Secondo tempo del derby sull’imposizione dei coniugi

Mentre è in corso la raccolta di firme per il referendum sull’imposizione individuale (approvata dal Parlamento in giugno), è approdata ieri al Nazionale la proposta «concorrente» del Centro, intitolata «Sì a imposte federali eque anche per i coniugi - Basta con la discriminazione del matrimonio!» Lo scopo è sostanzialmente identico: abolire la penalizzazione fiscale del matrimonio. Ma i mezzi sono completamente diversi, perché il Centro vuole mantenere l’imposizione congiunta delle coppie sposate (basata sul cumulo dei redditi) e intervenire unicamente a livello di imposta federale diretta, senza costringere i Cantoni a modificare le loro leggi. Da anni, questi ultimi hanno eliminato la penalizzazione fiscale del matrimonio, chi in un modo chi un altro, come richiesto nel 1984 dal Tribunale federale. Il Ticino, ad esempio, prevede un sistema basato sulla doppia tariffa: una scala delle aliquote per le persone sole e una, più favorevole, per i coniugi. Il Consiglio federale e la Commissione economia e tributi sono contrari all’iniziativa centrista e non intendono presentare un controprogetto diretto o indiretto (a livello di legge); l’imposizione individuale viene preferita a quella congiunta, perché garantisce la neutralità rispetto allo stato civile e offre incentivi a esercitare un’attività lucrativa ai partner che conseguono un secondo reddito.
Dibattito in due tappe
Sono previsti più di quaranta interventi. Il dibattito, iniziato in serata, proseguirà mercoledì mattina. Per ora si profila un no. Sono contrari PLR, PS, Verdi e Verdi liberali. L’iniziativa del Centro chiede di sancire nella Costituzione che il reddito dei coniugi (considerati una comunità economica) continui a essere cumulato nella dichiarazione d’imposta e che le coppie sposate non siano svantaggiate dal punto di vista fiscale rispetto alle persone non sposate. L’attuazione concreta spetterebbe al Parlamento. I possibili modelli dell’imposizione congiunta comprendono varie forme di splitting e il cosiddetto calcolo fiscale alternativo. Concretamente, per i coniugi, oltre all’imposizione congiunta prevista dal diritto vigente, verrebbe effettuato un calcolo fiscale alternativo sulla base delle tariffe in vigore e delle deduzioni per le persone non sposate. Ai coniugi verrebbe poi addebitato il minore dei due ammontari di imposta calcolati.
Meno entrate e disparità
A seconda dei casi, secondo la maggioranza commissionale, lo svantaggio delle persone non sposate rispetto ai coniugi nella stessa situazione economica permarrebbe o addirittura peggiorerebbe. Uno splitting integrale soddisferebbe completamente le richieste dell’iniziativa popolare ma comporterebbe un’imposizione relativamente elevata delle persone non sposate. Inoltre, risulterebbero «considerevoli minori entrate, perlomeno se lo splitting integrale venisse introdotto sulla base delle aliquote attuali. Applicando un calcolo fiscale alternativo, i redditi non equamente ripartiti dei coniugi finirebbero per non essere cumulati, determinando una disparità di imposizione tra coniugi con reddito unico e coniugi con doppio reddito. Tuttavia, una disposizione transitoria dell’iniziativa popolare prevede esplicitamente un’attuazione mediante calcolo fiscale alternativo. Se il Consiglio federale dovesse attuare provvisoriamente l’iniziativa mediante ordinanza ricorrendo al calcolo fiscale alternativo, le minori entrate sono stimate approssimativamente tra 670 milioni e 1,4 miliardi di franchi all’anno (l’imposizione individuale, invece, prevede un minor gettito di 600 milioni). Poiché i Cantoni partecipano al gettito dell’imposta federale diretta, anche le loro entrate diminuirebbero del 21,2%.
Perché sì e perché no
I Cantoni hanno già adottato misure per eliminare la penalizzazione fiscale del matrimonio, rendendo superfluo un intervento che inciderebbe sulla loro sovranità, ha sostenuto Leo Müller (Centro/LU). Dal canto suo, Paolo Pamini (UDC) ha deplorato quella che definisce una evidente incoerenza: dopo aver introdotto il matrimonio per tutti, ora si vorrebbe passare all’imposizione individuale, una misura che frammenta artificialmente le famiglie. Secondo il deputato, questa modalità fiscale è ingiusta perché penalizza le coppie con un solo reddito a causa della progressività delle imposte e svantaggia anche le madri sole. Di parere opposto Emmanuel Amoos (PS/VD): è l’iniziativa del Centro che rischierebbe di rovesciare l’attuale disequilibrio fiscale a svantaggio delle persone non sposate. «Non è accettabile eliminare una disuguaglianza creandone un’altra», ha dichiarato il deputato vallesano, evidenziando inoltre l’enorme differenza di costi tra le due proposte: 600 milioni contro 1,4 miliardi, un divario che ha definito «abissale». La relatrice commissionale Sophie Michaud Gigon (Verdi/VD) ha messo l’accento sull’incentivo all’occupazione che sarà generato dall’imposizione individuale. Beat Walti (PLR/ZH) ha poi sostenuto che l’aumento delle dichiarazioni fiscali da esaminare non rappresenterà un problema nell’era dell’intelligenza artificiale.
Visioni contrapposte
Le due visioni appaiono ormai inconciliabili. Da un lato UDC e Centro difendono la famiglia tradizionale e si oppongono all’imposizione individuale; dall’altro la sinistra, il PLR e i Verdi liberali ritengono che le proposte del Centro siano superate e non tengano conto del ruolo crescente della donna nella società. L’ultima parola, comunque, spetterà al popolo, con la possibilità di più votazioni sul tema. Innanzitutto il previsto passaggio all’imposizione individuale; la raccolta di firme da parte di Centro e UDC è in corso ma potrebbero anche essere i Cantoni a chiedere di andare alle urne (ce ne vogliono almeno otto). In secondo luogo l’iniziativa delle donne PLR (se il progetto approvato dal Parlamento venisse respinto); e da ultimo, appunto, l’iniziativa del Centro. Con possibile giallo finale, perché in caso di approvazione di tutte le proposte, ci si potrebbe trovare di fronte a due norme costituzionali incompatibili.