Swiss si affida a Helvetic e scoppia il bubbone: «Licenziatemi, ma non volerò a Tel Aviv»

Swiss, come noto, ha riattivato i voli per Tel Aviv. Non solo, a partire dal 28 ottobre – scrive il portale aeroTELEGRAPH – riattiverà (per la prima volta dallo scoppio della guerra, nel 2023) il collegamento notturno. Partenza da Zurigo alle 22.45, atterraggio in Israele alle 3.35 del mattino. Per tutto novembre, sarà lo stesso vettore elvetico a garantire la rotta, mentre a dicembre subentrerà Helvetic. Perché? In via ufficiale, Swiss ha motivato così la mossa: «A causa della continua carenza di piloti, Swiss continua a utilizzare in modo mirato i partner di wet lease per mantenere in modo affidabile l'offerta di voli sulle rotte a corto raggio».
Tel Aviv, invero, è una rotta redditizia per Swiss. Al contempo, scrive sempre aeroTELEGRAPH, parliamo di una rotta particolarmente sensibile all'interno del Gruppo Lufthansa. Più volte, infatti, i voli sono stati annunciati e poi cancellati, per motivi di sicurezza, con scarso, scarsissimo preavviso. Una situazione che ha segnato, e non poco, il personale. Nel contratto collettivo di Swiss, ma anche in quello di Lufthansa, è contenuta una sorta di «clausola della paura» che consente agli equipaggi di rifiutare una determinata destinazione. Molti si sono avvalsi di questa opzione da quando è scoppiata la guerra. Un problema in più, in termini di pianificazione del personale. Secondo aeroTELEGRAPH, nel gennaio del 2024 e rimanendo all'equipaggio di cabina, un dipendente su due ha fatto ricorso alla clausola.
Swiss, a proposito di sicurezza, ha aggiunto: «Operiamo voli solo se li consideriamo sicuri. La sicurezza dei nostri passeggeri e degli equipaggi è sempre la nostra massima priorità. Abbiamo anche una clausola di cancellazione dei voli. Questa si applica ai nostri equipaggi sull'intera rete di rotte». E Helvetic? Il partner, al riguardo, si è limitato a dire: «Chiariamo diversi requisiti e criteri per ogni destinazione. Tuttavia, questo processo non è ancora stato finalizzato per Tel Aviv». Anche all'interno di Helvetic, in ogni caso, ci sarebbe resistenza. In un forum dedicato all'equipaggio, i dipendenti hanno parlato apertamente della «questione Tel Aviv»: «Beh, è piuttosto speciale che improvvisamente riceviamo la richiesta notturna da Swiss. Una coincidenza? Non credo. Semplicemente non vogliono più mandare il loro personale lì». Un altro utente ha scritto: «Non voglio assolutamente vedere Tel Aviv nel mio piano, sia che si tratti di un semplice turnaround o di uno scalo notturno. Altrimenti, dirò: non idoneo a volare». Un altro utente è stato ancora più netto: «Licenziami se necessario, ma non volerò mai a TLV». Il problema per Helvetic è che, a differenza di Swiss, non esiste né un contratto collettivo di lavoro né una clausola di recesso. Resta da vedere come la compagnia aerea si comporterà con i dipendenti recalcitranti. Inoltre, non è ancora chiaro come avverrà la rotazione nella pratica. L'equipaggio dovrà passare la notte a Tel Aviv o l'aereo tornerà direttamente a Zurigo dopo l'atterraggio? «Questo aspetto è ancora in fase di chiarimento» ha affermato Swiss.