«Per i giovani la pensione è a rischio»

LUGANO - È difficile farsi un quadro chiaro dello stato di salute del sistema pensionistico svizzero, anche perché è strettamente correlato con l’andamento dei mercati finanziari. Dopo un 2018 pessimo, l’inizio dell’anno ha invece segnato un recupero, e le casse pensioni hanno registrato un rendimento sui capitali del 5,4% nel primo trimestre. Ma ci sono anche trend di lungo termine, come l’invecchiamento della popolazione e i tassi di interesse bassi, che mettono a rischio la tenuta e del sistema, con rischi soprattuto per le generazioni future, e che provocano una asimmetria a livello di contributi (vedi il grafico elaborato da UBS). Ne abbiamo parlato con Jackie Bauer, economista ed esperta di previdenza di UBS.
L’inizio del 2019 è stato molto positivo per i mercati finanziari internazionali, con riflessi rallegranti sulle casse pensioni svizzere. Ma lo scorso anno le casse hanno registrato un rendimento negativo, mentre hanno dovuto corrispondere un tasso di interesse tecnico LPP dell’1% sugli averi di vecchiaia degli assicurati. Quali effetti ha avuto questo dato sul tasso di copertura delle casse pensioni?
«Secondo il campione UBS, il 2018 è stato l’anno peggiore per i fondi pensione svizzeri dal 2008. La performance media si è attestata al -3,29%, riducendo conseguentemente il patrimonio dei fondi pensione e causando anche un peggioramento nei rapporti di copertura del fondo. Secondo un’analisi di Swisscanto le riserve dei fondi pensione sono diminuite di circa la metà, causando una flessione dei tassi di copertura. Tuttavia, grazie a diversi anni di prestazioni relativamente buone, la maggior parte degli istituti di previdenza riesce ancora a mantenere un rapporto superiore a 100. Va comunque considerato che, se in futuro si presenteranno anni come quello appena trascorso, i fondi pensione potrebbero trovarsi rapidamente in guai più seri».
Il livello dei tassi di interesse si mantiene sempre molto basso, se non negativo, ma il Consiglio federale ha deciso di mantenere il tasso di interesse tecnico LPP all’1%. Secondo lei è stata la decisione giusta? Quali altri effetti avrà questa remunerazione sugli istituti di previdenza?
«L’interesse minimo corrisposto agli assicurati segue una formula basata sulla media storica delle obbligazioni svizzere e l’indice Pictet 25 LPP. Molti istituti di previdenza e fondi collettivi, tuttavia, garantiscono interessi superiori al minimo richiesto e possono farlo per vari motivi, ad esempio se il loro patrimonio investito ha ottenuto un buon rendimento oppure se il rapporto tra beneficiari di rendite e collaboratori attivi si mantiene basso. Se consideriamo anni come il 2017 ad esempio, quando i rendimenti sui mercati azionari erano elevati, i fondi pensione hanno potuto realizzare parte dei loro guadagni per rafforzare le riserve e garantire quindi la corresponsione degli interessi in anni più difficili. L’ammontare degli interessi distribuiti dipende anche dalle passività e dal bilancio, quindi non solo dai rendimenti conseguiti grazie all’andamento dei mercati finanziari. D’altra parte, per molte delle compagnie di assicurazione che coprono i rischi nel secondo pilastro, una remunerazione all’1% risulta elevata visto che l’entità è obbligata ad attuare una strategia di investimento tendenzialmente conservativa, ossia principalmente composta da obbligazioni. In generale non si può quindi affermare che la decisione presa sia giusta o meno, poiché la situazione è diversa per ciascuna istituzione di previdenza».
Grazie agli interventi di stimolo monetario attuati delle banche centrali di tutto il mondo, i mercati finanziari e il mercato immobiliare hanno registrato forti apprezzamenti. Ora le banche centrali stanno cambiando rotta. Questo avrà ripercussioni anche sulle rendite delle casse pensioni elvetiche? È possibile fare delle previsioni?
«La politica monetaria espansiva ha stimolato i mercati finanziari per anni. Le azioni si sono apprezzate grazie ad un accesso al credito facilitato per le aziende e a degli investimenti a basso costo. Il valore delle obbligazioni è aumentato con la riduzione dei tassi di interesse e ciò ha supportato il mercato immobiliare. Tassi d’interesse destinati a restare bassi per tanto tempo costituiscono un importante zavorra per i bond visto che le loro valutazioni sono alte e i rendimenti molto bassi. Ciò implica che i rendimenti attesi saranno modesti o addirittura negativi per la gran parte del portafoglio di un fondo pensione che è principalmente investito in titoli obbligazionari di alta qualità. In alcuni casi gli istituti di previdenza sono persino costretti a corrispondere degli interessi sulle loro disponibilità attive liquide. Una volta che i tassi di interesse saliranno, il valore delle obbligazioni scenderà, ma il rendimento più elevato non produrrà immediatamente un contestuale versamento di interessi. Attualmente non prevediamo un forte aumento dei tassi nel corto termine. Ci aspettiamo infatti che la Banca nazionale svizzera aumenti i tassi solo dopo che la Banca centrale europea lo avrà fatto; secondo le nostre previsioni, ciò non avverrà prima del 1. trimestre del 2020. Successivamente prevediamo un aumento lento e graduale dei tassi di riferimento. La vera domanda è: quanto tempo passerà prima di entrare nella prossima fase di recessione? È difficile da dire, ma i tempi in cui vedremo nuovamente degli interessi elevati sono probabilmente lontani. I fondi pensione devono abituarsi a dei rendimenti inferiori rispetto al passato. Ciò implica anche un maggior costo della diversificazione considerato che i rendimenti sono in media più bassi ma allo stesso tempo i fondi pensione non possono evitare l’investimento in obbligazioni governative di alta qualità visto che i loro impegni nei confronti degli assicurati che beneficiano di rendita sono in aumento piuttosto che in diminuzione».
Secondo alcuni studi, in Svizzera si sta verificando un processo di trasferimento di risorse dai fondi pensione degli assicurati attivi a quelli già in pensione. Avete potuto valutare a quanto ammonta? Questo fenomeno non metterà in pericolo la possibilità per gli attuali lavoratori di ottenere in futuro una pensione adeguata?
«Il secondo pilastro si fonda sul principio della capitalizzazione, secondo cui ciascuno di noi finanzia il proprio risparmio previdenziale per ottenere la pensione. Inoltre, il pilastro della previdenza professionale copre dei rischi aggiuntivi quali: l’incapacità di guadagno prima dell’età della pensione e il decesso, in seguito al quale la famiglia potrebbe ricevere una certa somma di denaro. Ricordo inoltre che, se si supera una certa aspettativa di vita, il versamento della rendita prosegue vita natural durante. Perché questo sistema funzioni, il tasso di conversione fissato dall’istituto di previdenza deve essere in linea con l’aspettativa di vita. Al momento esso ammonta al 6.8% per quanto concerne la copertura LPP obbligatoria ed è considerato troppo alto, poiché l’aspettativa di vita è aumentata notevolmente nelle ultime generazioni. I fondi pensione sono quindi confrontati con un deficit di finanziamento: tenendo conto che molti istituti offrono coperture aggiuntive rispetto al minimo, risulta attuabile un abbassamento del tasso di conversione sulle rendite. Il vero problema è che questo processo è iniziato troppo tardi e si sta già soffrendo a causa di importanti deflussi che non riescono ad essere rifinanziati. La domanda è: chi può colmare queste lacune nel frattempo? La risposta è che fondamentalmente si sta migrando verso un sistema pay as you go nel secondo pilastro, così come lo è già per la previdenza statale del primo pilastro. Quindi il peso finanziario è a carico dei giovani, che devono diventare sempre più vigili di fronte a delle scemate speranze di ottenere una pensione sana. Sarebbe più corretto se questo onere fosse ripartito tra i giovani (parte del contratto sociale vuole che siano loro ad aiutare i genitori) e i meno giovani. Ma ciò richiederebbe riforme dolorose per attuare un rapido cambiamento».
A vostro modo di vedere quali sarebbero i correttivi che bisognerebbe apportare al sistema pensionistico svizzero per renderlo sostenibile ? In Svizzera sono attualmente aperte delle discussioni per una riforma. A vostro avviso si sta andando nella direzione giusta? Quali sono i principali ostacoli politici per operare le riforme necessarie?
«È importante non limitarsi a discutere di misure di finanziamento volte a mantenere «vivo» il primo e il secondo pilastro, perché questo approccio considera unicamente i sintomi e non la malattia. Le attuali proposte di riforma non saranno probabilmente sufficienti per riportare il paziente in salute: abbiamo bisogno di riforme più incisive per andare alla causa del problema, ma purtroppo non esiste una soluzione perfetta per tutti. La flessibilità è quindi una delle componenti fondamentali di una buona riforma. Solo per citare alcune opzioni: si potrebbero valutare età di pensionamento variabili e pensioni flessibili con una copertura base ed un top-up basato sulla performance degli investimenti. I risparmi previdenziali potrebbero essere convertiti in pagamenti regolari fino ad un importo massimo per garantire uno standard di vita normale, mentre il resto potrebbe essere riscattato sotto forma di capitale, per limitare i rischi sopportati dalle generazioni più giovani. Il rapporto di conversione dovrebbe essere calcolato in base a diversi fattori, con l’idea di impostarlo in modo diverso per ogni generazione e indipendentemente dalla volontà politica. Dobbiamo poter offrire una gamma più ampia di modelli di lavoro e di pensionamento e questi due fattori dovranno probabilmente essere combinati poiché, in caso contrario, la pensione può diventare un lusso che richiederà alla maggior parte di noi di lavorare più a lungo».
In che misura gli affiliati saranno saranno chiamati a contribuire alla riforma?
«Ognuno può contribuire a questo cambiamento, iniziando ad adattare la propria percezione in base a questi modelli necessari in una nuova realtà. Altrettanto importante per il processo di riforma è che ogni singola persona si faccia carico dei propri risparmi, poiché questi diventeranno più importanti al crescere delle tensioni nel sistema previdenziale. Vi è quindi un potenziale di riforma anche nel terzo pilastro (previdenza privata); alcune misure attuabili potrebbero essere le seguenti: permettere ai genitori di contribuire per i loro figli prima che essi inizino a lavorare e contributi effettuati da/per i disoccupati e per le donne/mamme che si prendono una pausa dell’attività lavorativa. I detrattori sostengono che i politici non hanno alcun incentivo a riformare il sistema con una penalizzazione che colpisce anche i gruppi di età più avanzata che in effetti oggi dominano i risultati elettorali come pure la presenza nella classe politica, ad esempio aumentando l’età pensionabile o riducendo i pagamenti delle pensioni. Che sia vero o no, credo nel potere e nel buon senso delle persone, sono in gioco più dei semplici benefici pensionistici della prossima generazione e per esperienza personale posso affermare che nonni e genitori non vogliono lasciare i propri nipoti e figli con una montagna di debiti. È quindi giunto il momento di parlare di vere riforme».
