«Rifiuti: se tutti facessero come noi, questo pianeta non basterebbe»

Se i rifiuti sono lo specchio delle preferenze e delle abitudini di una comunità, che cosa dice il contenuto dei nostri sacchi dell’immondizia su di noi? Carne in imballaggi nemmeno aperti, un vecchio acchiappasogni, pannolini usati, lattine, mozziconi di sigarette, fazzoletti usati. Sono fra gli oggetti trovati ieri nei primi campioni selezionati per la quinta analisi dei rifiuti dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Un’indagine in corso a Perlen (LU), presso l’azienda di smaltimento Schneider Umweltservice e in collaborazione con Umsicht, agenzia lucernese per l’ambiente e la comunicazione. Piccola chicca: i primi sacchi della spazzatura sono arrivati dal Ticino. Più precisamente: da Morbio Inferiore e da Mendrisio, due dei 33 comuni svizzeri da cui si è prelevato il pattume - tutto interamente proveniente solo da economie domestiche - per l’analisi di quest’anno.
Uno ogni dieci anni
Ma facciamo un passo indietro. Dal 1982 l’UFAM esamina ogni dieci anni la composizione dei rifiuti urbani. Questo per capire le abitudini della popolazione e i suoi consumi. Ma non solo: l’indagine aiuta infatti a impostare meglio e a ottimizzare la raccolta separata. I lavori di smistamento del 2022, partiti appunto ieri, si protrarranno per tutto il mese di novembre. Come nel 2012, anche per la catalogazione in corso saranno analizzate 16,5 tonnellate totali di scarti. Sotto ai riflettori vi sono soprattutto i rifiuti alimentari e quelli che, di fatto, dovrebbero essere riciclati (come carta, vetro, alluminio). I 33 Comuni scelti sono rappresentativi: trattasi di località sia urbane sia periferiche sia turistiche. Un mix che ben ritrae la qualità dell’immondizia generata in tutta la nazione.
Ogni anno 700 chili a testa
Come spiegato dalla direttrice dell’UFAM, Katrin Schneeberger, «nel confronto internazionale la Svizzera si colloca ai primi posti sia nel campo dell’innovazione sia nel riciclaggio. La percentuale di rifiuti urbani riciclati è infatti del 53%, cioè più della metà. Allo stesso tempo - e questo è il rovescio della medaglia - siamo però ai primi posti anche in termini di volume di rifiuti. Ogni anno la popolazione svizzera produce circa 700 chilogrammi di spazzatura pro capite. Si tratta di un’ingloriosa posizione: solo in America e in Danimarca i consumatori producono circa la stessa quantità di scarti». Questione di benessere economico, aggiunge Schneeberger. «La ricchezza porta consumo. E laddove si consuma tanto, si butta anche molto». Sta di fatto che, se nel resto del mondo si esaurissero altrettante risorse e si gettassero tanti rifiuti quanti se ne smaltiscono in Svizzera, sarebbero necessari ben tre Pianeti come il nostro.
Tantissimo cibo
Nel 2012 era emerso che circa un quinto dei materiali finiti nella spazzatura poteva essere riciclato. Due terzi di questi materiali erano rifiuti cosiddetti biogeni, ovvero scarti compostabili o fermentabili. Un sesto di tutti i rifiuti domestici erano prodotti alimentari. Il problema del cosiddetto food waste non è solo lo spreco di cibo e di soldi che comporta: «È un fenomeno che pesa molto anche sull’ambiente». Certo questo peso varia parecchio, a dipendenza se ad essere buttati via sono - ad esempio - un chilo di mele o un chilo di carne. «E questo per una semplice ragione: la produzione di carne crea maggiori emissioni di gas serra. Ecco perché è importante sapere cosa finisce nella nostra immondizia».
Sostenere l’economia circolare
Cosa fare quindi per migliorare la situazione? La direttrice dell’UFAM: «I rifiuti migliori sono quelli che non vengono nemmeno creati. Se ci sono rifiuti, bisogna fare in modo che essi vengano riutilizzati nel modo più ecologico possibile. L’economia circolare va assolutamente sostenuta. E anche la riparazione dei beni che usiamo deve guadagnare di importanza». Con i nostri rifiuti - sfruttando l’energia termica prodotta con il loro smaltimento - produciamo anche energia, altro grande tema del momento accanto a quello dell’ambiente e del clima. Fra le materie bruciate nei centri di smaltimento c’è molta plastica. A prima vista, bruciare i rifiuti fatti di plastica per produrre energia potrebbe sembrare una buona idea. Dopotutto, le materie plastiche hanno una densità energetica superiore anche a quella del carbone. «La termovalorizzazione è una delle opzioni possibili per un riutilizzo intelligente dei nostri scarti», afferma Schneeberger. «Tuttavia, bisogna sempre considerare il bilancio energetico. E a volte, dal punto di vista energetico, il riciclaggio di materiali è più efficiente della termovalorizzazione», avverte Schneeberger. In Svizzera, intanto, il riciclaggio delle bottiglie in PET è diventato la norma e da qualche tempo, oltre a varie iniziative private di ritiro di materiali plastici a domicilio, i commercianti al dettaglio danno la possibilità di riportare gratuitamente le confezioni in plastica laddove sono state acquistate. Anche in Ticino si è passati al contrattacco: dal 1. giugno 2023 tutti i Comuni saranno obbligati a introdurre la raccolta separata delle plastiche (PP e PE) provenienti dalle economie domestiche.
Occhio all’elettronica
Rispetto alle indagini precedenti, nel 2012 si era osservato un calo della percentuale di carta e cartone finiti nei cassonetti della spazzatura: mentre la carta era diminuita dal 16 al 13,5% del complesso dei rifiuti, il cartone era passato dal 4 al 3,8%. Anche il vetro era man mano diminuito nei cestini delle economie domestiche elvetiche. Cosa si aspetta dall’analisi di quest’anno la direttrice del BAFU? «Mi aspetto che il volume di materiali riciclabili trovati nella spazzatura diminuisca e, al contempo, che aumenti il tasso di imballaggi costruiti con miscele di materiali diversi (ad esempio per mantenere la freschezza di alimenti come la carne) e difficilmente riciclabili proprio per la loro composizione mista. Ci aspettiamo infine che anche il numero di apparecchi elettrici finiti nel sacco dei rifiuti cresca. Nelle nostre case abbiamo infatti sempre più gadget digitali che contengono elementi elettronici. E a volte non ce ne rendiamo nemmeno conto». Per saperne di più sul contenuto dei nostri cassonetti bisognerà però attendere la pubblicazione dei risultati, attesa nel secondo semestre 2023.