L'iniziativa

Prostitute in Svizzera, «la maggior parte reclutate in Paesi poveri con false promesse»

Una decina di organizzazioni ha lanciato una campagna contro la tratta di esseri umani: «È la schiavitù moderna, queste persone finiscono nelle mani della criminalità organizzata»
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Ats
22.09.2022 12:50

Una decina di organizzazioni, fra cui il Partito Evangelico (PEV), l'Esercito della Salvezza e varie ONG umanitarie cristiane di ambienti protestanti, oggi hanno lanciato in Svizzera una campagna contro la tratta di esseri umani. Per denunciare quella che definiscono la schiavitù moderna organizzeranno anche una manifestazione sabato in Piazza federale a Berna.

In una conferenza stampa odierna i promotori della campagna «Menschenhandel ist grausam - schweigen auch» (La tratta di esseri umani è crudele - il silenzio anche) hanno illustrato i legami del traffico di esseri umani con la criminalità organizzata. A livello politico chiedono maggiori risorse per la lotta contro questo fenomeno, e in particolare applicando il reato penale per sfruttamento del lavoro.

Solo il 5% circa delle prostitute in Svizzera è di provenienza indigena. La stragrande maggioranza è composta da persone reclutate in Paesi poveri dell'Europa orientale - come Moldavia, Romania o Bulgaria - ma anche in Africa o Asia. Di solito vengono assoldate con false promesse o con la forza, spiega Manfred Paulus, ispettore capo della polizia criminale tedesca ora in pensione e noto specialista in materia.

«Sono gli schiavi del XXI secolo», aggiunge. Finiscono nelle mani di persone che sempre più spesso appartengono alla criminalità organizzata, spiega Manfred Paulus.

Il motivo - sottolinea l'esperto - è che sono attività con bassi costi d'investimento, massima redditività e, soprattutto, «a rischio estremamente basso». In Svizzera - precisa - tra il 2010 e il 2020, sono state condannate tra le 4 e le 21 persone per traffico di esseri umani. E tutto ciò quando il Servizio zurighese specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne FIZ da solo si è occupa di oltre 300 vittime nel 2020. E il numero di casi non denunciati in Svizzera è stimato come «molto elevato». Secondo il periodico Beobachter si tratta di almeno 5000 vittime.

Secondo i dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), a livello mondiale il trafficanti di esseri umani generano un volume d'affari di 150 miliardi di dollari all'anno, di cui parte molto consistente con lo sfruttamento nell'«industria» del sesso. L'ONU stima a 27 milioni il numero di persone sottoposte a schiavitù sessuale. Altre fonti, come l'Indice della schiavitù globle (Global Slavery Index), parlano di oltre 40 milioni.

E va rilevato che, in base a studi, «oltre l'80% delle donne che lavorano nel commercio sessuale interromperebbe immediatamente la propria attività se ne avesse la possibilità», ha sottolineato la consigliera nazionale Marianne Streiff (PEV/BE), il cui partito ha presentato due mozioni che chiedono maggiori risorse per combattere il problema.

La Fedpol - aggiunge Streiff - nel suo ultimo rapporto afferma che i Cantoni prestano troppa poca attenzione allo sfruttamento della manodopera per utilizzarlo nella lotta contro il traffico di esseri umani. C'è quindi maggiore necessità di azione in questo settore. I promotori della campagna raccomandano anche un reato penale separato per lo sfruttamento del lavoro, in maniera da poterlo finalmente punire in modo più efficace.

La campagna lanciata oggi prevede comprende filmati televisivi sulla televisione svizzero tedesca SRF e su emittenti regionali, annunci elettronici in otto stazioni ferroviarie e una canzone appositamente prodotta. Il momento culminante sarà la manifestazione in Piazza federale di sabato prossimo.