Berna

San Gottardo, il primo rimedio passa da un divieto di transito

Via libera del Consiglio nazionale alla richiesta di bloccare temporaneamente l’accesso alla strada cantonale in caso di forte traffico - Si vuole intervenire anche sui navigatori satellitari - Bruno Storni: «Si potrebbe valutare la chiusura dell’uscita autostradale di Quinto, Faido o Biasca»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Luca Faranda
06.05.2025 21:30

La strada per migliorare la viabilità lungo l’asse del San Gottardo è ancora lunga. Oggi, però, sono stati fatti due piccoli passi avanti. Non per diminuire le (lunghe) colonne davanti ai due portali della galleria, bensì per sgravare l’Alta Leventina e la strada tra Wassen e Göschnen. L’obiettivo: evitare il riversamento di traffico sulla strada cantonale o sulle vie secondarie. Chi va in vacanza, insomma, deve rimanere in autostrada e armarsi di pazienza. Senza cercare scorciatoie.

La Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale, su proposta dei deputati del Centro Martin Candinas (Grigioni) e Simon Stadler (Uri), ha proposto due mozioni per migliorare la viabilità sulla strada cantonale: la misura più incisiva chiede l’introduzione di divieti temporanei di circolazione per il traffico.

Manca la base legale

La prima mozione, accolta con 101 voti a 92 e un’astensione, chiede al Consiglio federale di «adeguare le basi legali e tecniche in modo che, in caso di forti congestionamenti, i Cantoni interessati dal riversamento di traffico verso la viabilità ordinaria lungo gli assi nord-sud possano emanare divieti temporanei di circolazione per il traffico parassitario anche sui tratti delle strade cantonali soggetti all’ordinanza concernente le strade di grande transito».

Tradotto: il Canton Ticino, ad esempio, potrebbe chiudere temporaneamente l’uscita autrostradale di Varenzo per evitare che gli automobilisti di ritorno dalle vacanze intasino l’Alta Leventina.

«È una buona decisione», commenta Bruno Storni. Il deputato socialista, oggi, era infatti tra i relatori a sostegno dell’atto parlamentare. «Il grande vantaggio è che i Cantoni alpini (come il Ticino) potranno avere la possibilità di imporre la chiusura di alcune uscite». Non solo delle entrate, come attualmente è il caso (quando c’è traffico intenso) ad Airolo e Göschenen.

La possibile applicazione

Appare più difficile, a livello di applicazione, un vero e proprio divieto di transito per non residenti sulla strada cantonale tra Ambrì e Airolo. Per Storni, «è ancora presto per descrivere l’esatta applicazione, ma si potrebbe ipotizzare la chiusura dell’uscita autostradale di Quinto, Faido o Biasca. Chiaramente i residenti potranno ancora uscire, ma bisogna evitare questo riversamento di traffico sulle strade secondarie». Il problema, in realtà, riguarda in particolare il Canton Uri: «Spesso tra Wassen e Göschenen il traffico sulla strada cantonale è completamente bloccato», spiega Storni.

Per il «ministro» dei Trasporti Albert Rösti, che a nome del Governo si è detto contrario all’atto parlamentare, i Cantoni hanno già la possibilità di adottare regolamentazioni del traffico locali, purché disposte d’intesa con la Confederazione. Per Storni, invece, oggi non è così: «Sugli assi di grande transito, definiti in un’ordinanza, i Cantoni non hanno nessun potere decisionale. Con questa modifica, ammesso che venga approvata anche dal Consiglio degli Stati, si dovranno togliere questi limiti. È uno dei tanti piccoli rimedi che si possono attuare. L’implementazione, comunque, andrà studiata bene».

Segnalare meglio

Un’altra mozione, accolta invece di stretta misura con 96 voti a 93 e 4 astensioni, chiede al Governo di « istituire le basi legali affinché i gestori di apparecchi di navigazione debbano segnalare le chiusure stradali disposte».

Anche qui, tra Consiglio federale e Parlamento si è creata una frattura: il Governo già in passato ha accantonato subito questa ipotesi poiché ritiene che non sarebbe fattibile a livello tecnico. Finora, ha argomentato di nuovo Rösti in aula, i tentativi a livello internazionali non hanno dato frutti. Il Consiglio nazionale - seppur a stretta misura - la pensa diversamente. Secondo il plenum non ci saranno problemi di attuazione: i gestori di apparecchi di navigazione rispettano, ad esempio, le direttive legali che vietano in Svizzera la segnalazione dei radar (proprio oggi, tra le altre cose, la Camera del popolo ha respinto una mozione del leghista Lorenzo quadri che chiedeva di abolire le sanzioni per i gruppi sui social che segnalano la presenza di controlli radar).

