Risultati in calo per Syngenta

BASILEA - Il gruppo agrochimico basilese Syngenta, che dovrebbe passare in mani cinesi, ha registrato un utile netto in calo del 13% nel primo semestre del 2016 su base annua a 1,06 miliardi di dollari (1,03 miliardi di franchi). Risultato inferiore alle attese: hanno pesato la meteo sfavorevole, la pressione sulle materie prime e la forza del dollaro.
Il fatturato è diminuito del 7% a quota 7,09 miliardi di dollari. A tassi di cambio costanti, le vendite semestrali registrano una contrazione del 2%, ha indicato la multinazionale renana. Il calo delle vendite ha riguardato soprattutto l'America latina e l'Asia (-11%), a causa del fenomeno climatico del Nino e della siccità, secondo il gruppo basilese.
Il risultato operativo Ebitda è da parte sua calato del 14% a 1,8 miliardi di dollari. Il margine dell'utile d'esercizio si è quindi ridotto dal 26,2% al 24,9%.
La causa principale dei risultati in regresso è la forza del dollaro, secondo Syngenta. A tassi di cambio costanti il margine Ebitda sarebbe aumentato leggermente al 26,4%. Gli effetti valutari negativi sul risultato operativo ammonterebbero a circa 200 milioni di dollari, indica il gruppo basilese.
Syngenta evoca tra le altre cose anche l'impatto dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Il gruppo agrochimico ricorda di possedere importanti attività di ricerca e sviluppo così come di produzione in questo Paese. Il fatturato realizzato nel Regno Unito non rappresenta tuttavia che l'1% circa delle vendite totali. Per l'Ebitda dell'esercizio in corso i rischi legati alla valuta sono coperti, rassicura Syngenta nella nota.
Per l'anno in corso il gruppo prevede risparmi per 300 milioni di dollari. L'Ebitda dovrebbe attestarsi allo stesso livello dell'anno precedente. Per quanto riguarda il fatturato, Syngenta valuta che questo sarà poco sotto quello dello scorso anno d'esercizio a tassi di cambio costanti.
ChemChina-Syngenta
Il gruppo agrochimico basilese dovrebbe essere rilevato dalla società cinese ChemChina. Quest'ultima ha presentato la sua proposta ufficiale di acquisto l'8 marzo attraverso la filiale olandese CNAC Saturn. ChemChina aveva già prolungato a maggio la sua offerta iniziale fino al 18 luglio e questo mese l'ha nuovamente prorogata fino al 13 di settembre.
Vengono offerti 465 dollari in contanti per azione, più un dividendo straordinario di 5 franchi. La proposta valuta Syngenta a circa 43 miliardi di dollari (41,9 miliardi di franchi al corso attuale). L'operazione dovrebbe essere conclusa entro la fine dell'anno, come ha dichiarato davanti ai media il nuovo presidente della direzione Erik Fyrwald.
"L'impegno commerciale a lungo termine di ChemChina verso l'impresa rafforzerà i nostri continui investimenti nell'innovazione e gli agricoltori continueranno a beneficiare anche nei prossimi decenni delle nostre tecnologie", ha detto l'americano Fyrwald.
"Saremo ancora un'azienda svizzera e Syngenta rimarrà Syngenta", ha assicurato. Le trattative con le autorità USA proseguono in modo costruttivo, ha aggiunto, senza ulteriori precisazioni sulla transazione. Se non dovesse riuscire non è previsto un piano B, ha aggiunto. "Svilupperemo la nostra attività come abbiamo fatto in passato, semplicemente senza ChemChina quale azionista". Syngenta continuerebbe a esistere in quanto azienda indipendente.
Alla Borsa svizzera, dopo un'apertura in rosso, l'azione nominativa è presto passata in territorio positivo,
Riserve gli USA
Negli Stati Uniti sono sorti nuovi dubbi sull'operazione ChemChina-Syngenta. La Food & Water Watch, organizzazione non governativa per la tutela dei consumatori e l'associazione dei coltivatori Usa, National Farmers Union, chiedono di bloccare il progetto di acquisizione di Syngenta.
Le associazioni hanno inviato una lettera di 18 pagine a nove funzionari di gabinetto Usa esortandoli a fare pressione sulla Commissione per gli investimenti esteri per bloccare l'operazione. Nella lettera, pubblicata sui siti statunitensi, le due associazioni sottolineano la necessità considerare la sicurezza alimentare come una componente della sicurezza nazionale, puntando la lente sui rischi legati all'acquisizione di un gigante dell'agrochimica come Syngenta da parte di un gruppo cinese.
Già in passato le autorità americane avevano espresso dubbi sull'operazione proprio per la sicurezza alimentare e in particolare per il settore degli ogm.