La stangata

Per Donald Trump «il deficit commerciale resta una priorità»

Con queste parole, ieri sera, Karin Keller-Sutter annunciava che non è stato raggiunto alcun accordo con gli USA sui dazi – Dal 31% del Liberation Day, si è quindi passati al 39%
© KEYSTONE (EPA/ERIC LEE / POOL)
Red. Online
01.08.2025 11:17

Gli Stati Uniti hanno imposto dazi alla Svizzera del 39%, le peggiori tariffe d'Europa (le esportazioni dell’Unione Europea sono soggette a un prelievo del 15%). I calcoli statunitensi erano già stati fortemente contestati nel Liberation Day, quando Donald Trump aveva parlato di dazi al 31%. Per il presidente USA la questione principale è rappresentata dal deficit commerciale. Nel decreto, Trump definisce le conseguenze dei disavanzi fra esportazioni e importazioni «una minaccia insolita e straordinaria alla sicurezza nazionale e all'economia degli Stati Uniti».

Nel 2024 gli Stati Uniti hanno esportato in Svizzera beni per un valore di 25 miliardi di dollari. Gli USA hanno però importato dal nostro Paese merci per un valore di 63,4 miliardi di dollari. La bilancia commerciale è sfavorevole a Washington con un deficit commerciale di circa 38,5 miliardi di dollari. Se dividiamo 38,5 miliardi per 63,4 miliardi, otteniamo di 0,607. Ovvero, arrotondato, il 61% che Trump citava nella sua ormai famosa tabella il 2 aprile scorso. L'amministrazione Trump aveva quindi applicato un moltiplicatore di 0,5 per arrivare ai nuovi dazi (e al 31% svizzero).

Orbene, per lo scorso anno il Governo USA dichiara un deficit commerciale (la differenza tra beni importati ed esportati) di 38,5 miliardi di dollari negli scambi di merce con la Confederazione. Da qui, evidentemente, il 39% di dazi annunciato oggi da Washington.

La Svizzera esporta negli Stati Uniti più beni di quanti ne importi. Quasi il 60% delle esportazioni riguarda l'industria farmaceutica, seguita da oro, gioielli, orologi e macchinari. Trump ignora però tutte le aziende tecnologiche del settore dei servizi, come Meta o Alphabet: se si considerano anche queste, il deficit commerciale degli Stati Uniti ammonta a soli 18 miliardi di franchi svizzeri.

Una tesi sostenuta dal Governo svizzero durante i colloqui con Washington: gli Stati Uniti non hanno incluso i servizi statunitensi esportati in Svizzera nei loro calcoli della bilancia commerciale, in particolare le licenze dei software. Se fossero inclusi i servizi importati (valutati a 21 miliardi di franchi), l’eccedenza commerciale della Svizzera sarebbe circa la metà di quella utilizzata per il calcolo fatto dall’amministrazione Trump: 18 miliardi di franchi, appunto, invece di 38,5 miliardi. «Il modo in cui è stata calcolata la tariffa del 31% riguarda solamente una percentuale estremamente ridotta di merci», aveva spiegato a suo tempo il «ministro» dell’economia Guy Parmelin, criticando i calcoli «troppo matematici» degli Stati Uniti. «Oro e prodotti farmaceutici saranno esentati, così come acciaio e automobili, che invece sottostanno a dazi settoriali», aveva precisato il capo del Dipartimento federale dell’economia, bollando le misure USA come «ingiustificate». «Il 99% di tutti i beni provenienti dagli Stati Uniti può essere infatti importato in Svizzera in esenzione doganale». La Svizzera ha infatti abolito tutti i dazi industriali dal 1. gennaio 2024. Pertanto, aveva spiegato ancora Parmelin, «l’eccedenza del nostro Paese nell’esportazione di beni verso gli USA non è riconducibile a pratiche commerciali sleali».

Inoltre, la Svizzera è un importante investitore negli Stati Uniti. Si colloca al settimo posto tra tutti i Paesi e, tra questi sette, è l’investitore che paga gli stipendi medi più alti. Le aziende svizzere impiegano mezzo milione di persone negli Stati Uniti.

Me per Donald Trump «il deficit commerciale resta una priorità», ha commentato la presidente della Confederazione annunciando che non è stato trovato l'accordo con gli USA sui dazi. «La Svizzera era e rimane in contatto con i servizi competenti degli Stati Uniti. Continua a perseguire una soluzione negoziata compatibile con l'ordinamento giuridico svizzero, compresi gli impegni internazionali. Il Consiglio federale analizzerà la nuova situazione e deciderà come procedere».

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