Cambiamento climatico

Sostenibilità e disastri naturali, «le assicurazioni facciano la loro parte»

In un rapporto pubblicato ieri, WWF e Deloitte Svizzera lanciano l'appello: «Le compagnie assicurative hanno grande peso, devono incentivare comportamenti responsabili per rispondere alla crisi climatica e alla perdita di biodiversità — Con Regula Hess, autrice dello studio, abbiamo approfondito la questione
© KEYSTONE / VALENTIN FLAURAUD
Giacomo Butti
14.09.2023 19:01

Roghi, grandine, downburst. In questo 2023, a livello meteorologico, Ticino e Svizzera ne hanno viste di tutti i colori. E non è un caso, purtroppo. Il cambiamento climatico ha scatenato una serie di reazioni a catena che, è ormai provato, renderanno sempre più frequenti e devastanti sia gli incendi boschivi sia i cosiddetti fenomeni atmosferici estremi. L'impatto di questi eventi è devastante. Tanto che, l'anno scorso, a livello globale, le perdite economiche dovute a catastrofi naturali sono state pari a circa 275 miliardi di dollari (246 miliardi di franchi). E ora chi paga? In un rapporto pubblicato ieri, WWF Svizzera e Deloitte Svizzera (filiale della grande azienda britannica di consulenza) mostrano come – al previsto aumento dei danni da coprire – l’atteggiamento delle compagnie assicurative abbia seguito fondamentalmente sempre lo stesso schema: aumentare i premi, limitare la copertura assicurativa o ritirarsi completamente dal mercato. In Florida, ad esempio, si prevede che quest’anno per migliaia di proprietari di case in aree a rischio di inondazioni i costi dell’assicurazione contro le inondazioni raddoppieranno o addirittura triplicheranno. In California, dopo diversi anni di incendi devastanti, almeno tre grandi compagnie assicurative hanno smesso di offrire nuove polizze ai proprietari di case.

Il tema, insomma, è spinoso. E WWF e Deloitte hanno chiesto alle assicurazioni – svizzere e non – di fare di più, anche e soprattutto in tema di sostenibilità: «Con un volume lordo di premi pari a 6,86 trilioni di dollari (nel 2021), le compagnie assicurative sono un vero peso massimo dell’economia e hanno dunque un enorme potenziale per ridurre, attraverso la loro attività, gli impatti negativi sul cambiamento climatico e le perdite naturali e per accelerare così in modo rapido una transizione verde ed equa dell’economia. A fronte dell’incombente minaccia di non assicurabilità, agire in tempi rapidi dovrebbe essere proprio nell’interesse delle compagnie assicurative».

L'appello

Assicurabilità e sostenibilità, insomma, dovrebbero andare a braccetto. Il rapporto in questione, intitolato «Underwriting our planet: how insurers can help address the crises in climate and biodiversity», rileva però che molte attività economiche rese possibili dalle compagnie assicurative «aggravano i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, anziché contrastare questa duplice crisi». Alcune società si stanno muovendo nella giusta direzione, e WWF ricorda grandi assicuratori svizzeri come Zurich, Helvetia o Swiss Re, i quali hanno cominciato a integrare aspetti ambientali alle loro strategie commerciali. «Ma non è abbastanza: mentre la consapevolezza dei rischi legati alle condizioni meteorologiche estreme è in aumento, finora il settore assicurativo non si è ancora chiesto quali siano le sue responsabilità rispetto a tali rischi». 

Di qui l'appello a una presa di posizione più forte: impegnandosi a tagliare le proprie emissioni entro il 2050, ma anche e soprattutto incentivando i propri clienti a compiere scelte sostenibili. Importante, inoltre, rivedere le condizioni delle polizze che «incentivano comportamenti negligenti, richiedendo ai propri clienti (le grandi aziende, ndr) il rispetto dei più elevati standard ambientali»; il tutto togliendo copertura assicurativa alle «attività e settori economici più dannosi per l'ambiente, ad esempio i progetti di espansione delle forniture di combustibili fossili, l'estrazione in alto mare, la deforestazione o la pesca illegale».

