Previdenza

Piano miliardario alla prova sul finanziamento dell'AVS

Centro e sinistra vogliono un pacchetto unico per pagare sia la tredicesima mensilità sia l'eventuale abolizione del tetto massimo della rendita per i coniugi - Al Consiglio degli Stati si preannuncia un dibattito animato
©JAN WOITAS
Giovanni Galli
12.06.2025 06:00

Un piano di finanziamento unico per tutto: per quanto è già stato deciso, come la 13. AVS, che sarà versata per la prima volta nel mese di dicembre del 2026; e per l’eventuale abolizione del tetto massimo della rendita per i coniugi, previsto da un’iniziativa popolare non ancora giunta sui banchi del Parlamento. È quanto propone la maggioranza della Commissione della sicurezza sociale degli Stati, composta da rappresentanti del Centro e della sinistra (PS e Verdi),  per fare fronte all’espansione del primo pilastro. La soluzione, che approda oggi in aula, prevede un aumento scaglionato dell’IVA e delle trattenute sui salari. Il maggior onere a carico della popolazione attiva e dei consumatori, a pieno regime, è stimato inizialmente ad almeno 7  miliardi di franchi all’anno, destinati col tempo a diventare 9.  La discussione si preannuncia molto animata, con il fronte borghese PLR-UDC deciso a contrastare i piani della maggioranza. Sulla carta, i rappresentanti dei due partiti sono chiaramente in minoranza ma potrebbero ricevere il sostegno di una parte dei «senatori» del Centro, che non sono disposti ad avallare ulteriori oneri a carico dell’economia.

Su IVA e contributi

Cambia tutto rispetto alla proposta del Governo. Il Consiglio federale, lo scorso autunno, aveva proposto di finanziare la 13. AVS - il costo iniziale è di 4,2 miliardi di franchi - con un aumento temporaneo dell’IVA di 0,7 punti, dall’attuale 8,1% all’8,8%.    Questa misura avrebbe dovuto essere accompagnata, per ragioni di risparmio, da una riduzione temporanea del contributo della Confederazione, dal 20,2% delle uscite dell’AVS al 19,5%. Questa manovra, agli occhi del Governo, permetterebbe di mantenere comunque in equilibrio, fino al 2030, il rapporto fra le uscite per le rendite e il Fondo di compensazione (in pratica il patrimonio dell’AVS) .  Per legge, gli averi del Fondo non dovrebbero essere inferiori alle rendite di un anno, che oggi si aggirano sui 50 miliardi di franchi. Senza controfinanziamenti, invece, già dal 2027 resterebbero in cassa meno soldi delle uscite di un anno.

La commissione, come detto, propone una soluzione completamente diversa.  Innanzitutto vuole aumentare i contributi salariali di 0,4 punti percentuali a partire dal 1. gennaio 2028, con una contemporanea riduzione dei contributi all’assicurazione contro la disoccupazione di 0,2 punti. L’aumento effettivo netto sarà quindi di 0,2 punti: 0,1 per i datori di lavoro e 0,1 per i dipendenti. Oggi il contributo AVS totale pagato da datori di lavoro e dipendenti è dell’8,7%.

Parallelamente, si propone un aumento dell’IVA (che andrà sottoposto obbligatoriamente al voto popolare) di massimo un punto percentuale in due fasi. Un primo aumento immediato di 0,5 punti servirà a finanziare la 13. AVS, mentre un secondo aumento è previsto per finanziare un’eventuale soppressione o aumento del tetto massimo delle rendite per i coniugi, come prevede un’iniziativa popolare del Centro. 

La seconda tappa

Oggi le coppie sposate di pensionati ricevono una rendita massima pari a una volta e mezza quella singola,  anche se entrambi i coniugi hanno sempre versato l’AVS per intero. Invece, le coppie non sposate con due rendite separate ricevono fino al 200% dell’importo massimo. Dal 2030 l’iniziativa costerebbe 3,8 miliardi di franchi all’AVS e 760 milioni alla Confederazione.  Ebbene, la commissione vuole far sì che il Fondo di compensazione non debba in linea di principio scendere al di sotto dell’80% delle uscite annue, rispetto all’attuale 100%. Se il Fondo si avvicinasse a questa soglia critica, il Consiglio federale dovrebbe presentare rapidamente al Parlamento misure di stabilizzazione. E se scendesse effettivamente sotto l’80%, il Consiglio federale dovrebbe attuare un secondo aumento dei contributi salariali, fino a un massimo di 0,4 punti: si passerebbe quindi dall’attuale 8,7% al 9,1% e infine al 9,5%. In totale, se tutti i provvedimenti fossero attuati, affluirebbero nelle casse dell’AVS  9 miliardi di franchi, suddivisi fra consumatori (quindi anche i beneficiari di rendite), datori di lavoro e dipendenti. La NZZ ha stimato che nel 2035, fra IVA e contributi, i dipendenti potrebbero pagare, approssimativamente, 1.350 franchi all’anno in più (compresa la quota dei datori di lavoro) per i pensiona