Polemica

Sacchetti Migros nella bufera: «Sono ritenuti sessisti»

Dopo aver commissionato l’illustrazione delle borse per la spesa in carta a tre artiste zurighesi, la cooperativa ha deciso di non metterle in vendita e gettarle
Leila Bakkers
17.06.2020 10:16

È bufera su Migors Zurigo, finita al centro dell’attenzione della cronaca negli scorsi giorni, dopo che il Tages Anzeiger, lunedì, ha svelato che la cooperativa ha gettato al macero almeno 60 mila sacchetti di carta realizzati da Mickry3, tre artiste zurighesi. Al centro della polemica, la raffigurazione concepita per essere stampata sulle borse della spesa: un gatto e una donna nuda che bevono caffè, mangiano pizza o giocano insieme. Insomma, troppo, per Migros Zurigo, che dopo aver ricevuto la fornitura verso fine maggio, ha deciso di non mettere in vendita i sacchetti.

Una scelta incomprensibile per le tre artiste, che sono comunque state rimunerate per il loro lavoro: «I sacchi sarebbero sessisti», spiegano sul loro profilo Instagram, dove denunciano la censura. E mentre Migros Zurigo parla di 60.000 esemplari, stando al messaggio di Mickry3, i sacchetti distrutti sarebbero invece ben 120.000. Il mandato prevedeva che le tre illustrassero in modo umoristico il tema del tempo trascorso durante la pandemia. Le borse della spesa sarebbero rimaste in vendita nei negozi per due settimane. Per la portavoce di Migros Zurigo, Annabel Ott, il legame con la pandemia non sarebbe chiaro: «Delle borse il cui messaggio non può essere capito dai nostri clienti e che possono essere recepite come una provocazione, non adempiono al loro scopo», ha spiegato.

Sulle colonne del Tages Anzeiger, le tre artiste Dominique Vigne, Nina von Meiss et Christina Pfander si dicono amareggiate e faticano a capire la scelta di Migros Zurigo che dopo aver dato luce verde al progetto e aver stampato i sacchetti di carta ha cambiato idea senza cercare il dialogo. «Troviamo incredibile che dei disegni di donna realizzati da donne, senza che siano provocanti, siano percepiti come sessisti per il semplice fatto che siano nude. Questo dimostra che noi donne ancora non abbiamo il posto che desideriamo», hanno scritto le artiste in una lettera di protesta indirizzata alla cooperativa.

Le artiste sono comunque riuscite a salvare qualche sacchetto dal tritarifiuti: i sacchetti «firmati, censurati e sessisti» saranno in vendita a 50 franchi l’uno.