Morti

Quelle spoglie dei contagiati

Come prendersi cura dei corpi di chi ha perso la vita in relazione alla COVID-19? Delmenico: «Non vi è certezza sui reali rischi post mortem» - L’Ufficio federale della sanità: «Nessuna trasmissione da persone decedute»
Un’impresa di pompe funebri di Losanna trasporta il corpo di due persone decedute dopo esser risultate positive al nuovo coronavirus. © Keystone/Jean-Christophe Bott

Personale che indossa camice protettivo, guanti, mascherina e occhialini avvolge corpi esanimi in lenzuoli intrisi di disinfettante. Le salme, rinchiuse in involucri appositi, vengono posti nelle bare, che sono successivamente chiuse e disinfettate. Sono immagini che si osservano in Paesi come la Germania, quando un paziente morto in relazione alla COVID-19 viene preso a carico da un’impresa di onoranze funebri. Il corpo del defunto non può essere né lavato, né rasato, né gli si possono cambiare gli abiti, come si legge in una risposta al CdT da parte di una portavoce del Ministero della salute bavarese. In Svizzera le cose sono diverse. Secondo le direttive dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) «non è necessario avvolgere la salma in un sudario imbevuto di soluzione disinfettante, né chiudere immediatamente la bara», anche se questa va contrassegnata per evitare manipolazioni errate. Quelle dell’UFSP sono raccomandazioni. I Cantoni possono decidere di optare per norme più severe.

Misure che fomentano la paura

«Mi sorprende sempre vedere quanta differenza ci sia nel trattamento dei corpi di chi è morto in relazione al nuovo coronavirus», afferma il presidente dell‘Associazione svizzera dei servizi di onoranze funebri Philipp Messer sulla NZZ. Secondo lo specialista, misure come quelle previste in Germania sono esagerate e servono solo a fomentare paura. «Allo stato attuale, a livello mondiale, nel settore di mia competenza non vi è chiarezza assoluta su quale sia la reale minaccia post mortem», commenta Emiliano Delmenico, presidente dell'Associazione della Svizzera italiana impresari onoranze funebri. Che aggiunge: «Come categoria preferiamo una linea prudenziale che tuteli gli operatori del settore funerario così come i familiari».

In Ticino, lo Stato Maggiore Cantonale di Condotta (SMCC) ha reso disponibili gratuitamente degli involucri protettivi in cui i servizi di onoranze funebri devono inserire la salma. Le aziende coinvolte sono tenute a garantire il materiale protettivo per i loro dipendenti. L’Ufficio del medico cantonale ha dato delle raccomandazioni a tutte le aziende di onoranze funebri. Istruzioni che, spiega lo SMCC, «ben si allineano a quelle successivamente emanate dalla Confederazione».

Ridurre al minimo gli interventi sulla salma

In generale, in tutta la Svizzera, chi si prende cura delle salme delle persone morte in relazione alla COVID-19 indossa un camice e guanti monouso. Mascherina igienica e occhiali protettivi sono necessari se si prevede il contatto con schizzi di liquido (per esempio durante un’imbalsamazione). Chi si prende cura delle spoglie delle vittime della COVID-19 deve inoltre «ridurre al minimo gli interventi di composizione della salma» (per esempio limitandosi alla pulizia di base, la rimozione del pace-maker o la vestizione) ed evitare «manipolazioni inutili che potrebbero provocare l’espulsione d’aria dai polmoni».

Il virus si trasmette infatti mediante il contatto con goccioline contaminate sprigionate quando una persona infetta tossisce o starnutisce. Il SARS-CoV-2, sottolinea l’UFSP, «non viene trasmesso dalle persone decedute». Al contempo però «non è possibile escludere del tutto che sulla salma siano presenti residui di secrezioni infettive». A dimostrare la potenziale pericolosità di questi corpi sono anche i risultati delle autopsie dei deceduti (cfr. l’ultimo paragrafo). La composizione in una bara aperta è possibile, ma «i familiari devono evitare il contatto diretto con la salma». Vanno quindi adottate misure come transennamenti o prevedere composizioni dietro un vetro.

La cremazione ha più senso?

La cremazione, dice qualcuno, potrebbe aiutare a distruggere il virus. La scelta fra inumazione o cremazione resta assolutamente libera, sottolinea lo SMCC, che però aggiunge: «Pur non essendovi studi specifici sul tema, è intuitivo che con la cremazione del corpo la carica virale venga azzerata». In Ticino «non vi sono cambiamenti di scelta, perché di fatto non vi è un’imposizione legislativa, pertanto ogni famiglia in lutto sceglie l’ultimo gesto così come avrebbe fatto a prescindere dalla situazione sanitaria attuale», aggiunge da parte sua Delmenico.

Le raccomandazioni da parte di Berna non sono giunte subito, con le prime morti. Quando il nuovo coronavirus fece le prime vittime, ospedali e case anziani «iniziarono a presentare alle imprese funebri le loro diverse richieste», spiega Messer sulla NZZ. Norme minime uniformi, valide per tutti, non esistevano ancora. Sono state proprio le imprese di pompe funebri, preoccupate, a contattare – assieme ai medici cantonali e agli ospedali universitari - la Confederazione a fine marzo e a redigere una bozza con delle raccomandazioni. Bozza poi ben accolta dall’UFSP, che dopo aver inserito qualche precisazione ha emanato il documento «COVID-19: informazioni e raccomandazioni concernenti i funerali», valido per tutto il Paese.

Autopsie rivelatrici

Dopo la morte, nei polmoni di chi è deceduto dopo essere stato contagiato con il nuovo coronavirus c’è ancora una notevole carica virale. Ne ha riferito la NZZ citando l’Ospedale universitario di Basilea, che conduce autopsie. Questi risultati riguardano almeno il 70% dei corpi esaminati, ha scritto la NZZ a metà aprile.

In questo articolo: