Raiffeisen: «Sulle pensioni ci vuole più informazione»

Il sistema previdenziale svizzero è ancora abbastanza solido. Tuttavia rispetto all’anno scorso ha conosciuto un leggero peggioramento. Inoltre, sta crescendo il divario fra le aspettative che hanno le persone in Svizzera sulla loro situazione da pensionati e il modo in cui vi si preparano effettivamente. È quanto emerge dal Barometro Raiffeisen 2019, presentato ieri a Bellinzona. Luca Cimasoni, responsabile della sede della Svizzera italiana di Raiffeisen Svizzera, ha introdotto il tema affermando che c’è ancora molto da fare per aumentare la consapevolezza sui temi previdenziali da parte della popolazione, e che per aiutare questo processo Raiffeisen ha creato il Radar Previdenza, ossia una app dove si può simulare la propria situazione pensionistica.
In seguito Fabio Casadei, consulente in successioni di Raiffeisen Svizzera, e da Carlo Pugnetti, del Centro per Risk & Insurance, dell’Università di Scienze applicate di Zurigo ZHAW (con il quale il barometro è stato elaborato), hanno presentato i risultati dell’inchiesta effettuata su oltre mille persone in tutta la Svizzera, Ticino compreso.
Secondo i risultati, dal punto di vista finanziario molti si preparano in modo insufficiente alla pensione. Infatti, esaminando a livello previdenziale le componenti impegno, conoscenza e fiducia, i risultati mostrano un quadro della previdenza finanziaria in Svizzera «preoccupante». Ponendo a 1000 il massimo punteggio, quasi tutti gli indicatori sono peggiorati, e il valore totale del barometro è sceso da 587 punti dello scorso anno a 533.
A far perdere quota al barometro, è stato soprattutto il fattore «risultato economico», diminuito da 674 punti del 2018 ai 540 di quest’anno. Infatti, il risultato economico dell’AVS è peggiorato notevolmente, e la differenza fra entrate e uscite si è risolto con un disavanzo di oltre un miliardo di franchi, anche se poi con il risultato degli investimenti questo è stato colmato. Tuttavia gli svizzeri capiscono che il sistema ha bisogno di profonde riforme per rimanere sano nel lungo termine. Per giunta, anche nel secondo pilastro il tasso di copertura delle casse è sceso dal 112% al 106%, e il numero di casse in sottocopertura (ossia i cui capitani non coprono gli impegni futuri dal punto di vista previdenziale) è aumentato molto, e ora arriva al il 13% del totale. In pratica, ora una cassa pensioni su sette ha un capitale insufficiente, e quindi nel tempo dovrà risanare i conti chiamando gli assicurati alla cassa.
Chiaramente, è stato fatto notare nel corso della conferenza stampa di ieri a Bellinzona, attualmente è il tasso di conversione (ossia il tasso di interesse con cui viene remunerato il capitale di vecchiaia delle persone già andate in pensione e che determina la rendita) ad essere troppo elevato, e quindi c’è un trasferimento di risorse dagli assicurati attivi a quelli già a beneficio di una pensione.
Lo studio ha raccolto dati anche su alcuni aspetti interessanti. Per esempio, in Svizzera il 32% degli intervistati vorrebbe andare in pensione in anticipo. Tuttavia, è stato fatto notare, questo passo costa molto in termini finanziari. Per esempio, se una persona decide di andare in pensione a 60 anni invece che a 65, praticamente la rendita si riduce di un terzo. Infatti verranno a mancare i versamenti (ingenti) di cinque anni, e la cassa utilizzerà un tasso di conversione inferiore, visto che dovrà versare la pensione per più anni.
Stando allo studio, gli svizzeri chiedono soprattutto misure da parte dei datori di lavoro per proteggere i dipendenti anziani dalla disoccupazione. Da loro ci si attende che contribuiscano in modo significativo alle spese di perfezionamento e alle misure di promozione dei lavoratori licenziati, in modo da incrementarne il grado di idoneità al mondo del lavoro.
Tra l’altro, soprattutto i giovani stanno mettendo in dubbio il contratto generazionale su cui si basa l’AVS, e nella popolazione c’è il sentimento che la Confederazione dovrebbe agire per garantire il finanziamento del sistema previdenziale.
Fra le soluzioni proposte dagli autori dello studio vi sono un rafforzamento finanziario della previdenza e una maggiore sensibilizzazione e informazione della popolazione rispetto alle tematiche legate a questo tema.