Salta la Conferenza internazionale sulla Palestina

Non ci sarà nessuna conferenza internazionale sulla situazione dei civili nei territori palestinesi occupati, domani, a Ginevra.
A metà settembre, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva dato mandato al nostro Paese di organizzare la riunione, entro sei mesi, delle Alte Parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra (sulla protezione della popolazione civile). La conferenza sarebbe stata organizzata dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e avrebbe dovuto svolgersi a Ginevra il 7 marzo. Ma non se ne farà nulla: il DFAE ha annunciato la cancellazione all'ultimo momento dell’appuntamento. «Alla luce delle profonde divergenze tra le Alte Parti contraenti, emerse al termine di consultazioni approfondite, la Svizzera ha constatato, in qualità di Stato depositario, che un numero significativo di Paesi tra le Alte Parti contraenti non appoggia lo svolgimento di una simile conferenza. Ha pertanto deciso di rinunciare alla sua organizzazione».
Il mandato dell'ONU
Una conferenza delle Alte Parti contraenti non può prendere decisioni vincolanti, ma può riaffermare le norme del diritto internazionale umanitario e gli obblighi che ne derivano per le Alte Parti contraenti. In occasione del 75. anniversario delle Convenzioni di Ginevra, il consigliere federale Ignazio Cassis aveva dichiarato: «Le nostre voci devono essere abbastanza potenti affinché risuonino fino ai campi di battaglia. Il diritto internazionale umanitario è ignorato, relativizzato e talvolta sfruttato. Le Convenzioni di Ginevra non sono un diritto à la carte». L’impegno della Svizzera a sostegno delle Convenzioni di Ginevra è una priorità della sua politica estera e incarna la sua lunga tradizione umanitaria.
La Svizzera ha svolto consultazioni presso le Alte Parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra (196 Stati). La direzione del processo era stata affidata all’ambasciatore Franz Perrez, direttore della Direzione del diritto internazionale pubblico (DDIP) del DFAE. Le consultazioni sono state guidate da Salman Bal, attuale ambasciatore di Svizzera in Kazakistan e Tagikistan, nominato inviato speciale per questa missione. Le consultazioni si sono svolte in varie fasi e hanno permesso di elaborare un progetto di dichiarazione finale basato esclusivamente sui commenti e sui contributi delle Alte Parti contraenti nonché sul diritto internazionale umanitario. Tale progetto, che la Svizzera ha trasmesso alle Alte Parti contraenti il 27 febbraio 2025, ricorda gli obblighi fondamentali derivanti dal diritto internazionale umanitario, il cui rispetto è particolarmente minacciato nel Territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme Est. Su questa base la Svizzera ha convocato, in veste di Stato depositario, tutte le Alte Parti contraenti per una conferenza, che era prevista per il 7 marzo 2025 Ginevra.
Mancanza di consenso
Il ministro degli Esteri dell'Autorità palestinese, Varsen Aghabekian, aveva dichiarato di «accogliere con favore» la Conferenza di Ginevra. «Ci aspettiamo che gli Stati rispettino i loro obblighi», aveva precisato, chiedendo inoltre al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) di insistere per poter vedere i detenuti palestinesi in Israele. Ma proprio questo punto sarebbe stato assente dal progetto di dichiarazione finale. Israele ha accusato la Svizzera di aver adottato un approccio «revisionista» che avrebbe portato a nuovi obblighi e gli Stati Uniti hanno deciso di boicottarla. Secondo alcuni media arabi, i palestinesi stavano per fare la stessa cosa poiché la bozza del comunicato finale non avrebbe affrontato la situazione dei detenuti palestinesi. Ciò ha irritato i Paesi dell'Organizzazione della Conferenza islamica (OIC).
«Alla luce dei riscontri sul progetto di dichiarazione del 27 febbraio 2025, è emerso che le divergenze di posizione tra le Alte Parti contraenti non consentono di riunire un sostegno sufficiente da parte della comunità internazionale per assicurare lo svolgimento della conferenza con l’adozione di una dichiarazione finale», comunica in serata il DFAE. «Nonostante la Svizzera abbia provato a trovare soluzioni per raggiungere un compromesso, ha dovuto prendere atto della mancanza di consenso e il 6 marzo 2025 ha comunicato alle Alte Parti contraenti che la conferenza non avrà luogo. In seguito ha debitamente informato il segretario generale dell’ONU, riaffermando la sua volontà di adempiere i compiti che le spettano in quanto Stato depositario».