Guerra

Soldati svizzeri sarebbero «accettabili» per Mosca e Kiev per il mantenimento di un cessate il fuoco

Thomas Greminger: durante la sua presidenza dell'OSCE, la Svizzera potrebbe rilanciare una riflessione informale sulla sicurezza europea – Quello che la Russia non vuole, sono truppe NATO sul territorio ucraino
© KEYSTONE (EPA/Press service of the 65th Mechanized Brigade)
Ats
17.09.2025 10:52

Soldati svizzeri sarebbero «accettabili» per Mosca e Kiev per il mantenimento di un cessate il fuoco, secondo Thomas Greminger. Durante la sua presidenza dell'OSCE, la Svizzera potrebbe rilanciare una riflessione informale sulla sicurezza europea, secondo il direttore del Centro di Ginevra per la politica di sicurezza (GCSP).

L'ex segretario generale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) insiste sulla distinzione fra future garanzie di sicurezza per l'Ucraina e la supervisione di un cessate il fuoco. Per la seconda, «può essere che i russi accetterebbero un giorno truppe inviate dal Consiglio di sicurezza sul territorio ucraino. Non lo escludo», ha detto a Keystone-ATS, mentre il GCSP festeggia i suoi 30 anni.

Mosca sembra volere un meccanismo bilaterale con uno o più Paesi osservatori. «Ci vorrebbero truppe accettabili da entrambe le parti. Ne ce ne sono molte. Forze svizzere sarebbe facilmente accettabili», ha detto Greminger.

Ma «tutto dipenderà anche dalla qualità del cessate il fuoco». Se fosse politicamente dubbio, «non penso che la Confederazione si farebbe avanti», ha aggiunto. Proprio il GCSP ha recentemente pubblicato delle linee guida in caso di cessato il fuoco, nelle quali raccomanda un'operazione di supervisione multilaterali.

«Test» russo contro la NATO

Quello che la Russia non vuole, sono truppe NATO sul territorio ucraino per offrire garanzie di sicurezza a Kiev. Però: «Dovrà dare qualcosa in cambio se Kiev non si unirà» all'Alleanza atlantica.

Le tensioni fra Russia e NATO si sono accentuate dopo la recente presenza di droni nello spazio aereo di Polonia e Romania. «Si tratta probabilmente di test per per verificare se l'Occidente è unito», suppone Greminger.

Al momento un'ampia volontà politica per calmare la situazione sembra comunque non esserci. Nel 2026 la Svizzera avrà la presidenza dell'OSCE, un compito difficile proprio a causa di questo punto.

Ruolo informale del GCSP

«Prima di tutto serve un'avanzata nel dossier ucraino», ha insistito il direttore del GCSP. In caso di negoziati simultanei, come vorrebbe Mosca, sulla risoluzione del conflitto e sulle modalità del cessate il fuoco, la Svizzera potrebbe rilanciare «una riflessione sulla sicurezza europea».

La Confederazione potrebbe tracciare diversi scenari. La sua presidenza potrà poi essere considerata riuscita se si risolveranno due o tre sfide istituzionali, come quella di un budget regolare per l'OSCE, messa a dura prova dalla crisi ucraina. «Tutto ciò che contribuisce alla sua sopravvivenza è positivo».

In compenso, se la Russia dovesse rilanciare il «dibattito di una uscita dall'organismo, sarebbe l'inizio della fine» per l'OSCE, ha sottolineato, aggiungendo che ci sono numerosi fattori su cui la Svizzera non avrà il controllo.

La crisi ucraina e le tensioni internazionali hanno invece rafforzato il ruolo informale del GCSP. «Abbiamo potuto garantire spazi per il dialogo» ha detto Greminger, sottolineando la folta presenza della comunità internazionale. La Cina vorrebbe persino utilizzare la piattaforma del centro per discutere con gli Stati Uniti di armi nucleari e questioni regionali. A causa delle limitate risorse, il GCSP non potrà però dar seguito a tutte le richieste.

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