il bisogno di riforme che siano economicamente ragionevoli e che vadano nella direzione dell'equità intergenerazionale», afferma Savoia.

Lo studio di Deloitte è stato condotto nel febbraio 2025 nell'ambito della serie di studi «L'invecchiamento della Svizzera». Si basa su vari dati e su un'indagine online realizzata presso 1000 persone su tutto il territorio nazionale.

In questo articolo: