Sostenibilità

Se la pellicola trasparente nasce dalla frutta

Il nuovo progetto promosso da Lidl, in collaborazione con il Laboratorio svizzero di scienza dei materiali, propone di creare e utilizzare un nuovo film per il packaging di frutta e verdura prodotto dagli scarti vegetali - Ma è veramente possibile sostituire la plastica nel processo di confezionamento alimentare? Abbiamo domandato un parere a Ivan Campari dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera Italiana
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Irene Solari
04.01.2022 21:55

Lidl Svizzera sta lavorando a un progetto, in collaborazione con il Laboratorio svizzero di scienza dei materiali (l’EMPA), per sviluppare una speciale pellicola protettiva a base di cellulosa vegetale utilizzabile per l’imballaggio e la conservazione di frutta e verdura. Andando così a sostituire la plastica e creando una sorta di surrogato basato su materie prime rinnovabili che sembra anche adattarsi molto bene alla funzione designata.

Un obiettivo importante per l’ecosostenibilità. Al momento, infatti, gli imballaggi in plastica - prodotti a partire dal petrolio - sono i più usati nel confezionamento degli alimenti vegetali freschi e ridurne la presenza significherebbe di fatto contribuire alla decarbonizzazione, come ricorda Tanja Zimmermann, membro della direzione dell’EMPA.

Il progetto di Lidl è quello di poter estendere presto l’uso della pellicola ecologica per i propri prodotti alimentari: «Il rivestimento di cellulosa sviluppato dal laboratorio sarà testato e perfezionato nei prossimi due anni».

L’idea di proporre un’alternativa alla plastica è di grande importanza per un futuro sostenibile, ma sono diverse le questioni che si pongono riguardo un’eliminazione progressiva di tutti gli imballaggi sintetici. La Francia, a tal proposito, ha aperto la strada stabilendo, con l’inizio del nuovo anno, l’entrata in vigore della legge che vieta gli imballaggi di plastica monouso per frutta e verdura. «Una vera rivoluzione» l’ha definita il presidente Emmanuel Macron. È questa la direzione verso la quale andremo tutti? Un’industria alimentare senza packaging di plastica è effettivamente realizzabile o è ancora troppo presto? Abbiamo chiesto un parere sulla possibilità di realizzare un futuro alimentare «plastic free» a Ivan Campari dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera Italiana (ACSI).

Ma vediamo più nel dettaglio di cosa stiamo parlando.

Una pellicola nata dagli scarti

La pellicola ecologica in questione viene realizzata, spiega Lidl, in cellulosa vegetale fibrillata. È ottenuta partendo dalla sansa - i residui della spremitura di succo di frutta, di verdura e altri ortaggi - e rappresenterebbe un’alternativa naturale alla plastica normalmente usata per confezionare i prodotti destinati agli scaffali dei supermercati. Essendo realizzato a partire dagli scarti vegetali, da ciò che normalmente verrebbe gettato via, questo materiale non ha un impatto ecologico negativo e per la sua realizzazione non si «sprecano» alimenti freschi che sarebbero ancora commestibili, «bensì solo residui organici» precisa Lidl Svizzera.

Ma come funziona questa pellicola? «Il rivestimento viene spruzzato sulla frutta oppure applicato tramite immersione dei prodotti ed è facilmente eliminato sotto l’acqua corrente» spiega Lidl. Inoltre, «non pone alcun rischio per i consumatori e può anche essere consumato insieme al frutto». Ma non solo, il potenziale di questo tipo di rivestimenti è ben lungi dall’essere esaurito, viene precisato. Le pellicole possono essere infatti arricchite con vitamine e antiossidanti.

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Ridurre l’inquinamento ed evitare lo spreco alimentare

Stando ai primi risultati prodotti dalla ricerca, come si legge nel comunicato, l’utilizzo di questa pellicola rivestirebbe un duplice vantaggio. Da una parte non verrebbero più utilizzate le grandi quantità di plastica che vengono destinate quotidianamente al rivestimento e all’imballaggio di frutta e verdura. Dall’altra parte l’impiego di questo prodotto aumenterebbe in modo considerevole la conservazione degli alimenti, che manterrebbero la freschezza per un periodo più lungo di quello che viene garantito con i film sintetici. Insomma, frutta e verdura impacchettate con la pellicola organica, ridurrebbero di fatto lo spreco alimentare. Come spiega Lidl, basandosi sui risultati ottenuti in laboratorio: «La frutta e la verdura sulle quali era stato applicato uno strato di pellicola, conservano la loro freschezza molto più a lungo. I test condotti hanno dimostrato, per esempio, che le banane durano una settimana più a lungo». Risultati simili sono stati riscontrati anche sulla conservazione dei cetrioli.

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Una soluzione realizzabile?

Anche in Svizzera si potrebbe attuare una soluzione «plastic free» come progetta di fare la Francia? Magari procedendo per gradi e basandosi anche su queste forme di «plastiche sostitutive» a base organica? Ma esiste veramente un’alternativa valida all’uso della plastica nel mercato alimentare? Abbiamo domandato a Ivan Campari un parere su questo tema.
«La ricerca di soluzioni innovative è naturalmente di fondamentale importanza in questo ambito, come in tanti altri» ci risponde, «tuttavia, si tratta di un progetto ancora in corso ed è presto per capire quanto peso potrà effettivamente avere. Sicuramente l’idea sembra molto interessante».

Per quanto riguarda una sostituzione completa degli imballaggi in plastica, sul modello della Francia, Campari mostra qualche riserva, spiegando che alcune alternative possono dimostrarsi allo stesso livello della plastica: «Personalmente, non sono a favore ad un divieto degli imballaggi in plastica finché non vi sarà un’alternativa al 100% efficace per i medesimi scopi. Senza essere un esperto in materia, da quanto mi risulta, attualmente una tale alternativa non esiste. Non in tutti i casi almeno. Imballaggi di carta, vetro o alluminio non sono necessariamente più sensati della plastica da un punto di vista ecologico: dipende da caso a caso, in quanto pur essendo riciclabili, la produzione e il riciclaggio possono avere un impatto ecologico elevato». Ma nonostante tutto la direzione da seguire è quella del ridurre l’uso delle materie sintetiche: «È evidente che non è possibile continuare come si è fatto in passato, con largo uso di imballaggi di plastica, spesso anche eccessivamente grandi. Quindi la soluzione sta proprio nella ricerca e nell’innovazione. Di cui il progetto dell’EMPA è un ottimo esempio». Anche se per il momento è ancora un po’ presto per esprimersi: «Non è ancora possibile dire quale sarà la soluzione, se vi sarà una soluzione unica, o se si tratterà piuttosto di un insieme di soluzioni diverse a seconda del prodotto da imballare. Anche il riciclaggio della plastica, pur con i suoi limiti, può rappresentare una parte della soluzione, almeno in una fase transitoria».

Infine Campari ci spiega che, nonostante tutto, l’imballaggio ha la sua ragione d’essere, proprio in virtù della conservazione alimentare e che bisogna anche prestare attenzione all’impatto ecologico dei cibi stessi che scegliamo di acquistare. «Bisogna ricordare che rinunciare in toto agli imballaggi per i prodotti deperibili, riducendone la durata di conservazione ed accrescendo così lo spreco alimentare, non sarebbe sensato. Il grosso dell’impronta ecologica dei prodotti alimentari è rappresentato dai prodotti stessi, e non dai loro imballaggi, quindi è fondamentale che i prodotti non vadano sprecati e non vengano gettati via. Nei casi in cui è possibile rinunciare agli imballaggi senza che questo comporti maggiore spreco alimentare invece, ben venga fare a meno degli imballaggi, soprattutto se sono utilizzati soltanto per motivi estetici o di marketing».