Il percorso più rapido

Concretamente, il navigatore GPS (come, ad esempio, Google Maps) potrebbe informare gli automobilisti che l’entrata autostradale di Airolo è chiusa. Oppure che è sbarrata l’uscita di Varenzo. «Questa misura si ricollega direttamente all’altra mozione», spiega Storni. Quel che si vuole evitare, è che il navigatore favorisca l’uscita dall’autostrada del traffico di transito perché risulta essere il percorso più rapido. Per il socialista ticinese, l’Ufficio federale delle strade (USTRA) dovrebbe essere chiaro: “le strade sono di nostra proprietà e i GPS devono dare le informazioni che vogliamo noi”. Penso che queste richieste arrivino anche da altri Paesi», conclude Storni. Ora, la palla passa ai «senatori».

Pedaggio alpino, la proposta sfuma per un solo voto

Pedaggi, contrassegni autostradali più cari, «slot» orarie e aperture prolungate del Passo del San Gottardo sono solo alcune delle innumerevoli proposte messe sul piatto dalla politica negli scorsi anni per migliorare la viabilità lungo l’asse nord-sud. Nessuna di queste, finora, ha saputo pienamente convincere. Né trovare una maggioranza. L’ultima in ordine di tempo proprio oggi: con una votazione al cardiopalma, il Consiglio nazionale ha respinto per 91 voti a 90 e 7 astensioni (con il voto decisivo della presidente, la liberale-radicale argoviese Maja Riniker) tre mozioni identiche che chiedevano l’introduzione di un pedaggio a tariffa variabile per l’utilizzo delle gallerie autostradali alpine sull’asse di transito nord-sud. I consiglieri nazionali Simon Stadler (Centro/UR) e i Verdi liberali Samuel Jauslin (Argovia) e Corina Gredig (Zurigo), auspicavano inoltre che, sulla falsariga di sistemi di pedaggio analoghi in Europa, il Governo prevedesse agevolazioni adeguate per la popolazione e l’economia dei Cantoni interessati, nonché provvedimenti per evitare che il traffico si riversi su altri valichi alpini e nei comuni adiacenti. Tuttavia, la maggioranza composta da PLR e UDC l’ha spuntata per un soffio.

La storia potrebbe non essersi chiusa qui: Pro Alps (ovvero l’Iniziativa delle Alpi) sta valutando la possibilità di lanciare un'iniziativa popolare per un pedaggio alpino dinamico.

A cercare una via per favorire la popolazione residente era invece un postulato presentato già nel 2023 (ma trattato solo oggi) dall’allora consigliere nazionale Fabio Regazzi (poi ripreso dal collega di partito Giorgio Fonio) che chiedeva di valutare l’introduzione di una corsia preferenziale per veicoli con targhe ticinesi e urane che attraversano il San Gottardo. Il postulato - che non aveva alcuna chance di trovare una maggioranza - è però stato ritirato poco prima del voto.

Cinque richieste da Altdorf

Non ha avuto alcuna possibilità nemmeno l’iniziativa cantonale promossa dal Gran Consiglio urano che chiedeva di «poter meglio gestire, adottando misure adeguate, il volume di traffico sull’asse di transito del Gottardo e migliorare la situazione del traffico congestionato al Gottardo al fine di renderla sostenibile anche per il Cantone di Uri». Tutti si sono espressi contro questa iniziativa cantonale: il Consiglio federale, il Consiglio degli Stati (lo scorso giuno) e oggi anche il Nazionale, che l’ha definitivamente affossata con 108 voti contro 82 e 3 astensioni.

Cinque le richieste principali da Altdorf: misure per rendere più fluida la circolazione attraverso il tunnel (pannelli con segnalazione dei tempi, velocità minima di 80 km/h); l’utilizzo della strada cantonale unicamente per il traffico locale (ovvero chiusura delle entrate autostradali in caso di code); uno studio di fattibilità in vista di una possibile introduzione di un sistema di prenotazione digitale («slot» orari) ; la discussione del problema con l’UE; e l’introduzione di «misure coordinate a livello internazionale» per raggiungere gli obiettivi della politica di trasferimento del traffico merci transalpino dalla strada alla ferrovia.

Opinioni non convergenti

A smuovere leggermente le acque, in attesa del Consiglio degli Stati, sono invece state le due mozioni accolte da un’alleanza della sinistra e del Centro (vedi sopra).

Se il Canton Uri ha provato a fare quadrato portando avanti le sue rivendicazioni con il suo unico rappresentante alla Camera del Popolo (Simon Stadler), dall’altro lato della galleria la situazione è diversa. I consiglieri nazionali ticinesi hanno infatti mantenuto (quasi sempre) la linea dei rispettivi gruppi parlamentari. L’unica vera sorpresa riguarda il voto sul pedaggio alpino, sostenuto da Paolo Pamini (UDC) e da Greta Gysin (Verdi).

«La Deputazione ticinese alle Camere federali non ha discusso insieme le proposte presentate in aula», premette Gysin, presidente della Deputazione. «Tuttavia, all’interno della Deputazione (che conta otto consiglieri nazionali ticinesi, oltre alla liberale-radicale grigionese Anna Giacometti, ndr) ci sono sensibilità molto differenti e non avremmo comunque trovato un’opinione convergente», sottolinea l’ecologista.