Il caso

Si credeva estinto a Neuchâtel, e invece si nascondeva da 20 anni: la storia del tritone crestato

L'anfibio è stato riscoperto nelle paludi della Grande Cariçaie: in Svizzera è considerato una specie rara e fortemente minacciata - Ne abbiamo parlato con Flurin Leugger di WSL
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Federica Serrao
17.08.2025 09:04

È notizia di qualche giorno fa: dopo anni in cui si temeva che si fosse estinto, sono stati rilevati esemplari di tritone crestato (triturus cristatus) nella riserva naturale della Grande Cariçaie, nel canton Neuchâtel. Un anfibio considerato una specie rara e fortemente minacciata, che da anni era sparito dall'area, aumentando i timori che potesse sparire dal territorio. Al contrario, i ricercatori dell'Istituto federale per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL), tramite la tecnica del DNA ambientale, sono riusciti a individuare nuovi esemplari di tritone crestato, probabilmente sopravvissuto nell'enorme area paludosa sulle rive del lago di Neuchâtel.

Nello specifico, l'anfibio è strato riscoperto l'anno scorso a Portalban (canton Friburgo) da alcuni membri dell'associazione Grande Cariçaie. A seguire, durante la primavera, il WSL ha condotto ulteriori ricerche per localizzare altre popolazioni, utilizzando la tecnica del DNA ambientale. Ne abbiamo parlato, nel dettaglio, con Flurin Leugger, ricercatore del WSL

Due specie di tritoni

Per cominciare, è opportuno chiarire che in Svizzera vivono due specie strettamente correlate di tritoni crestati. Una di queste è il tritone crestato maggiore (Triturus cristatus), che è presente in natura a nord delle Alpi in anche in altri Paesi come Regno Unito, Francia, Germania, Polonia, Danimarca e Svezia. L'altra specie è il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), originario dell'Italia, di alcune zone dell'Austria e del Ticino, in particolare nella zona di Biasca, fino a 1200 metri di altitudine.

Esistono poi altri luoghi, come Ginevra, dove questo anfibio è stato introdotto. «Visivamente le due specie sono molto simili», spiega Leugger. Il maschio ha un'imponente cresta durante il periodo riproduttivo, da cui prende di conseguenza il nome di «tritone crestato». «Ci siamo concentrati su questa specie perché l'area di studio si trova nell'Altopiano svizzero. Ad eccezione della parte nord-orientale della Svizzera, la distribuzione del tritone crestato è frammentaria e le poche popolazioni rimaste sono isolate», La specie, sottolinea l'esperto, è elencata come in pericolo nella Lista Rossa in Svizzera, con circa la metà delle popolazioni conosciute estinte negli ultimi 25 anni.

E in quanto all'estinzione, che si stimava fosse avvenuta circa vent'anni, non sono ancora chiare le ragioni che avrebbero portato, per anni, alla scomparsa di questo anfibio dalle paludi vicino a Neuchâtel. «In generale, l'inquinamento e la distruzione o la perdita di habitat palustri con stagni hanno portato al declino delle popolazioni di tritoni crestati», chiarisce Leugger. «Inoltre, queste popolazioni sono spesso piccole e isolate, il che le rende altamente vulnerabili: anche piccoli cambiamenti possono portare alla scomparsa di una popolazione locale». 

Come i test Covid

Ma com'è stato possibile rilevare, nuovamente, il tritone crestato? Dietro alla scoperta, come detto, c'è la tecnica del DNA ambientale. «Abbiamo raccolto campioni d'acqua dagli stagni per estrarre il DNA ambientale (eDNA)», spiega l'esperto. «L'eDNA è costituito dal materiale genetico rilasciato dagli organismi che vivono nello stagno, nonché dalle specie presenti nell'area circostante il cui DNA può essere trasportato nello stagno, ad esempio dopo la pioggia. Ogni specie può essere identificata da una sequenza di DNA breve e unica». Nel concreto, utilizzando test simili a quelli impiegati per il rilevamento del Covid-19, i ricercatori hanno cercato sequenze di DNA specifiche per il tritone crestato.

«Un vantaggio fondamentale dell'eDNA è che non richiede l'osservazione diretta della specie, come invece è necessario con i metodi di monitoraggio tradizionali». Un vantaggio soprattutto per specie come il tritone crestato, che spesso si nasconde tra la vegetazione subacquea e quindi è difficile da individuare. «L'eDNA è anche altamente sensibile, in grado di rilevare anche pochi frammenti di DNA nell'acqua, come quelli provenienti da un singolo individuo che vive nello stagno. Inoltre, i campioni d'acqua per l'analisi dell'eDNA possono essere raccolti in qualsiasi momento della giornata, rendendo il metodo più conveniente rispetto alle tradizionali indagini sugli anfibi, che in genere si svolgono di notte», spiega ancora il ricercatore. Nel complesso, questi vantaggi rendono l'eDNA uno strumento eccellente per l'indagine di un gran numero di siti, come ad esempio più stagni, al fine di migliorare la nostra comprensione dell'attuale distribuzione del tritone crestato.

Misure di protezione

Al momento, si stima che siano circa 300 i corpi idrici in cui è nota la presenza del tritone crestato, sebbene non sia possibile stimare il numero assoluto di individui con campioni di eDNA come fatto nella Grande Cariçaie. Tuttavia, si possono seguire alcune misure per preservare questi anfibi. «Per proteggere le popolazioni esistenti di tritoni crestati, è essenziale preservare gli stagni che occupano», spiega Leugger. Le misure di manutenzione comprendono una gestione regolare della vegetazione per prevenire un eccessivo accumulo di fango e insabbiamento, che renderebbero l'habitat inadatto alla specie.

«Oltretutto, è utile garantire una parziale esposizione alla luce solare degli stagni, ma è anche importante aumentare la connettività tra le popolazioni per promuovere la sopravvivenza a lungo termine della specie, ad esempio costruendo nuove zone umide tra le popolazioni». La connettività - come sottolinea l'esperto - consente agli individui di spostarsi tra le popolazioni, favorendo la diversità genetica e consentendo la ricolonizzazione se una popolazione locale scompare, ad esempio da un singolo stagno. «Il nostro approccio eDNA potrebbe facilitare il monitoraggio su larga scala per identificare popolazioni attualmente sconosciute, fornendo informazioni preziose per la protezione e la gestione mirata dei siti».