Spiavano i clienti svizzeri che compravano carne (e cannabis) all'estero

Non volevano dare nell'occhio e, per questo, alcune guardie di confine svizzere sette anni fa attraversarono il Reno per dirigersi in Austria a bordo di auto private e in abiti civili. Poco prima di Natale, nel 2018, si posizionarono in maniera discreta davanti a grossisti selezionati, nel Vorarlberg, in Austria. Per osservare i clienti con targa svizzera caricare merci. Internamente, l'operazione fu denominata Mergo e consisteva nel pizzicare chi rientrava in Svizzera con troppa carne nel proprio bagagliaio. Come noto, è consentito introdurre nel nostro Paese un chilo a persona. Le guardie, in borghese appunto, segnalavano telefonicamente o tramite un'App interna i veicoli sospettati di contrabbandare carne. Secondo la Procura federale, scrive il Tages-Anzeiger, l'operazione avrebbe consentito alle autorità di controllare e sanzionare «un gran numero» di sospettati.
Nel ricostruire la vicenda, il quotidiano zurighese fornisce altresì dettagli succosi. Ad esempio: due giorni prima della Vigilia di Natale, le guardie di confine avevano previsto un'altra operazione di spionaggio in borghese nel tentativo di contrastare il turismo dello shopping e il contrabbando di carne. La missione, tuttavia, venne annullata poiché uno degli investigatori, in precedenza, era stato pizzicato fuori da una catena di supermercati del Vorarlberg. Gli era stato chiesto che cosa ci facesse lì, ma l'uomo non seppe dare una risposta convincente.
Parentesi: le guardie di confine svizzere sono autorizzate a condurre operazioni con le controparti dei Paesi confinanti, nello specifico con l'Austria. Tuttavia, la direzione della Polizia di Stato del Vorarlberg, a suo tempo, non fu mai avvisata né tantomeno contattata in merito all'operazione Mergo. La presenza di un investigatore svizzero in borghese, in Austria, si tradusse in una denuncia e, attraverso l'operato della Procura federale, a chiarire i limiti legali entro cui possono operare le guardie della Regione 3 del Corpo. Un rapporto interno, datato gennaio 2019, informava che tali azioni erano state vietate. Nel rapporto si citava non solo l'operazione Mergo ma anche una precedente operazione, denominata Knobli. Un'operazione pressoché simile a Mergo, ma incentrata sulla cannabis. Prima dell'operazione Knobli, l'allora capo di un posto di guardia di frontiera nella valle del Reno telefonò al suo collega austriaco per chiedergli se desiderasse partecipare. Tuttavia, l'austriaco rispose di non avere a disposizione personale sufficiente. Ciononostante, il capo portò comunque avanti l'operazione. In due giorni di primavera, nel 2018, vennero arrestate 18 persone per aver tentato di contrabbandare canapa o semi di canapa in Svizzera. Nel marzo 2019 ebbe luogo anche l'operazione Knobli 2, sempre contro il contrabbando di canapa, sempre senza il coinvolgimento dell'Austria. Nell'arco di due giorni di operazioni, la dogana svizzera arrestò altre 30 persone. Nell'autunno del 2019, il quotidiano Blick rese pubblici i retroscena dell'operazione Knobli. Con tanto di titolo altisonante: «Le guardie di frontiera spiano illegalmente in Austria».
Ora, sei anni dopo, il caso è giunto al Tribunale penale federale. Sono accusati due ex comandanti di un posto di guardia di frontiera e un responsabile delle operazioni delle guardie di frontiera. La Procura federale intendeva infliggere multe da 50-80 franchi a 200-300 franchi giornalieri, sospese condizionalmente, per violazione della sovranità territoriale straniera. Tuttavia, tutti e tre gli accusati hanno respinto la condanna e il pagamento di una multa da 10.000 a 23.000 franchi. A seguito delle loro obiezioni, l'udienza si terrà il 6 e 7 ottobre. Il team difensivo degli imputati ha rifiutato di commentare le accuse. Tuttavia, un avvocato ha sottolineato che l'Austria non ha mostrato alcun interesse a perseguire il caso.