Più responsabilità

Con Regula Hess, fra gli autori del testo e Senior Advisor Sustainable Finance di WWF Svizzera, abbiamo approfondito la questione. Serve una responsabilizzazione delle compagnie assicurative? Come evitare misure quali aumento dei premi, limitazione della copertura assicurativa o ritiro dal mercato? «Per mantenere le perdite entro limiti ragionevoli nel lungo periodo e per garantire l'assicurabilità, è essenziale affrontare efficacemente la crisi del clima e della biodiversità», ci spiega Hess. «Ciò è anche nell'interesse delle compagnie di assicurazione, che devono quindi assumersi la loro responsabilità di attori chiave dell'economia e – con i loro 40.000 miliardi di dollari di investimenti e le loro attività assicurative – smettere di sostenere attività dannose per l'ambiente e portare avanti la transizione con le innovazioni». Ma si può agire anche sul breve termine. «Ora, è anche importante aumentare la resilienza per evitare che i danni esplodano quando aumentano le tempeste. Ad esempio, la rinaturalizzazione delle paludi o la ricostruzione delle mangrovie possono ridurre le inondazioni. Una situazione vantaggiosa per le compagnie assicurative, per gli assicurati e per la natura».

WWF ha chiesto alle compagnie assicurative di incoraggiare scelte ecologiche con nuovi prodotti riguardanti progetti di energia rinnovabile: stiamo parlando, ad esempio, di polizze più vantaggiose rivolte esclusivamente ad auto elettriche o case dotate di impianti (luce, riscaldamento) sostenibili? «Esattamente, ma non solo», risponde Hess. «Le assicurazioni possono sostenere le pratiche sostenibili delle aziende offrendo condizioni migliori, ad esempio per le aziende che hanno una buona gestione ambientale o assicurando i rischi di transizione, ad esempio nella transizione verso un'agricoltura più sostenibile. Inoltre, si possono sviluppare nuovi prodotti che coprano i rischi specifici delle tecnologie sostenibili, ad esempio per le energie rinnovabili, l'edilizia sostenibile o il riciclaggio. Infine, occorre incentivare comportamenti di consumo più sostenibili, ad esempio riparando gli oggetti invece di sostituirli in caso di danni».

Alcuni comportamenti, invece vanno, disincentivati. Come quelli negligenti, «perché tanto sono assicurato». «Ogni compagnia assicurativa si pone il dilemma che gli assicurati possono essere meno prudenti se sanno che a pagare non sono loro, ma l'assicurazione. Ad esempio, le persone possono essere più attente quando parcheggiano la propria auto se non hanno un'assicurazione completa o se devono pagare una franchigia elevata in caso di sinistro», spiega l'esperta. «Gli incentivi delle compagnie di assicurazione possono avere un effetto simile. Se, ad esempio, una miniera è assicurata, l'operatore potrebbe essere meno incentivato ad assicurarsi che il mercurio utilizzato non finisca nell'acqua potabile o che la diga che trattiene l'acqua inquinata tenga. Il rapporto chiede quindi alle compagnie di assicurazione di esigere standard ambientali elevati per questi prodotti, di richiedere una franchigia rilevante e di garantire un'ampia copertura assicurativa, in modo che in caso di danni ci sia abbastanza denaro per la natura e la popolazione locale».

L'interesse svizzero

L'argomento, in Svizzera, è sentito. Secondo un sondaggio condotto da gfs, nel 2022 oltre il 55% della popolazione elvetica desiderava prodotti assicurativi che rispondessero anche a requisiti di tutela ambientale. Un risultato, fanno notare i dati portati da WWF e Deloitte, che si trova in contrasto con la reale offerta: solo il 25% degli intervistati ha dichiarato di aver mai ricevuto un’offerta sostenibile dalla propria compagnia assicurativa.

Anche da un sondaggio condotto dall'Università di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) in collaborazione con EY e BearingPoint emerge che il tema della sostenibilità non ha ancora portato a una differenziazione nel mercato assicurativo svizzero per i clienti privati. Lo studio mostra che oltre il 40% degli intervistati non è in grado di valutare se la propria compagnia assicurativa è impegnata nella sostenibilità.