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Riforma LPP, le reazioni dei consiglieri nazionali ticinesi

più che il risultato, stupisce l'entità del no
Red. Online
22.09.2024 14:56

«Il rifiuto della riforma della LPP frena i progressi verso l'uguaglianza e vede i lavoratori quali grandi perdenti. La responsabilità di tutto ciò è della sinistra, che non vuole modernizzare il secondo pilastro, ma abolirlo. Hanno condotto una campagna basata sulla paura, attingendo a cifre false sui fondi pensione e hanno danneggiato la fiducia degli elettori. Nei prossimi anni la politica pensionistica dovrà basarsi sul seguente principio: “La sicurezza delle pensioni prima di estendere le prestazioni”. La consigliera federale socialista Elisabeth Baume-Schneider è attesa al varco su questo tema». Sono questi i toni del PLR nel commentare il risultato di oggi.

Il consigliere nazionale Alex Farinelli, ai microfoni della RSI, si dice «sorpreso dall'entità del "no" chiarissimo e che segnala alla politica federale che la popolazione non ha gradito il progetto sul tavolo». «L'insegnamento che traggo da questa campagna», aggiunge, «è il fatto che laddove c'è una riforma previdenziale diventa difficile semplificare gli elementi ed è indispensabile avere un fronte più ampio che la sostenga. Altrimenti il messaggio non può passare».

Bruno Storni, consigliere nazionale PS, spiega che «questa votazione è un po' la fotocopia di quella vista in giugno sulla 13. AVS. Per molti sarebbe stato un peggioramento della situazione: si pagava di più per incassare di meno». 

Giorgio Fonio, consigliere nazionale del Centro, ha ribadito che seppure il Centro, a livello nazionale, fosse favorevole alla riforma, lui a livello personalmente era contrario. «È uscita in tutta la sua forza la sfiducia dell'elettorato. È un "no" molto importante. Non immaginavo un risultato del genere, ma ci sono stati fattori che hanno influito, come l'errore di calcolo sull'AVS. Elementi che devono far riflettere le istituzioni». Fonio, commentando il risultato alla RSI, ha pure precisato che «il mondo reale è fatto di difficoltà, salari che non crescono e persone che mesi fa ci hanno detto che è necessario aumentare le pensioni e che oggi ci hanno detto che non vanno ridotte, come neppure il potere di acquisto. Tutto questo impone una riflessione sul sistema, in cui bisognerà evitare le polarizzazioni». 

Paolo Pamini, consigliere nazionale dell'UDC, conferma «la sorpresa sull'entità del "no"»: «Ne prendiamo atto. Però si tratterà anche di capire a che cosa ha pensato il popolo quando oggi ha votato in questo modo. Per noi questo è un risultato di favore per lo status quo. Il problema è che lo status quo non è stabile. Quindi dovremmo uscirne, volenti o dolenti».